IL MANIFESTO POLITICO DELLA RIVOLUZIONE IRANIANA

La rivoluzione iraniana ha cambiato modi e ritmo ancora una volta. La novità è un manifesto unitario di tutte le forze in campo contro il regime assassino.
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La rivoluzione iraniana ha cambiato modi e ritmo ancora una volta. La novità è un manifesto unitario di tutte le forze in campo contro il regime assassino.


 

A metà gennaio sembrava che il movimento di donne e studenti avesse superato i duri colpi della repressione (ricordiamo: 2 esecuzioni, più di 500 manifestanti assassinati, quasi 20.000 arresti) e stesse rinnovando l’iniziativa nella lotta di strada e nella concentrazione delle forze operaie verso uno sciopero nazionale.
Ma nel mese di febbraio i blocchi stradali serali con fuochi organizzati dai giovani, le grida notturne nei quartieri a maledire Khamenei, le manifestazioni di donne nelle strade, si sono momentaneamente rarefatti, quasi a scomparire. E la mobilitazione operaia del settore petrolifero, fiaccata dagli arresti tra i promotori dei precedenti scioperi, non è riuscita ad agganciare situazioni di malcontento e protesta in altri settori industriali per arrivare allo sciopero nazionale.
Solo i musulmani sunniti, minoranza del Beluchistan, continuano gli scontri con la polizia ogni venerdi dopo la preghiera alla moschea di Zahedan, città nella quale hanno avuto 90 manifestanti uccisi.
Il tutto in una situazione di dura crisi economica, inflazione al 52% nel mese di gennaio, che sta costringendo letteralmente alla fame settori di classe operaia ma anche di ceti medi nelle città.

La rivoluzione ha dovuto fare un passo indietro.
Ma, malgrado le apparenze, la rivoluzione non è finita. Da quarant’anni continua la resistenza al regime teocratico. La rivoluzione sta cercando nuovi percorsi e forme organizzative.
Innanzitutto 20 gruppi studenteschi, femminili, sociali, sindacali, tra i quali il Consiglio organizzatore delle proteste dei lavoratori a contratto petrolifero (d’ora in avanti “lavoratori petrolifero”) che abbiamo imparato a conoscere, si sono incontrati, confrontati sui temi della lotta cui partecipano, stabilito una piattaforma comune per coordinarsi. La sera del 4 febbraio hanno pubblicato il manifesto che rappresenta la piattaforma (vedi documento sotto): analizza la situazione e indica in dodici punti gli obiettivi politici minimi della lotta.
Il manifesto nel programma e nel tipo di sottoscrittori riflette lo stato della rivoluzione iraniana: i ceti medio-piccolo borghesi delle città, radicalizzati in reazione alla brutalità del governo e alla crisi economica che li attanaglia sempre più da vicino, sono stati sino ad ora alla guida mentre i lavoratori, divisi in lotte sindacali di settore e mancanti soprattutto di una organizzazione politica indipendente non sono ancora in grado di formulare una proposta complessiva di classe che vada oltre forme democratiche borghesi.
Ciò nonostante i loro rappresentanti partecipando alla stesura del manifesto contribuiscono alla definizione di un progetto democratico unitario per tutte le forze sociali che hanno un motivo di opposizione al regime. E’ un modo per dare ossigeno alla rivoluzione, in quella situazione di lotta quotidiana contro la miseria, sotto il tallone del terrorismo di stato. A parer mio permette agli operai di rafforzarsi nella lotta sindacale e contro la repressione, imbastire legami politici tra i vari spezzoni di classe unificandone l’azione e di intervenire in modo determinante nel dibattito politico e nello scontro.
Il manifesto è stato subito preso a riferimento e pubblicizzato da altre associazioni che non risultano tra i sottoscrittori iniziali. Le organizzazioni storiche della resistenza come i Mujaheddin del Popolo e il partito comunista Tudeh invece al momento pare non abbiano preso posizione.

Il manifesto è arrivato al momento giusto e parla chiaro in una situazione che ribolle. Per sommi capi: miseria crescente, famiglie che contano sulla mensa scolastica per dar da mangiare ai figli; pensionati in agitazione in tutto il paese contro il governo che non ha mantenuto la promessa di aumentare le pensioni del 20% data la forte inflazione. Operai in sciopero, che non ricevono lo stipendio da mesi.
Infine, il caso di studentesse intossicate in massa con gas nelle scuole: più di mille hanno dovuto ricorrere a cure in ospedale e una è morta. Pare si tratti di gruppi integralisti, con legami in ambienti governativi, che spargono gas nelle scuole femminili per punire le manifestanti contro l’hijab: i genitori infuriati manifestano perché il governo non dispone un’inchiesta, in compenso vengono mazziati dagli sbirri in strada.
Il tutto in un quadro di tremenda oppressione basata sulla delazione di cui i Basiji sono maestri, arresti o rapimenti di attivisti, pugno di ferro contro le minoranze nazionali.
Così i punti del manifesto potrebbero essere stimolo per la ripresa di massa della rivoluzione che si trova in una situazione potenzialmente pronta a fare due passi avanti.
M. B.


