LA CHIUSURA STRISCIANTE DI UNO STABILIMENTO

Lo stabilimento di Stellantis assegnato alla PMC Automotive di MELFI si sta svuotando di operai e di questo passo sarà sicuramente destinato alla chiusura.

Lo stabilimento di Stellantis assegnato alla PMC Automotive di MELFI si sta svuotando di operai e di questo passo sarà sicuramente destinato alla chiusura.

Gli operai in forza presso lo stabilimento ex Itca, di proprietà Stellantis e condotto adesso dalla Pmc Automotive fino a qualche tempo erano oltre 150.
Nello stabilimento oltre gli operai ex Itca, nel corso degli anni sono stati spostati operai provenienti dallo stabilimento centrale di Stellantis e da altre fabbriche dell’indotto di San Nicola di Melfi. Oltre questi operai erano presenti una ventina di operai staff leasing legati ad una agenzia interinale. Negli anni, altri operai interinali sono entrati in fabbrica e sono usciti.
Nel mese di aprile durante delle assemblee partecipate e accese è stato deciso all’unanimità di iniziare a scioperare perché venne fuori che altre aziende dell’indotto avevano preso delle lavorazioni per le nuove auto, mentre per gli operai in forza presso lo stabilimento di proprietà Stellantis, affidato alla Pmc Automotive di Melfi non c’erano assegnazioni di nuove lavorazioni.
L’obbiettivo iniziale dello sciopero, messo al centro della rivendicazione, era di ottenere la continuità lavorativa per tutti i lavoratori e il mantenimento dei livelli occupazionali. Senza aver ottenuto praticamente nulla, per ragioni legate alle necessità di rifornimento dei pezzi allo stabilimento centrale di Stellantis, lo sciopero è stato sospeso da chi l’aveva proclamato. In verità gli operai furono invitati a rientrare nello stabilimento e prevalsero le ragioni del padrone.
Pochi giorni dopo furono annunciati i primi 50 esuberi di operai che sarebbero dovuti andare a casa con un po’ di soldi. Si trattava di un accordo fra azienda e i sindacati Fim, Uilm, Fismic e la Rsu di stabilimento. Nell’accordo non era menzionato l’esubero degli operai Staff Leasing, tant’è che durante una assemblea collettiva, che raggruppava tutti e tre i turni di lavoro, agli operai presenti davanti ai cancelli della fabbrica fu letto l’accordo (ovviamente già firmato in Confindustria e non una ipotesi d’accordo) e non fu detto nulla su quello che riguardava il futuro degli operai Staff Leasing.
Davanti ai cancelli della fabbrica dopo aver letto l’accordo fu detto agli operai che le uscite sarebbero state volontarie, che i lavoratori in Staff Leasing erano parte integrante di tutta la forza lavoro nello stabilimento e che avrebbero continuato tranquillamente a lavorare.
Pochi giorni dopo iniziò a venire fuori che in linea con l’accordo firmato ad aprile anche gli operai in Staff Leasing sarebbero dovuti andare via, con una ipotetica promessa di ricollocamento da qualche parte. In fabbrica gli operai iniziarono a chiedere spiegazioni a chi aveva firmato quell’accordo, la risposta dei sindacalisti di Fim, Uil e Fismic non fu altro che quella di scaricare le responsabilità l’uno sull’altro.
Di fronte all’insicurezza di perdere il posto di lavoro e in assenza di risposte concrete su una reale continuità lavorativa una quarantina di operai decisero di accettare l’incentivo all’esodo, gli operai in Staff Leasing iniziarono a comprendere che restare nello stabilimento era solo una flebile speranza.
L’accordo firmato da Fim, Uilm e Fismic di aprile prevedeva 50 uscite volontarie. Nella prima fase una ventina di operai si sono fatti avanti poi si è arrivati a una quarantina. Poichè se ne erano raggiunte solo una quarantina il sindacato è ritornato in assemblea ha difeso gli accordi firmati, continua a dire che le cose meglio di così per il momento non possono andare e bisogna accettare le cose per quelle che sono.
Il 7 luglio è prevista una nuova riunione in Confindustria nella quale sarà riportato il monitoraggio della situazione, probabilmente si arriverà ai 50 esuberi di operai richiesti dalla Pmc Automotive, che insieme ai 19 operai Staff Leasing andranno a casa. Degli operai Staff Leasing ne rimarrà probabilmente uno solo perché è così che il padrone vuole.
Nello stabilimento alla fine dei conti e per il momento forse non resteranno neanche 100 operai, ed è più che probabile che lo stabilimento nel prossimo futuro continuerà a svuotarsi di lavorazioni e operai.
Questa operazione fatta sulla pelle degli operai secondo il sindacato è un modo con il quale in prospettiva potrebbe esserci una ripresa dell’azienda, ovviamente non si capisce quale ripresa potrebbe esserci considerato ci si trova di fronte ad una assenza di commesse da parte di Stellantis e di nuove lavorazioni.
Stellantis pochi giorni fa ha annunciato un altro anno di CDS nello stabilimento centrale. Mentre alla PMC Automotive in mancanza di nessuna prospettiva di continuità lavorativa il sindacato ha accettato altri 4 mesi di CDS senza mobilitare i lavoratori che seguono a ruota il proprio sindacato di riferimento.
Per gli operai dipendenti della PMC fra qualche mese rimarrà solo l’assemblaggio di alcuni pezzi della Alfa Romeo Tonale (rispetto a questa produzione i numeri delle vendite di questa auto stanno calando), il numero degli operai che serviranno per la lavorazione dei soli pezzi della Tonale caleranno ancora di più. Questo è lo scenario. Ognuno con un po’ di buon senso si chiederebbe: può rimanere una fabbrica aperta con pochissimi operai, con la produzione di pochissimi pezzi e peraltro sempre meno richiesti?
In molti iniziano a comprendere la situazione e molti sono gli operai che iniziano a dubitare del sindacato. L’unica possibilità adesso per fare dei passi avanti e non nella direzione di andare a casa è organizzarsi diversamente e fra operai. Se non ora quando? Quando saremo tutti a casa?
D. A.

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