YASSINE 11 APRILE 2025 ITALIA – IQBAL 16 APRILE 1995 PAKISTAN

La storia si ripete, la prima volta una tragica storia lontana di un operaio bambino sfruttato ed ucciso in Pakistan, la seconda volta vicino “a casa nostra”, un ragazzo di 17 anni, operaio in nero muore scaricato davanti all’ospedale di Nocera.
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La storia si ripete, la prima volta una tragica storia lontana di un operaio bambino sfruttato ed ucciso in Pakistan, la seconda volta vicino “a casa nostra”, un ragazzo di 17 anni, operaio in nero muore scaricato davanti all’ospedale di Nocera.

Iqbal Masih, un bambino pakistano di 12 anni, lavorava come schiavo in una fabbrica di mattoni dall’età di 4 anni, fu poi ceduto ad un fabbricante di tappeti. Nonostante fosse un bambino, la sua “lunga vita da schiavo”, lo portò velocemente a prendere coscienza della sua condizione, si ribellò e scappò dalla sua fabbrica- prigione. Si unì al Labour Liberation Front, e divenne uno dei più giovani sindacalisti del suo paese, ma forse al mondo. Si batté per i diritti dei lavoratori bambini, contro la schiavitù, e per i diritti internazionali dell’infanzia. Il suo impegno ha portato alla chiusura di molte fabbriche di tappeti. “Non ho più paura di lui (il suo ex padrone), è lui che ha paura di me, di noi, della nostra ribellione”. Il suo attivismo faceva veramente paura agli schiavisti, talmente tanta che per neutralizzarlo, la “mafia dei tappeti” ordinò di ucciderlo il 16 aprile del 1995 all’età di 12 anni. Una strana coincidenza ci porta 30 anni dopo in un altro paese, l’Italia, sicuramente un paese più “avanzato” da tutti i punti di vista del Pakistan, un ragazzo di 17 anni viene ammazzato dal suo “padrone”, ma qua da noi, paese civilizzato, si chiamano “datori di lavoro”. Yassine, di origine marocchina, si conosce solo il suo nome, era probabilmente al suo primo giorno di lavoro in una azienda per lo smaltimento dei rifiuti di Nocera Inferiore. Lavorava in nero in una azienda che doveva essere chiusa perché posta sotto sequestro dal 2016. Non sono ancora chiare le dinamiche di quello che viene chiamato “incidente sul lavoro”, è stato scaricato davanti all’ospedale dove è poi morto. La sua identificazione è stata possibile solo attraverso le sue impronte digitali, quindi, probabilmente, Yassine era uno dei tanti bambini portati dal mare in tempesta che finiscono per sparire nelle nostre città, nell’anonimato più assoluto o sfruttati dalla criminalità nelle piazze dello spaccio o, come nel suo caso, dalla criminalità “legalizzata” che gestisce lo sfruttamento nelle fabbriche. Gli indagati sono quattro e, come sempre quando si tratta di morti sul lavoro, il capo d’accusa è omicidio “colposo”, che significa che è un reato, che si verifica “quando si cagiona la morte di un’altra persona, non con l’intenzione di uccidere, ma per negligenza, imprudenza, o imperizia”. La morte di un operaio/a è una “imprudenza” e non, come dovrebbe essere un “omicidio doloso”, cioè un omicidio che avviene in un’organizzazione del lavoro che lo rende possibile, una media di tre operai morti al giorno.
Di bambini schiavi come Iqbal nel mondo ce ne sono 150 milioni, in Italia i fratelli di Iqbal sono 350mila. Dal rapporto stilato dall’UNICEF, i lavoratori minorenni 15/17 anni in Italia nel 2023 erano 78.530. Dal 2018 al 2022 le denunce di infortunio presentate all’Inail a livello nazionale sono state 338.323, 211.241 riguardano i minori di età fino a 14 anni, 127.082 la fascia di età 15/19.
Gli infortuni mortali per lo stesso periodo sono stati 83 di cui 9 nella fascia di età fino a 14 anni e 74 tra i 15/19. (dati Inail, INPS, ISTAT). Dal 2017 al 2021 sono stati denunciati 296.003 infortuni e 18 morti di ragazzi impegnati nell’alternanza scuola /lavoro, oggi rinominata PCTO (percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento) è il “tocco di classe” voluto dal nuovo governo, per differenziarsi, con le parole senza cambiare i contenuti. Infatti, lo scopo è sempre lo stesso, garantire mano d’opera a basso costo alle aziende. La grande “sensibilità” del ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara, davanti alle morti e agli incidenti di cui sono stati vittime gli studenti, lo ha portato a rivendicare il merito dell’approvazione del decreto varato dal consiglio dei ministri del 1 maggio, che stanziava un fondo per “risarcire” le famiglie degli studenti morti o che “potrebbero” morire, durante l’alternanza, normalizzando di fatto la possibilità di morire durante il percorso di formazione. Una miserevole (ma qualsiasi cifra lo sarebbe), somma di denaro per “risarcire” le famiglie “della perdita”. Altro che educazione sentimentale, una nuova materia è stata introdotta nelle scuole da un bel po’, sotto l’acronimo PCTO, si nasconde la materia che sta più a cuore ai padroni, educare sin da giovani quella parte della popolazione destinata a lavorare e produrre la ricchezza per tutti, imparando presto a sottomettersi allo sfruttamento, anche a rischio della propria vita, tanto i “danni collaterali” saranno risarciti. Questo in Pakistan…..mica ce lo hanno!!!!

S.O.

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