A caldo, note sparse sulle caratteristiche formali del nuovo papa
1) Si è rimesso la divisa d’ordinanza. La scelta di vestirsi in bianco-semplice come il suo predecessore sarebbe stata una ricopiatura. Il messaggio è chiaro: la forma conta.
2) Ha letto un discorso di timbri scontati e noiosi, con in mezzo una preghiera nella tradizione tautologica di Agostino suo referente dottrinale. “ Dio è eterno, perché? Se non fosse eterno non sarebbe Dio”. La pace è la negazione della guerra, la guerra è la negazione della pace, la pace anche se invocata 10, 100, mille volte rimane per i preti e i loro seguaci un pio desiderio.
3) Nel discorso dal balcone “i poveri” sono stati sostituiti con “gli ultimi”: meno compromettente. Nel concetto di ultimi entra anche un giudizio morale, intimo, impalpabile. Il suo precedessore, Leone XIII, nell’enciclica del 1891 “Rerum Novarum” scriveva di proletari ed operai, ma per condannare gli scioperi, difendere la proprietà privata del capitale, attaccare le idee socialiste. Gli operai rivoluzionari si stavano presentando sulla scena minacciosi e non bastava più la polizia, la galera per fermarli. Intervenne la chiesa, raccomandando ai padroni di fare qualche concessione, e loro, i preti, avrebbero fatto la loro parte per distogliere gli operai dalle idee sovversive. Non mancherà al nuovo papa lo stesso lavoro per cercare di ammansire i poveri che sono sulla strada della ribellione.
4) I cardinali hanno fatto un bello scherzo a Trump, gli hanno dato un papa americano in modo che i finanziamenti al Vaticano non corrano pericoli, ma nello stesso tempo un papa che timidamente parla di “ponti”. Con “l’impeto e la determinazione”, che ne fa accenno, si capisce che fra muri e ponti voglia trovare un equilibrio. Un equilibrio accettabile per Trump e Vance, in fondo è un americano che lo propone, accettabile dagli europei che sono capaci di immaginarsi muri disegnati da ponti.
E.A.