PMC AUTOMOTIVE, MELFI

Come un compatto sciopero ad oltranza può essere smontato da un accordo a perdere e contro la decisione degli operai. Ma non è ancora finita.
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Come un compatto sciopero ad oltranza può essere smontato da un accordo a perdere e contro la decisione degli operai. Ma non è ancora finita.

Stellantis non ha quasi praticamente bisogno delle fabbriche dell’indotto, le nuove auto vengono assemblate e messe in piedi nello stabilimento centrale, questa organizzazione di lavoro voluta dal padrone, anche con le auto non di nuova generazione si poteva prevedere e bastava andare negli stabilimenti Stellantis in Francia per capire.
Questa cosa non è stata fatta o non si è voluta fare, e a Melfi, quando è stata smantellata una linea per fare spazio ad altre lavorazioni che si facevano nelle fabbriche dell’indotto, tutti i sindacati presenti nello stabilimento, compresi tutti i delegati, sono rimasti a guardare e non hanno praticamente detto e fatto nulla. Eppure, molti erano stati gli operai che avevano sollevato la questione.
Non solo i sindacalisti sono rimasti a guardare, ma addirittura hanno acconsentito allo smantellamento di una linea (sulle due presenti), affidandosi alle promesse di Stellantis che annunciava di voler predisporre la super linea. In verità dopo aver smantellato una linea si è passati alla super cassa integrazione, ai licenziamenti tramite incentivi all’esodo e alle trasferte degli operai e dei lavoratori, volontarie e non volontarie.
Dopo questa operazione, Stellantis è passata alle fabbriche dell’indotto. Alcune fabbriche dell’indotto non hanno ricevuto commesse di nuove lavorazioni legate alle auto elettriche e agli operai non resta che lavorare sui pezzi delle auto che stanno uscendo di produzione senza ricevere certezze e prospettive per una reale continuità lavorativa. Anche nelle fabbriche in cui sono state assegnate alcune commesse di nuove lavorazioni legate ad auto nuove, la forza lavoro operaia presente nell’indotto è dichiarata in eccesso.
Fra le fabbriche che non hanno ricevuto commesse c’è lo stabilimento di proprietà Stellantis affidato alla Pmc Automotive e la Brose Melfi Automotive.
Non è stata assegnata nessuna commessa allo stabilimento di proprietà Stellantis, attualmente affidato alla Pmc Automotive, noto come “lo stabilimento ex ITCA”. In esso, a partire dal 2010, furono trasferiti dallo stabilimento centrale Stellantis una cinquantina di operai e lavoratori, ovviamente non volontariamente ma forzatamente, poi nel 2014 terziarizzati e assegnati alla Pmc Automotive.
Lo stabilimento ex Itca fu utilizzato come minaccia per spaventare i lavoratori. Nel 2011 quando lo stabilimento ex Itca era ancora direttamente Fiat, prima che fosse consegnato alla Pmc Automotive, si è potuto assistere a un via vai di operai che venivano trasferiti. Dalla Sata allo stabilimento ex Itca. Dall’ex Itca alla Sata. Non erano trasferimenti legati ad esigenze tecniche e organizzative, ma a ben altro.
Lo stabilimento ex Itca era sulla bocca di tutti. In Sata fra gli stessi operai girava voce che se non si era disposti ad abbassare la testa, si poteva finire all’ex Itca. Contemporaneamente alcuni sindacalisti presso lo stabilimento ex Itca ad alcuni lavoratori dicevano che se volevano salvarsi (e molti non capivano da cosa), dovevano andare nello stabilimento centrale.
In verità voci in fabbrica già paventavano l’eventuale chiusura dello stabilimento ex Itca in pochi anni, poi nel novembre del 2013 la Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Rsa uscirono pubblicamente sbandierando che si avviavano le procedure per il passaggio di 117 dipendenti del reparto nella nuova società denominata Pmc Automotive Melfi. La nuova società avrebbe acquisito dal primo gennaio 2014 tutti i lavoratori garantendo i livelli occupazionali.
In una nota Fim, Uilm, Fismic e Ugl sottolineavano che l’intesa raggiunta “era un tassello importante per il consolidamento della missione industriale dell’intero polo dell’auto lucano che avrebbe consentito una maggiore centralità produttiva dello stabilimento Sata di Melfi, utile al rilancio Fiat in Italia”.
Mentre i sindacati firmavano questa cosa che per loro era una grande cosa, non tutti gli operai facevano festa. Tant’è che il 2 dicembre del 2013 una nota pubblica inviata agli organi di informazione dalla Flmu-Cub veniva riportato: “Non tutti festeggiano il trasferimento dello stabilimento ex Itca-Sata alla Pmc automotive. Con la consegna dello stabilimento dell’ex Itca alla Pmc Automotive, la Fiat di Melfi si è liberata anche di alcuni operai combattivi che non era riuscita ad assoggettare. Era risaputo e tutti gli operai erano a conoscenza già da tempo che lo stabilimento ex Itca insieme ad alcuni operai avrebbero cambiato padrone. Molte sono state le voci e le minacce velate in questi anni: se non fate quello che dice l’azienda e non piegate la testa andrete all’Itca e verrete terziarizzati si diceva fra gli operai. Nel frattempo si trasferivano operai come Donato Auria membro della segreteria della Flmu-Cub e operai che avevano imbracciato vertenze contro Fiat. Elementi appartenenti ai sindacati concertativi, insieme ai sindacati di appartenenza applaudono alla cessione del ramo d’azienda, ma non dicono che nel frattempo hanno sostenuto la transumanza di loro adepti dallo stabilimento ex Itca allo stabilimento Sata. Noi operai che abbiamo preso coscienza sappiamo che un padrone vale l’altro, faremo valere le nostre ragioni e cercheremo di far capire nelle sedi deputate la pesante discriminazione che la Fiat ha posto in essere nei confronti di alcuni operai. Il fatto di aver terziarizzato lo stabilimento ex Itca non vuol dire che sarà assicurato il rilancio dello stabilimento, della produzione e garantito il lavoro, è stato solo il modo di dividere gli operai e rendere più facile una eventuale chiusura”.