MANIFESTO UNITARIO

Popolo nobile e libero dell’Iran !
Nel 44° anniversario della Rivoluzione del ’79, la struttura economica, politica e sociale del Paese è precipitata in un tale vortice di crisi e disgregazione che non si può immaginare una prospettiva chiara e realizzabile che possa rappresentarne un punto di arrivo all’interno della sovrastruttura politica esistente. È anche per questo che il popolo oppresso dell’Iran – donne e giovani che vogliono libertà e uguaglianza – hanno trasformato le strade delle città di tutto il Paese nel centro di una lotta storica e decisiva per porre fine alle condizioni disumane esistenti e, da cinque mesi, nonostante la sanguinosa repressione del governo, non si sono riposati per un attimo.
La bandiera delle proteste fondamentali sollevata oggi da donne, studenti universitari e delle scuole medie e superiori, insegnanti, lavoratrici e lavoratori, da chi lotta per la giustizia, da artisti, persone queer, scrittori e dal popolo oppresso dell’Iran in generale in tutto il paese, dal Kurdistan al Sistan e al Baluchistan, che ha attirato il sostegno internazionale, è una protesta contro la misoginia e la discriminazione di genere, l’infinita insicurezza economica, la schiavitù del lavoro, la povertà e la miseria e l’oppressione di classe, l’oppressione nazionale e religiosa, ed è una rivoluzione contro ogni forma di tirannia religiosa e non, che è stata imposta a noi, il popolo iraniano, nel corso di un secolo.
Queste inquietanti proteste nascono dal contesto di grandi e moderni movimenti sociali e dall’ascesa di una generazione invincibile, determinata a porre fine alla storia di cento anni di arretratezza e di emarginazione dell’ideale di una società moderna, prospera e libera in Iran.

Dopo le due grandi rivoluzioni della storia contemporanea dell’Iran, ora i principali movimenti sociali – il movimento operaio, il movimento degli insegnanti e dei pensionati, il movimento per l’uguaglianza delle donne, il movimento degli studenti e dei giovani, il movimento contro la pena di morte, etc, in dimensioni di massa e dal basso, sono nella posizione di efficacia storica per plasmare la struttura politica, economica e sociale del Paese.

Pertanto, questo movimento mira a porre fine per sempre alla formazione di qualsiasi potere dall’alto e ad essere l’inizio di una rivoluzione sociale, moderna e umana per liberare le persone da ogni forma di oppressione, discriminazione, sfruttamento, tirannia e dittatura.
Noi, le organizzazioni e le istituzioni sindacali e civiche che hanno firmato questa carta, concentrandoci sull’unità e l’interconnessione dei movimenti e delle rivendicazioni sociali e concentrandoci sulla lotta per porre fine alla situazione disumana e distruttiva esistente, riteniamo che puntare alla realizzazione delle seguenti rivendicazioni minime, come primi obiettivi e risultato delle proteste fondamentali del popolo iraniano, sia l’unico modo per costruire una società nuova, moderna e umana nel paese e chiediamo a tutte le persone nobili che hanno nel cuore la libertà, l’uguaglianza e la liberazione, di alzare la bandiera di queste rivendicazioni minime, dalle fabbriche, dalle università e scuole e quartieri, dagli spalti dell’arena internazionale, sul picco delle Libertà.

