dal Fattoquotidiano
Il ricorso ai voucher, emerge poi dalla nuova analisi Inps, è concentrato nel Nord del paese: il Nord-est con 127,7 milioni di voucher venduti incide per il 36,8%, il Nord-ovest con 102,6 milioni vale il 29,5% La regione nella quale si registra il maggior boom è la Lombardia, con 60,7 milioni di buoni lavoro venduti. Seguono il Veneto e l’Emilia-Romagna. La tipologia di attività per la quale è stato complessivamente acquistato il maggior numero di voucher è il commercio (16,8%), anche se la parte del leone la fanno le “altre attività” (36,7%), che comprendono “altri settori produttivi”, “attività specifiche d’impresa”, “maneggi e scuderie”, “consegna porta a porta”, altre attività residuali o non codificate: è il “riflesso della storia del lavoro accessorio, all’origine destinato ad ambiti oggettivi di impiego circoscritti”, scrivono gli analisti, “negli anni progressivamente ampliati, fino alla riforma contenuta nella legge n. 92 del 2012 (riforma del mercato del lavoro) che permette di fatto l’utilizzo di lavoro accessorio per qualsiasi tipologia di attività”.
Un’estensione che è andata di pari passo con l’aumento della vendita di voucher: da agosto 2008 (inizio della sperimentazione dei buoni per pagare gli addetti alle vendemmie) al 30 giugno 2016 ne sono stati venduti 347,2 milioni. Solo nei primi sei mesi del 2016, sottolinea l’Inps, si è registrato un aumento del 40% rispetto allo stesso periodo del 2015. Nel frattempo anche i luoghi di distribuzione si sono moltiplicati: inizialmente erano “acquistabili presso le sedi Inps ovvero tramite la procedura telematica, successivamente ampliatasi grazie alle convenzioni stipulate con l’associazione dei tabaccai prima e con le Banche Popolari poi”, in seguito è arrivato il via libera alla “possibilità di acquistare voucher direttamente presso tutti gli uffici postali“. Attualmente “l’acquisto dei voucher presso i tabaccai è di gran lunga prevalente”.
Nel frattempo l’età media dei lavoratori a voucher è andata sempre decrescendo, così come il differenziale di età tra i sessi. La percentuale di donne è progressivamente aumentata ed è attualmente superiore al 50%. La quota di lavoratori di cittadinanza extracomunitaria nel 2015 è stata pari all’8,6%: non ci sono differenze significative nel numero medio di voucher riscossi rispetto ai cittadini italiani.
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