La Meloni può vendere latta dorata per oro puro. Quelli che l’hanno votata, il 15% degli aventi diritto, possono, per meschini interessi continuare a crederle. Ma quando la lotta politica dai dibattiti TV passerà alla piazza e scenderà in campo chi vive di salario e sopravvive alla strage sul lavoro, per la signora sarà la fine.
Caro Operai Contro, sicurezza sul lavoro e salari, sono i temi che la Meloni ha usato nello spot televisivo, nel tentativo di imbrogliare le carte e sollevare fumus, sapendo che le piazze del 1° Maggio avrebbero – su questi temi – condannato il governo alle sue responsabilità.
Sicurezza sul lavoro
L’alto numero di “infortuni” e operai morti, non possono essere catalogati come incidenti, ma sono veri e propri omicidi dei padroni che per “risparmiare”, organizzano in modo inadeguato, incompleto e insicuro, le condizioni lavorative nei luoghi di lavoro.
“Dobbiamo usare i termini giusti, non si tratta di morti sul lavoro ma di operaicidi”, afferma Bruno Giordano, magistrato della Corte di Cassazione, già docente del Diritto della sicurezza del lavoro all’università di Milano e direttore dell’Ispettorato nazionale del lavoro (Inl) fino al 2023 (in un intervista rilasciata al quotidiano Il Manifesto).
Alla precisa domanda: il governo le sembra attivo su questo fronte? lo stesso magistrato risponde: “Negli ultimi due anni è riuscito solo a inserire una serie di provvedimenti palliativi, burocratici e inefficaci. Ci sono state diverse stragi (Brandizzo, Suviana, Firenze, Casteldaccia, Calenzano) che hanno una precisa responsabilità politica: la liberalizzazione selvaggia dei subappalti voluta da Matteo Salvini. In teoria si applica solo nei contratti pubblici, ma ha avuto un effetto a cascata in tutto il mercato del lavoro. I subappalti portano a un abbattimento dei costi del lavoro che significa un abbattimento dei costi della sicurezza. Queste stragi hanno in comune il committente molto forte: da Ferrovie dello Stato nel caso di Brandizzo, a Eni per Calenzano, a Enel per la centrale idroelettrica di Suviana. Sono gruppi industriali di un certo livello, anche con partecipazione pubblica, non è vero che non possono permettersi i costi dei sistemi di sicurezza”.
Sulla patente a punti, così risponde B. Giordano: “ E’ inutile, dannosa, retorica. È una presa per i fondelli: consiste in un’autocertificazione dell’impresa che garantisce di essere in regola con gli obblighi di una legge del 1994 che riguarda tutti. La decurtazione dei crediti si ha solo quando la sentenza è passata in giudicato, ci vogliono 7/10 anni, nel frattempo Calderone (ministra del Lavoro ndr) ha previsto in un decreto l’incremento dei punti in base ad alcuni requisiti come gli investimenti. Un esempio: come se venisse ritirata la patente a qualcuno che ha causato due vittime sulla strada a causa dell’alcol ma poi gli viene restituita se acquista un bolide. Non è solo assurdo: è una malvagità”.
Salario
Nel video spot Meloni afferma che “i salari reali crescono”, dimenticandosi di dire che proprio i salari reali oggi, (dati Istat) sono inferiori dell’8% rispetto al 2021. Quel minimo di recupero del 2024 (di cui la Meloni parla come volesse attribuirsene il merito) è dovuto al rinnovo di diversi contratti nazionali di lavoro, che hanno alzato il livello del salario medio.
Quanto al record dell’occupazione vantato dalla Meloni, va detto che si tratta quasi esclusivamente di occupati oltre i 50 anni, “imprigionati” al lavoro dal prolungamento dell’età pensionabile.
Ricordiamo i veri record che detiene l’Italia nella Ue, dati che la Meloni non cita nelle sue comparsate, forse immaginando un pubblico di allocchi a cui nasconderli: tasso di occupazione più basso d’Europa; circa 6 milioni di operai e lavoratori sotto i 12mila euro l’anno; altri 200mila sotto i 9 euro lordi l’ora; ancora altri 6,2 milioni senza il rinnovo del contratto; record negativo dell’occupazione femminile; record del numero dei poveri assoluti; record di lavoratori inattivi; calo delle ore lavorate; boom della cassa integrazione.
Inoltre la signora Meloni con il suo governo, non tenendo a bada l’andamento del carovita – per non contrariare magnati della grande distribuzione e affiliati – dopo la sceneggiata propagandistica del “carrello tricolore”, che avrebbe dovuto difendere la spesa delle famiglie, il potere d’acquisto in Italia, è inferiore del 26% a quello tedesco e del 12% a quello francese, lo rende noto l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo).
Alla lunga tutte le balle della Meloni, si ritorcono e gravano come zavorra sul suo stesso governo. Mentre lo sdegno e la protesta di operai e strati colpiti, ancora non dispiega tutta la potenzialità di cui dispone, per una sana ribellione contro lo sfruttamento.
Saluti Oxervator.
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