Letto e distribuito oggi alla commemorazione del 25 Aprile alla CAM, ex INNSE, ex INNOCENTI di Milano Lambrate
25 aprile 1945 – 25 aprile 2025 gli operai della INNSE non dimenticano!
Sembra paradossale che alla vigilia del 80esimo anniversario della caduta del regime fascista ci si trovi in un momento storico dove rigurgiti oppressivi dettati dall’introduzione di nuove leggi limitano la libertà di opinione, la libertà di protesta. Queste limitazioni vengono messe in atto con lo stesso scopo del passato da politici che hanno la stessa comunanza del ventennio. Il fascismo non muore mai, è l’arma di riserva per i padroni e i loro governi per conservare il potere.
COME INIZIÒ LA LOTTA PARTIGIANA ALLA INNOCENTI
Forse dovremo ancora raccontare quello che tutti gli operai e operaie della Innocenti dovettero subire in quegli anni di guerra, magari soffermandoci con attenzione al racconto di Adamo Sordini operaio della Innocenti dove con lucidità fa rivivere le vicende che portarono all’arresto di un gruppo di operai della fabbrica e la successiva deportazione nei campi di lavoro in Germania. Tratta dal libro “Oltre il ponte” la testimonianza è toccante e significativa nei suoi contenuti.
Il 1 marzo alle ore 10 tutte le grandi fabbriche del nord Italia si fermano, migliaia e migliaia di operai e operaie scendono in sciopero. “Alla Innocenti decidemmo di recarci in direzione per riscuotere le retribuzioni concordate precedentemente e alla risposta del capo della manodopera che i soldi erano finiti, tutti gli operai uscirono dalla fabbrica. Durante i giorni dello sciopero tenemmo i contatti con la direzione per capire se ci potevano essere eventuali reazioni dei fascisti, ma il direttore ci rassicurò dicendo di non preoccuparci. Invece il 10 marzo di mattina entrarono nello stabilimento le SS sparando all’impazzata cercando di impaurirci. Dapprima ci spaventiamo visto il grande numero di donne presenti ma poi reagiamo fortemente restando al nostro posto”. Del direttore e dei dirigenti nessuna notizia. “Alle 5 del pomeriggio siamo pronti per uscire ma le uscite sono tutte bloccate. Ci radunano tutti nel cortile e chiamandoci per nome ci intimano di andare su in direzione ma nessuno risponde. Poi qualcuno comincia a dire che forse non c’è nulla da temere vogliono solo dei chiarimenti sui fermi di produzione, così io, Arrisari e altri operai siamo saliti in direzione ma lì ci aspettavano i nazifasciti per arrestarci e portarci in carcere a San Vittore”. Con la silenziosa complicità della direzione, rea di non aver fermato i nazifascisti, la rappresaglia era terminata.
Essi furono portati la sera del 10 marzo a San Vittore, poi dopo 5 giorni trasferiti a Bergamo e il 17 marzo insieme a diverse centinaia di operai furono caricati sui treni e deportati nei campi di lavoro in Germania.
IL NOME E COGNOME DEGLI OPERAI DELLA INNOCENTI DEPORTATI
Giacomo BANFI anni 29 attrezzista (morto a Mauthausen il 18.5.1945)
Luigi COLOMBO anni 50 tornitore (morto a Mauthausen l’ 11.4.1945)
Agostino CORNO anni 48 fonditore (morto a Gusen il 23.12.1944)
Vincenzo DE SILVESTRI anni 42 montatore (morto a Wien/ Hinter. il 28.3.1945)
Giovanni DOLFI anni 31 addetto minuteria (morto a Mauthausen il 24.3.1945)
Agostino MANTICA anni 31 fonditore (morto a Linz il 2.8.1944)
Luigi MARZAGALLI anni 45 saldatore (morto a Mauthausen il 22.4.1945)
Giovanni POLONI anni 50 addetto minuteria (morto in data e luogo ignoti)
Alfredo POZZI anni 34 addetto minuteria (morto a Hartheim il 22.8.1944)
Battista PREVITALI anni 29 addetto minuteria (morto a Gusen il 20.8.1944)
Luigi RADICE anni 36 manutentore (morto a Mauthausen il 31.3.1945)
Dante VILLA anni 22 fonditore (morto a Mauthausen il 22.4.1945)
Giuseppe ARRISARI anni 37 morì pochi giorni dopo il suo ritorno a casa
Giacomo COSTA anni 34 ritornò dai campi di concentramento
Adamo SORDINI anni 33 ritornò dai campi di concentramento.
Nel loro nome e nelle loro azioni c’è l’importanza di tenere viva la memoria storica dei fatti dando un grande riconoscimento a questi operai che con le loro azioni crearono i presupposti per la caduta del governo fascista. Azioni importanti, al grido “si mangia tutti o non mangia nessuno” organizzarono gli scioperi di dicembre del ‘43 contro i 700 licenziamenti decretati dalla direzione INNOCENTI e dalla commissione nazifascista, furono promotori in piena clandestinità dei volantinaggi notturni anche a fronte del coprifuoco indetto dalle autorità fasciste, dunque senza remore, senza indugi hanno sancito la lotta contro chi si appropriava della loro esistenza, sotto forma di mancanza di cibo, lavori usuranti, orari fuori controllo e salario insufficiente consolidando una forma di collettività pronta a determinare un cambiamento epocale nel rapporto tra operai e padroni. Da allora pur in presenza della farsa della concertazione e di un inconcludente riformismo la sostanza della condizione di noi operai non è sostanzialmente cambiata ed oggi si vuol anche restringere la possibilità di lottare per migliorarla.
IL RICORDO DI DARIO COMOTTI, IL SUO POSTO NELLA TRADIZIONE DELLA LOTTA PARTIGIANA ALLA INNOCENTI-INNSE.
Eppure in tutti questi anni dal ‘45 ad oggi questa tradizione di operai combattivi, operai che non si sono fatti soggiogare dalle promesse dei padroni, alla INNOCENTI prima e alla INNSE dopo, è rimasta viva ed in questo solco che inseriamo nei nostri più vivi ricordi Dario Comotti. Una vita da operaio in fabbrica, tra pezzi di ferro e i giganteschi torni, si faceva notare per la sua grande capacità oratoria nel costruire posizioni d’avanguardia nella strenua difesa di tutti gli operai. Per quasi quarant’anni delegato FIOM alla INNSE è stato sempre in prima fila in tutte le battaglie contro il padrone. Mai domo, lo ricordiamo come un caposaldo negli scioperi e nelle azioni di solidarietà per i più deboli, qualità costruite da una grande cultura, nella quale si distingueva affermando che il marxismo era il solo elemento catalizzatore per un nuovo inizio. Con la sua potente voce gestiva fra gli operai ogni discussione sulle azioni da intraprendere e nello stesso tempo era un avvertimento lanciato al padrone. Da queste posizioni il padrone più di una volta tentò, privandolo del salario, con mesi e mesi di cassa integrazione e licenziamenti, di farlo desistere, senza però riuscirci. Nel primo anniversario della sua scomparsa lo vogliamo ricordare insieme agli altri, come un operaio che ha dato continuità alla lotta partigiana, iniziata in questi reparti nel lontano ‘43 e non ancora finita. Dopo ottant’anni le condizioni degli operai sono ancora subalterne al profitto dei padroni, intanto la libertà di lottare seriamente per i nostri diritti è sempre più minacciata.
Operai della INNSE
25 Aprile 2025
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