1. La liberazione immediata e incondizionata di tutti i prigionieri politici, il divieto di criminalizzazione delle attività politiche, sindacali e civili e il pubblico processo dei responsabili della repressione delle proteste popolari.
2. Libertà illimitata di opinione, espressione e pensiero, stampa, partecipazione politica, libera attività di sindacati locali e nazionali e di organizzazioni popolari, di raduni, scioperi, cortei, nell’accesso ai social network e ai media audiovisivi.
3. Annullamento immediato dell’emissione e dell’esecuzione di qualsiasi tipo di pena di morte, esecuzione, punizione e divieto di qualsiasi tipo di tortura mentale e fisica.
4. Riconoscimento, subito, della piena uguaglianza dei diritti delle donne con gli uomini in tutti i campi politici, economici, sociali, culturali e familiari, abolizione incondizionata di leggi e forme discriminatorie contro le relazioni e tendenze sessuali e di genere, riconoscimento della società arcobaleno di “LGBTQIA +”. Depenalizzazione di tutte le relazioni e tendenze di genere e adesione incondizionata a tutti i diritti delle donne sul proprio corpo e sul proprio destino e prevenzione del controllo patriarcale.
5. La religione è una questione privata degli individui e non dovrebbe essere coinvolta nei destini e nelle leggi politiche, economiche, sociali e culturali del paese.
6. Garantire la sicurezza sul lavoro, la sicurezza del posto di lavoro e l’aumento immediato delle retribuzioni dei lavoratori, degli insegnanti, degli impiegati e di tutti i lavoratori attivi e pensionati con la presenza, il coinvolgimento e il consenso dei rappresentanti eletti delle loro organizzazioni indipendenti e nazionali.
7. Abolire le leggi e qualsiasi atteggiamento basato sulla discriminazione e l’oppressione nazionale e religiosa e creare adeguate infrastrutture di supporto e un’equa e giusta distribuzione delle strutture governative per la crescita della cultura e dell’arte in tutte le regioni del paese, e fornire le necessarie ed eque strutture per l’apprendimento e l’insegnamento di tutte le lingue comuni nella società.
8. L’abolizione degli organi di repressione, la limitazione dei poteri del governo e il coinvolgimento diretto e permanente del popolo nell’amministrazione degli affari del Paese attraverso i consigli locali e nazionali. Il licenziamento di qualsiasi funzionario governativo e non governativo da parte degli elettori in qualsiasi momento dovrebbe rientrare tra i diritti fondamentali degli elettori.
9. Confisca della proprietà di tutte le persone fisiche e giuridiche e delle istituzioni governative, semigovernative e private che hanno sottratto la proprietà e la ricchezza sociale del popolo iraniano mediante saccheggio diretto o rendita governativa. La ricchezza ottenuta da queste confische dovrebbe essere urgentemente spesa per l’ammodernamento e la ricostruzione dell’istruzione, dei fondi pensione, dell’ambiente e per i bisogni delle regioni e delle sezioni del popolo iraniano che sono state emarginate ed hanno avuto meno possibilità economiche e lavorative durante i due regimi della Repubblica Islamica e della monarchia.
10. Porre fine alla distruzione ambientale, attuare politiche fondamentali per ripristinare l’infrastruttura ambientale che è stata distrutta negli ultimi cento anni e nazionalizzare quelle parti della natura (come pascoli, spiagge, foreste e colline pedemontane) il cui godimento, sotto forma di privatizzazione del diritto pubblico, è stato negato al popolo.
11. Il divieto del lavoro minorile e la garanzia di vita e istruzione ai minori, indipendentemente dal loro stato economico, sociale e di famiglia. Creare assistenza pubblica attraverso l’assicurazione contro la disoccupazione e una solida sicurezza sociale per tutte le persone maggiorenni pronte o inabili al lavoro. Istruzione e assistenza sanitaria gratuita per tutte le persone.
12. Normalizzazione delle relazioni estere ai massimi livelli con tutti i paesi del mondo sulla base di relazioni eque e rispetto reciproco, vietando l’acquisizione di armi nucleari e lottando per la pace mondiale.

Dal nostro punto di vista, le rivendicazioni minime di cui sopra, possono essere realizzate e implementate immediatamente, considerando l’esistenza di ricchezze sotterranee potenziali ed effettive nel Paese e l’esistenza di un popolo consapevole e capace e di una generazione di giovani che hanno molta motivazione per godere una vita felice, libera e prospera.

Le rivendicazioni sollevate in questa carta comprendono gli assi generali delle rivendicazioni dei nostri firmatari e ovviamente nella continuazione della nostra lotta e solidarietà, le affronteremo in modo più dettagliato.


Consiglio di coordinamento delle organizzazioni sindacali dei coltivatori iraniani
Unione libera dei lavoratori iraniani
Unione delle organizzazioni studentesche degli studenti uniti
Centro per i difensori dei diritti umani
Sindacato dei lavoratori della Nishkar Heft Tepe Company
Sindacato dei lavoratori della Canna da Zucchero di Haft Tappeh
Consiglio per l’organizzazione delle proteste dei lavoratori a contratto petrolifero
Casa della Cultura dell’Iran (Khafa)
Il risveglio
Il richiamo delle donne iraniane
La voce indipendente dei lavoratori dell’Ahvaz National Steel Group
Centro per i difensori dei diritti dei lavoratori
Unione dei lavoratori elettrici e metallurgici di Kermanshah
Comitato di coordinamento per aiutare a costruire organizzazioni sindacali
Unione dei pensionati
Consiglio dei pensionati dell’Iran
Organizzazione di studenti progressisti
Consiglio degli studenti di libero pensiero dell’Iran
Sindacato dei pittori della provincia di Alborz
Comitato per seguire la creazione di organizzazioni sindacali in Iran
Consiglio dei pensionati dell’organizzazione della sicurezza sociale (BASTA)


