Un accordo che lascia l’amaro in bocca. Un boccone ammorbidito per cinque mesi e fatto ingoiare agli operai come una vittoria storica. E’ facile ottenere la maggioranza facendo votare gli operai su un accordo senza alternativa. I reali contenuti si vedranno presto.
La mancata mobilitazione e il tacito mandato a rappresentare gli operai nella vertenza Beko ha prodotto una sconfitta che solo il governo Meloni e i capi sindacali accondiscendenti possono spacciare per vittoria. Oramai conosciamo questo modo di agire: ti tartassano, l’aumento dei prezzi è esagerato, il sostegno al reddito inesistente mentre, nella dimensione strumentalmente visionaria del governo, va tutto bene, la sanità va a rotoli con meno risorse e i problemi aumentano, ma “va tutto bene”, tanto la sinistra non ha fatto meglio, non c’è una vertenza che sia stata risolta e mentre il padronato viene rimpinguato con laute sovvenzioni, per gli operai la miseria degli ammortizzatori sociali che ti lasciano sopravvivere al minimo, ma “va tutto bene”….
La vicenda Beko si inquadra in questo filone. La multinazionale Whirlpool in Italia attraversava momenti difficili e cercava disperatamente di sfilarsi da una situazione di mercato critica con stabilimenti non più competitivi e che non potevano garantire livelli di profitto elevati. La chiusura del sito produttivo di Napoli è un esempio di una chiusura difficile con operai che si sono opposti ma logorati dal tempo e dal mancato sostegno degli altri siti italiani hanno finito per accettare l’illusione di una fumosa riconversione, che si attende ancora, liberando in tal modo l’azienda madre. La responsabilità del sindacato nella vicenda Napoli è evidente e sta nel non aver coinvolto gli operai degli altri stabilimenti Whirlpool che pensavano al proprio orticello senza sapere che da lì a poco si sarebbero trovati nella stessa situazione. Nel 2023 l’opportunità per Whirlpool arriva con l’entrata sul mercato europeo del gruppo turco Arcelik che in portafoglio detiene il gruppo Beko. Le multinazionali giungono ad un accordo dove i due gruppi contribuiranno con le proprie attività e nella nuova realtà aziendale la Whirlpool detiene il 25% mentre Arcelik il 75%. Nasce così nell’aprile 2024 la Beko Europe con grandi annunci e grandi prospettive ma a novembre dopo appena sei mesi la doccia fredda. Il crollo del mercato nel settore del freddo e del lavaggio e la competitività del mercato asiatico richiede, per il management, una ottimizzazione dei costi. Diventa evidente che tutti i problemi di Whirlpool sono ancora tutti sul campo e Beko Europe, che non ha acquisito il gruppo per fare un favore a Whirlpool presenta al Mimit un piano che prefigura la chiusura degli stabilimenti di Siena (299 dipendenti che producono congelatori), di Comunanza in provincia di Ascoli Piceno (320 dipendenti che fanno lavatrici) e di uno dei tre poli produttivi di Cassinetta in provincia di Varese (940 dipendenti per la produzione di frigoriferi). Senza contare il taglio di oltre 700 colletti bianchi. Chiusure annunciate a causa della riduzione del 50% dei volumi produttivi e dell’utilizzo di meno del 40% della capacità installata degli stabilimenti italiani.
Fermento e sgomento tra gli operai ma ancora una volta tutta la vertenza viene condotta dai funzionari sindacati e dalle istituzioni. La vicenda Napoli non ha insegnato nulla se non ai capi sindacali e alle istituzioni, non lasciare nessun spazio agli operai, evitando sistematicamente che si faccia strada una rivendicazione seria ed indipendente. La ricetta è muoversi in fretta e sottolineare ad ogni passaggio che sindacato ed istituzioni vanno nella stessa direzione. In appena cinque mesi ad aprile, viene firmato al Mimit l’accordo fra le organizzazioni sindacali e Beko Europe per la chiusura della vertenza. 937 licenziamenti e la chiusura di Siena con altri 287 licenziati. La perdita di 1200 posti di lavoro e la chiusura di un’azienda come è stata fatta ingoiare agli operai con la solita chimera della riconversione: non semplice chiusura di stabilimento ma riconversione attraverso Invitalia e enti locali per Siena, anche se manca ancora missione produttiva ed investitori, per gli altri siti non licenziamenti ma una riduzione di personale affrontata con ammortizzatori sociali, uscite incentivate volontarie e percorsi di prepensionamento per un massimo di quattro anni applicando il principio di non opposizione. In mancanza di meglio ed avendo delegato tutto ai dirigenti nazionali del sindacato gli operai obtorto collo hanno approvato l’accordo con una partecipazione complessiva al voto del 74% degli aventi diritto, con 2.569 sì pari all’88% dei voti validi, e 354 no. “Per i sindacati metalmeccanici – è stata scongiurata la chiusura della fabbrica di Comunanza, e si è preservata la produzione di frigoriferi a Cassinetta. Purtroppo, non si è evitata la cessazione della produzione dei congelatori a Siena, ma si è pattuito un percorso che mira alla reindustrializzazione del sito. Gli investimenti ammonteranno a circa 300 milioni per l’arco di vigenza dell’accordo, che arriva al 31 dicembre 2027”. Anche a Siena l’88% dei votanti ha dato il via libera a un accordo che dà la possibilità ai 287 addetti di aderire a un piano di incentivi all’esodo, ricevendo un’indennità di 90mila euro lordi, se lasceranno l’azienda entro il 31 dicembre prossimo, oppure optare per una cassa integrazione di 24 mesi, accompagnata da un contributo una tantum di 15mila euro lordi. Più sofferto il voto nei siti marchigiani, dove nel complesso il 62% degli addetti ha approvato l’accordo. Soprattutto a Fabriano, dove ci saranno uscite fino a 193 unità tra impiegati, dirigenti e il centro Sviluppo e Ricerca, su 461 hanno votato in 253, di cui 148 sì (58,5%), 92 no e 13 schede bianche. Invece nello stabilimento di Melano su 518 hanno votato in 323 (62,35%) di cui 254 sì (78,6%) e 63 no.
Alla fine, questi operai cosa hanno ottenuto? Chi resta dovrà sgobbare il doppio per coprire la riduzione di personale mentre chi dovrà andare via avrà una copertura per due/tre anni. Dando mandato ai capi sindacali collaborazionisti e al governo l’unica cosa che ci si può aspettare è che una sonora sconfitta sia spacciata per vittoria storica.
S. C.
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