Ai padroni europei serve un esercito proprio per tenere sottomesse le nazioni da sfruttare e tenere a bada le potenze imperialiste concorrenti. E in una fase di profitti calanti, produrre armi diventa un affare. Solo la guerra di classe, operai e classi subalterne contro i ricchi, può contrastare la guerra dei padroni
L’Italia ha dato il consenso a spendere il 5% del PIL in armamenti. Le critiche a questa decisione del governo spaziano dai pacifisti ai sostenitori dell’indipendenza nazionale. I primi vedono queste risorse dirottate verso investimenti “assurdi” in armi, invece di potenziare con gli stessi soldi i servizi essenziali che sono ai minimi storici: sanità, scuola, case, trasporti. I secondi criticano la sudditanza italica nei confronti dell’America. Quella di Trump, tra l’altro, ancora meno simpatica.
Entrambe le platee partono dal presupposto che la società attuale sia composta da cittadini uguali, per diritti e doveri, dove le decisioni dovrebbero essere prese in modo democratico. Implicita in questa visione è il presupposto che l’attuale società sia frutto di una scelta consapevole di tutti i cittadini, appunto. E che essa sia l’unico modo possibile per gli umani di vivere. Per costoro molti aspetti di questo assetto sono discutibili, ma con una direzione politica adeguata, queste problematiche possono essere risolte e migliorate.
Da questi critici non c’è il minimo accenno al fatto che l’attuale società è divisa in classi dove la condizione del privilegio è essere ricchi sfruttando il lavoro non pagato di quelli che tutto producono: gli operai. Tra i super ricchi e gli operai, ci sono certo una serie di posizioni intermedie. A quelli seduti in poltrona seguono quelli che hanno solo una sedia, da quelle più comode a scendere, fino ad arrivare a quelli seduti per terra.
Il sistema così costruito è direttamente funzionale alla minoranza dei super ricchi. Ceto medio e piccola borghesia rappresentano la loro base elettorale nel sistema democratico dei “cittadini”. Gli operai e i disoccupati non hanno nessun peso. Anzi se si allontanano dalla politica e non votano è addirittura meglio. Tutto lo Stato, i mezzi di informazione, gli intellettuali, tranne poche eccezioni, sono tutti impegnati affinché questo baraccone continui a funzionare senza intoppi.
È partendo da queste considerazioni che bisogna guardare al riarmo. Esso è per i ricchi una scelta obbligata in un periodo di crisi economica generale come questo. La vecchia arma della concorrenza tra padroni, che con mercati in espansione poteva tenere, con la crisi generale viene soppiantata dalla chiusura delle frontiere, dai dazi. Lo scontro commerciale non trova più soluzione con i prezzi competitivi delle proprie merci, ma si evolve sempre di più in scontro aperto, militare.
Le vecchie alleanze del periodo di espansione vanno in crisi e il riarmo diventa un passaggio obbligato. I padroni europei, e non solo quelli italiani, capiscono che il tempo dell’imperialismo occidentale a guida americana è in crisi. Quando gli americani bombardavano l’Iraq, l’Afghanistan e gli altri paesi da sbranare, gli europei davano il loro supporto ben sapendo che, per quanto la parte migliore della torta, materie prime da rubare e controllo dei mercati di sbocco delle loro merci, toccasse all’America, una parte della torta toccava di diritto anche a loro.
Oggi le cose sono cambiate. Ai vecchi squali dell’occidente stanno subentrando quelli guidati dalle borghesie arrembanti di ex paesi sottomessi e oggi, a loro volta, potenze economiche di primo livello.
L’America arranca e si chiude a difesa senza molte distinzioni tra vecchi amici e nuovi nemici. Trump, ma in modo sostanzialmente simile prima di lui Biden, cerca di salvare quello che ancora rimane della vecchia potenza economica dell’America guardando anche ai padroni europei come concorrenti nemici, che vanno messi in riga.
Per gli europei il riarmo diventa l’unica strada per non soccombere. Bisogna essere potenze militari per poter partecipare alla nuova spartizione imperialistica che si sta preparando.
D’altra parte, la produzione di armi, con la crisi sempre più pronunciata delle altre merci, apre la possibilità di continuare ad estorcere plusvalore sfruttando gli operai nella produzione di armi.
È un processo oggettivo del sistema capitalistico che tutte le buone intenzioni dei pacifisti di ogni tendenza non cambieranno.
Solo la messa in discussione radicale di questo sistema economico può cambiare questa realtà.
Solo eliminando il sistema dei padroni eliminiamo le cause profonde della guerra imperialista. Ma per farlo gli operai si devono organizzare in modo indipendente e a questa organizzazione potranno far riferimento le altre classi subalterne.
Per fermare la guerra dei padroni ci vuole la guerra tra le classi.
F. R.
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