 

Stando a ”lavoratori petrolifero”, il manifesto ha incontrato l’attenzione di molti altri gruppi e commenta: “Le istituzioni e le organizzazioni i cui nomi sono elencati di seguito desiderano che l’intera società si unisca alle richieste sollevate in questa carta e hanno dichiarato che qualsiasi azione politica nel paese con particolare attenzione a questa carta ha legittimità politica e accettabilità. Hanno anche chiesto ai loro rappresentanti politici e sindacali a tutti i livelli politici di rispettare queste richieste minime e di farne la massima priorità per le azioni future.

Organizzazione del sindacato dei medici
Unione giovanile dei quartieri iraniani (Ajma)
Comitato Nazionale degli Studenti del Kurdistan
Organizzazione degli studenti rivoluzionari di Teheran
Un gruppo di studenti attivisti dell’Università Tarbiat Modares
Associazione dell’Università di Tecnologia di Isfahan
Organizzazione studentesca amante della libertà dell’Università Kharazmi
Un gruppo di attiviste e studentesse della Sanandaj Girls Technical University
Un gruppo di attivisti e studenti dell’Università Yazdan Panah del Kurdistan
Un gruppo di attivisti e studenti dell’Università del Kurdistan
Un gruppo di attivisti della Jundishapur University
Gruppo di ragazze Aftab di Urmia
Gruppo rivoluzionario di donne e giovani di Tehransar
Studenti dell’Università Noshirvani di Babol
Un gruppo di attivisti e studenti della Beheshti University
Istituzione del sindacato studentesco della provincia di Teheran
Istituzione del movimento studentesco dell’Università Shahr Quds
Organizzazione dei cercatori di libertà, Università del nord di Teheran
Giovani in cerca di libertà, Kohgiluyeh e Boyerahmad
Organizzazione delle donne del Kurdistan contro la discriminazione di genere


CRONACA MINIMA:

manifestazioni di pensionati in tutto il paese. Sono in maggioranza ex-impiegati pubblici, tra i quali anche ex-militari. Le rivendicazioni in linea di massima:
-Attuazione della proporzionalizzazione (tipo scala mobile) del 25% nel 1400 (2022)
-Attuazione della proporzionalizzazione nel 1401(2023)
-Pagamento delle ferie
-Attuazione dell’articolo 89 della previdenza sociale e della gratuità delle cure

in un paese che galleggia su gas e petrolio:
-in molte zone manca il gas per il riscaldamento delle case
-i sopravvissuti al terremoto nella zona di Khoi non ricevono aiuti per proteggersi dal gelo, anzi la polizia usa gli idranti per disperdere le proteste
-il quotidiano Hamemehan ha scritto che il 16% dei bambini in Iran è malnutrito
-i Pasdaran nella città di Chabahar si sono ripresi un terreno sul quale era sorta una baraccopoli. Per sgomberare gli abitanti hanno usato fucili e bulldozer. Mentre il governo si tiene buone le forze armate, promette loro la costruzione di 500.000 nuove unità abitative
-migliaia di tonnellate di merci di prima necessità, sbarcate tra ottobre e dicembre, sono ferme sulle banchine dei porti meridionali; inoltre sono in rada 7 navi con un carico stimato di 434mila tons di grano e un nave con 42mila tons di olio di soia : le merci non vengono presentate in dogana per l’inoltro a destino; si dice che la repubblica non sia in grado di pagare (ma sembra che i soldi ci siano per acquistare aerei S-400 dalla Russia)

