150mila manifestanti, non sarà semplice schedarli tutti e sarà impossibile fermarli. Le ragioni della protesta sono così radicate che nessuna legge votata in parlamento potrà seppellirle.
Caro Operai Contro, quando uno spezzone del corteo del 31 maggio a Roma, contro il decreto sicurezza, ha cambiato strada puntando sul ministero dell’Economia, la Polizia è intervenuta identificando 10 manifestanti in via 20 Settembre. Controlli e identificazioni anche per una trentina di studenti di istituti superiori, insieme ad altri “trovati in possesso di fumogeni e indumenti di colore scuro”, sono stati monitorati durante il percorso. Il corteo scandiva propositi e parole d’ordine, con l’obbiettivo di “smontare” il decreto sicurezza, ribattezzato “decreto paura”, per ora solo una minoranza dei 150 mila manifestanti di sabato 31 maggio, puntava al ministero dell’Economia.
Scaraventati al governo dall’alto astensionismo delle elezioni politiche, Meloni &C, brandendo il “primato” come fosse il consenso della maggioranza degli elettori, da subito si sono accaniti con una politica antipopolare e poliziesca. Rinsaldando il “ponte” con la fascia dei loro elettori con una serie di misure, dai condoni fiscali, al togliere ai poveri per dare ai ricchi, ai favori a “colletti bianchi” di alto rango, o forse di rango opaco.
Contro gli operai. Nessuna reale misura per fermare la strage dei morti sul lavoro; contratti precari in crescita; hanno liberalizzato i contratti a termine togliendo le causali; hanno introdotto il subappalto a cascata; nessuna misura per adeguare il salario all’inflazione, con il potere d’acquisto crollato del 10% negli ultimi 5 anni; bocciato il salario minimo legale.
Hanno sfornato il decreto sicurezza mettendo le mani avanti, illudendosi di impedire proteste e ribellioni – ben sapendo – che la loro politica avrebbe sollevato. Misure che criminalizzano le lotte operaie. Repressione e anni di galera nei confronti di picchetti, blocchi stradali e ferroviari, forme di lotta storiche che gli operai hanno sempre esercitato, con il solo ausilio del proprio corpo.
Visto che il governo ha trattato come un optional il sindacato, i padroni ne approfittano per fare il pugno di ferro nelle aziende, tirano anche alle calende greche il rinnovo dei contratti nazionali di lavoro. Con i metalmeccanici, ad aprile 2025, sono 6,2 milioni gli operai e i lavoratori senza rinnovo del contratto, il 43,3% del totale.
Il Rapporto annuale Istat di questi giorni, sbugiarda senza scampo i gorgheggi della Meloni.
Sono aumentati i posti di lavoro ma solo quelli definiti “lavoro povero”. Il risultato è che quasi 6 milioni di lavoratori vivono in condizioni di “povertà assoluta”; 11 milioni (un quinto della popolazione) sono “a rischio povertà sociale”; 14 milioni (un quarto) sono “a rischio povertà”. Il tasso di inattività al 33,4% è il più alto della media dei 27 paesi della Ue che è al 24,6%. Pure l’occupazione è la più bassa d’Europa.
Contro giovani e studenti. 700 milioni di euro di tagli agli Atenei, per una scuola sempre più di classe, per chi può permettersi integrazioni con supporti e lezioni private. Manifestazioni e cortei giovanili violentemente repressi dalle forze di polizia. Non si era mai visto introdurre come reato la resistenza passiva. Lo sciopero della fame diventa reato. Reato e anni di galera anche per i giovani che si siedono sulla strada o sporcano monumenti con sostanze lavabili per protestare, richiamando l’attenzione sul vuoto della politica ambientalista. Perfino nelle galere e nei Cpr, un detenuto che inerte si rifiuta di tornare in cella diventerà colpevole del reato per resistenza passiva. Galera anche per i bambini che hanno le mamme detenute.
Contro poveri e meno abbienti. Abolito il Reddito di cittadinanza, le misure che lo sostituiscono hanno drasticamente ridotto il numero dei percettori; cancellato il Fondo di sostegno all’affitto e il Fondo per morosità incolpevole, con conseguenze nel 2023 di un balzo degli sfratti del 218%, che continuano ad aumentare. Il governo ignora totalmente l’emergenza abitativa che dilaga rapidamente, mentre continua a passare come una “normalità” la miseria delle baraccopoli, dove sopravvivono per lo più migliaia di braccianti immigrati.
Poveri e meno abbienti sono le vittime del disservizio sanitario. Oltre ai lunghi tempi d’attesa per visite ed esami, sono diventate quasi 6 milioni le persone che rinunciano a curarsi. Nel 2019 erano il 6,3% della popolazione, oggi 5 anni dopo siamo arrivati al 9,9%, non solo anziani, molti tra i 25 e i 34 anni costretti a scegliere tra il curarsi o la frugale gestione della quotidianità.
Sbugiardati anche dal rapporto annuale dell’Istat, Meloni &C. non hanno battuto ciglio, né in parlamento, né sui social, né altrove. Per fermarli c’è solo la forza della piazza e la grande mobilitazione della gioventù che studia e lavora è una dimostrazione che questa forza è in movimento.
Saluti Oxervator.