Tempo ci è voluto ma i nodi sono venuti al pettine e adesso, nonostante l’impegno costante di rappresentanti e burocrati sindacali a garantire senza nessun problema la lavorazione e il rifornimento dei pezzi a Stellantis, in cambio di piccoli meschini privilegi, la fabbrica inizia a svuotarsi di lavoratori e operai che in cambio di quattro soldi sono chiamati a decidere se andare a casa o vivere di speranze su promesse di eventuali future commesse, che allo stato attuale non ci sono.
Eppure i lavoratori e gli operai nei primi giorni di aprile durante lo svolgimento delle assemblee nello stabilimento hanno sostenuto la necessità di scioperare ad oltranza fino a quando non si fosse raggiunto l’obbiettivo, cioè il raggiungimento della certezza della continuità lavorativa per tutti i lavoratori presenti all’interno dello stabilimento.
Durante lo sciopero una parte del sindacato ha incontrato l’azienda Pmc Automotive in Confindustria e nonostante non si fosse ancora raggiunto l’obbiettivo per il quale si era iniziato a lottare, lo sciopero è stato sospeso, contro il parere della maggioranza degli operai. Evidentemente era più importante per questi sindacalisti garantire a Stellantisi i pezzi lavorati in Pmc.
Si è avuto un secondo incontro in Confindustria il 16 aprile e alla fine dello stesso incontro Fim, Uilm, Fismic e Rsu hanno firmato un accordo pessimo. Non una proposta di accordo da discutere con i lavoratori, ma un impegno per applicarlo e farlo ingoiare ai lavoratori.
L’accordo prevede la fuoriuscita incentivata di 50 lavoratori con quattro soldi, molti di meno dei soldi avuti dai colleghi Stellantis che erano già una miseria. La riduzione di personale probabilmente non si fermerà a questo. La questione dei precari con contratto Staff Leasing non è stata proprio trattata, questi lavoratori saranno sempre più ricattabili e potranno essere messi fuori in ogni momento. Lo stabilimento potrebbe rimanere con meno di 100 dipendenti che sarà più facile piegare.
I sindacati erano andati in Confindustria con il mandato di chiedere risposte reali all’azienda per preservare il posto di lavoro degli occupati e chiedere la continuità lavorativa per TUTTI. Con quello che hanno ottenuto hanno firmato l’ulteriore riduzione del numero dei lavoratori (già diminuito negli ultimi anni) e a questo punto non si può escludere la probabile chiusura dello stabilimento nel prossimo futuro. Se lo stabilimento rimarrà con pochi lavoratori e con sempre meno commesse da parte di Stellantis è probabile che non sopravvivrà.
Una parte del sindacato sta facendo passare fra gli operai, anche se in realtà questa cosa non è assolutamente riportata nell’accordo, che si è fatto un passo avanti e si è ottenuto un altro periodo di cassa integrazione, in verità il segretario regionale della Fim-Cisl, Gerardo Evangelista, durante l’assemblea del 10 aprile davanti ai cancelli della fabbrica aveva affermato che “la cassa integrazione era un diritto” e non era quello l’obbiettivo. Adesso, invece, si vuole far passare questa cosa come un passo avanti. E’ solo il tentativo di buttare fumo negli occhi agli operai, poiché i contenuti dell’accordo sono sostanzialmente quelli di ridurre il numero dei lavoratori senza nessuna prospettiva occupazionale per quelli che resteranno.
L’accordo firmato in tutta fretta dai sindacalisti è stato un brutto colpo per gli operai. All’assemblea tenutasi il giorno dopo erano presenti solo una settantina di operai. Gli altri non li hanno voluti nemmeno sentire i sindacalisti. Tra i presenti, discutendo, si è capito che solo una ventina sono disponibili a prendersi l’incentivo e andarsene. Rimarrebbero altri trenta esuberi da individuare. E non sarà compito facile. In una situazione particolare e diversa dalle altre difficilmente sarà permesso all’azienda, da parte degli operai, di utilizzare il solito sistema delle “pressioni” già visto nello stabilimento centrale. Tutti gli operai sanno inoltre che questo è solo l’inizio. Senza commesse, non si può escludere che la Pmc cercherà di buttare fuori altri operai e lo stabilimento, in prospettiva, rischia la chiusura.
Per ora, non c’è stata nessuna reazione perché azienda e sindacati hanno firmato l’accordo in un momento in cui a Pomigliano per la Tonale e allo stabilimento centrale di Melfi le lavorazioni della Pmc non servono perché in questi giorni le linee sono ferme. Riprenderanno dopo il primo maggio. Scioperare in questo momento è inutile.
I sindacalisti hanno un po’ di tempo per mettere in campo la loro strumentazione per far piegare la testa agli operai, ma non sarà un compito facile.
Tutti gli operai sono consapevoli che questo accordo rappresenta un passo indietro anche rispetto a quello che si era deciso nelle assemblee con il voto dei lavoratori ed è necessario riprendere la lotta per raggiungere gli obbiettivi per i quali si era iniziato a scioperare.
D. A.

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