agitazioni per motivi sindacali durante i quali la protesta prende toni antigovernativi:
-Kuzhestan dipendenti comunali che non ricevono lo stipendio
-i lavoratori licenziati di Shirin Asal (alimentari) manifestano davanti al dipartimento del lavoro
-sono stati arrestati alcuni lavoratori della Northern Cement Factory che avevano partecipato alle manifestazioni di protesta
-sciopero alla Fermand Chocolate Company di Karaj contro i bassi salari
-quattro giorni di sciopero alla Bandar Imam Petrochemical contro la discriminazione retributiva in atto fra le varie sedi dell’azienda
-sciopero del personale all’Imam Ahvaz Hospital per scarsità di trasporti per i pendolari
-manifestazione di protesta dei bidelli a Teheran
-sciopero dei lavoratori dell’acquedotto di Meshginshahr che non ricevono lo stipendio da nove mesi
-agitazioni di agricoltori nella regione di Isfahan perchè non ricevono acqua per le colture; sono stati bloccati dalla polizia mentre erano diretti a Teheran con i trattori
-sciopero alla Foulad Kavian, materie prime per siderurgia
-sciopero per tre giorni dei lavoratori tessili di Borujerd per mancato pagamento degli arretrati e il taglio di assicurazioni e benefici. Sembra che alcuni lavoratori siano stati arrestati
-sciopero dei minatori delle miniere di rame nella provincia di Kerman, per salario non pagato e mancanza di assicurazione per incidenti sul lavoro
-sciopero nei cantieri navali di Bandar Abbas per mancato pagamento dei salari
-sciopero dei minatori della miniera di cromo della regione di Abdasht Soghan per i bassi salari
-sciopero al cementificio Siman Khash per il mancato pagamento degli stipendi
-sciopero alla compagnia Yazd, piombo e zinco, per sei mesi di paghe arretrate,
-tentativo di sciopero nella raffineria South Pars bloccato da polizia e sicurezza interna
-manifestazione di disabili a Mashad per la mancanza di sostegno da parte dell’autorità pubblica
-protesta lavoratori petrolchimici di Masjid Suleiman che non ricevono stipendio da sei mesi: la sicurezza interna li ha buttati fuori
-sciopero dei camionisti a Noor City
-sciopero degli operai della centrale elettrica di Sablan Ardabil per tre mesi di salario arretrato

Arresti e licenziamenti tra professori delle superiori e universitari che hanno sostenuto le manifestazioni studentesche

il principe Reza Pahlavi, figlio dello Shah preso a calci a suo tempo da Khomeini, sente odore di rientro in Iran e si è attivato per trovare fondi e amici presso i governi occidentali: mette in piedi comparsate con politici europei, ai quali probabilmente promette buoni affari, e con esuli iraniani benestanti che hanno interesse a ritornare a riprendersi le proprietà lasciate dai loro parenti.
Da vedere quanto è lunga la memoria del popolo iraniano: la savak, la polizia segreta ai tempi dello Shah, non era più delicata della polizia degli ayatollah oggi.

Perle dai mullah:
-Kazem Sediqi, imam di Teheran e segretario del quartier generale del comando per il bene e proibizione del male (!!), ha definito la “guerra economica del nemico la causa dei problemi economici delle persone e ha detto: “versa lacrime in privato e risolvi i problemi del Paese con la preghiera . La preghiera è più efficace di un esercito”. (Lo dice lui che ha dalla sua un esercito che gli difende la pagnotta..ndr)
-Ebrahim Hamidi, magistrato, si dice preoccupato per l’arrivo dell’estate: se le donne si sono tolte l’hijab in autuno, cosa faranno in estate ?!
-con nobiltà d’animo il direttore dell’ospedale veterinario centrale si è profondamente scusato con il pubblico perchè non sono riusciti a salvare il cucciolo di ghepardo iraniano che avevano in cura per un blocco renale (nessuno invece si aspetta scuse per i più di 500 manifestanti massacrati, ne tanto meno di veder processati i loro assassini..ndr)

Prigioni:
-il rilascio di manifestanti detenuti, promesso da Khamenei in occasione dell’anniversario della rivoluzione khomeinista, si è risolto in realtà in una crudele sparata propagandistica ad uso e consumo dei media occidentali che per un paio di giorni ai primi di febbraio ci hanno ricamanto sopra considerando la notizia come un “segnale” di ammorbidimento del regime. Nei social iraniani la notizia non è stata minimamente considerata. Infatti sono stati rilasciati solo alcuni personaggi più o meno famosi, dietro ricca cauzione.
-Hassan Obayat, prigioniero politico, arrestato nel dicembre 2010, sottoposto per mesi a dure torture, è stato giustiziato nel carcere di Sepidar ad Ahvaz.
-manifestazioni di famigliari di condannati a morte, di fronte ai tribunali
-da gennaio sono state eseguite 94 condanne a morte per crimini comuni; colpite in proporzione le minoranze curde e baluci

Le impiccagioni dei “politici” vengono eseguite di solito al sabato all’alba per permettere loro di pregare il venerdi…
Un sabato mattina è apparsa una scritta sul muro di una prigione:
“Un’altra notte ansiosa in cui abbiamo paura dell’alba”

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