PER IL QUORUM AI REFERENDUM DEL 8 9 GIUGNO MANCANO 12 MILIONI DI VOTI

Li possono fornire solo gli astensionisti e fra questi gli operai che sono la maggioranza.
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Li possono fornire solo gli astensionisti e fra questi gli operai che sono la maggioranza.

Gli operai e la piccola borghesia a stipendio, rovinati, che non votano più da tempo, che hanno deciso di non delegare a nessun partito la difesa dei propri interessi, hanno fatto una scelta giusta. I partiti di questo parlamento non rappresentano gli strati sfruttati di questa società, sono rappresentanti di interessi delle classi superiori, dei ricchi, servi dichiarati degli interessi delle “imprese”, dei padroni che non mancano mai di rassicurare con ogni proposta di legge.
Quando parlano di diritto del lavoro lo collegano al buon andamento degli interessi delle imprese, raccontando la frusta storiella che capitale e lavoro hanno gli stessi interessi.
Solo che padroni ed azionisti si arricchiscono e chi lavora a loro servizio cade in miseria.
Astenersi alle elezioni politiche è stato un primo passo del distacco fra gli strati più sfruttati della società e il sistema politico della società dei padroni.

Con la stessa rabbia con la quale siamo rimasti a casa alle scadenze elettorali passate, ora è il momento di andare a votare e chiedere a tutti gli operai astensionisti di votare ai referendum del 8-9 giugno. E naturalmente votare SI su tutti i quesiti, compreso quello sulla cittadinanza. Non riguarda direttamente i rapporti di lavoro ma per noi qualunque passo in avanti nell’integrazione degli immigrati favorisce l’unità degli operai da qualunque paese essi provengano.


I referendum sono nati come solo semplici espedienti dei capi sindacali per far vedere che fanno qualcosa per i lavoratori, se avessero voluto opporsi al contenuto antioperaio delle leggi vigenti avrebbero potuto chiamare alla mobilitazioni milioni di operai e lavoratori poveri. Hanno invece scelto la strada del voto, dove è indubbio che gli operai sono sempre più deboli numericamente rispetto al peso delle altre classi. La forza degli operai non si pesa col numero di voti che esprimono rispetto ai voti di tutte le classi, manager, padroni grandi e piccoli, bottegai e piccola borghesia autonoma.
Landini ha organizzato i referendum senza tener conto del rischio che si corre quando si chiede a tutte le classi sociali di pronunciarsi su quesiti che riguardano leggi e norme che regolano formalmente i rapporti fra lavoratori a salario e i loro padroni.

Siccome per noi le domande dei referendum non sono semplici mezzi per un dibattito astratto sul lavoro, incidono sui rapporti formali fra lavoratori dipendenti e i loro “prenditori di lavoro”, siamo costretti a scendere nell’arena elettorale ed è necessario che fra gli operai si renda chiaro che anche su questo terreno si può esprimere la guerra sotterranea che ci oppone in ogni fabbrica, in ogni cantiere, in ogni luogo di lavoro ai padroni, grandi e piccoli, manager ed azionisti.
Landini ed i suoi caporali ci hanno portato ad un braccio di ferro su un terreno in cui non possiamo esprimere tutta la nostra forza, ma se non si raggiunge il quorum e i voti per il SI perderanno di valore saranno loro a cantare vittoria, ne usciranno rafforzati, con il loro governo. Ne usciranno rafforzati anche Renzi e i suoi sostenitori, i veri artefici dei licenziamenti liberi.
Mancano dodici milioni di votanti per raggiungere il quorum ai referendum, li può fornire solo l’esercito degli astensionisti.
Scontato che i 12 milioni di votanti dei partiti di governo -artigiani, liberi professionisti, bottegai ed anche una infima minoranza di lavoratori salariati illusi- se ne stiano a casa secondo le indicazioni dei loro capi.
Scontato, ma senza mettere la mano sul fuoco, che i progressisti sentano il dovere di andare a votare, anche se appoggiarono lo stesso partito che promosse il Jobs Act, possono mettere in campo 11 milioni di votanti.
Per raggiungere il quorum che sarà circa di 23 milioni di votanti ne mancano 12 milioni. Questi possono essere forniti solo dal grande partito degli astensionisti che conta circa 16 milioni e mezzo di componenti.
Ed il problema è tutto qui.
Tutte le indagini statistiche danno per sicuro che la maggioranza degli astensionisti si trova fra gli operai, fra una piccola borghesia in declino e lavoratori impoveriti. Sono questi che possono rovesciare il tavolo buttando tutto il loro peso nell’urna dei referendum. Andare a votare anche se sono anni che sono estranei ai giochi parlamentari, andare a votare cinque SI
Ma siamo sempre all’annoso problema, i numeri senza organizzazione non contano niente e gli operai non hanno una propria organizzazione per muoversi nella stessa direzione, ma può essere che i bassi salari, i licenziamenti, la prepotenza dei padroni nelle fabbriche, la strage sul lavoro, la rabbia verso un governo che invita a stare a casa producano una reazione opposta e potente.
Gli operai di nuovo in marcia.
E. A.

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