Operai senza contratto, con orari e salari insopportabili, aggrediti da squadre di picchiatori al soldo dei padroni per fermare gli scioperi: questo è il Made in Italy del “sistema pratese” premiato dalla Meloni che ha la faccia di bronzo.
Caro Operai Contro, 15 aprile 2025. Con un coraggio da leone il governo Meloni ha celebrato a Firenze la giornata nazionale del Made in Italy per il settore tessile, premiando come esempio il distretto della moda di Prato. Più volte rimbalzato alla cronaca e più che mai d’attualità, soprattutto per l’alto livello di sfruttamento della forza lavoro e per la resistenza di questi operai, nel sostenere duri scontri con la controparte, anche per lunghi periodi.
Migliaia di operai occupati in circa 8mila fra imprese e microimprese, spinti a ribellarsi da condizioni di lavoro e di vita, di conclamata schiavitù, in molti casi con la branda attaccata al posto di lavoro, lì dentro 24 ore al giorno. Orari e salari insopportabili, in ambienti di lavoro che spesso sono anche la loro “abitazione”.
Vertenze con scioperi, presidi e picchetti, non di rado aggrediti da squadracce di picchiatori.
Oltre lo sfruttamento operaio, gli stessi media non esitano a definire “mafiosa” una realtà che hanno battezzato “sistema pratese”, riferendosi alla guerra commerciale per la distribuzione delle merci prodotte.
Prima la concorrenza di operai messi produttivamente contro operai di altre aziende, in nome della competitività. Poi, fuori dalle aziende e dai siti produttivi, la lotta dei padroni per il controllo della logistica, schiaccia anche le condizioni d’ingaggio degli operai di questo settore.
Come considera il governo Meloni i fatti degli ultimi giorni (qui di seguito) tutti interni al Made in Italy, riconosciuto dal governo stesso a questo distretto? A Prato, nella notte del 19 aprile viene gravemente ferita alla testa con un colpo di pistola, una donna. Poco dopo a essere ferito con una pistola, è toccato a un uomo. Altre sparatorie sempre a Prato, ci sono state il 9, l’11 e il 12 aprile, con 5 feriti, in quella che viene definita la “guerra della grucce” tra aziende cinesi per il controllo del mercato degli appendiabiti e della logistica nel settore della moda. Uno scontro “per dominare una rete che si estende da Prato all’intera Europa”. Ne parlano poco o niente le reti televisive di Telemeloni. Tacciono Salvini, Piantedosi e tutto il resto del Palazzo, sempre puntuali contro migranti e manifestanti.
Nella cerimonia ufficiale di Firenze è intervenuto l’assessore allo sviluppo economico Squittieri, promettendo sostegno pubblico e denaro alle aziende innovatrici. (senza spiegare se tutto ciò che viene prodotto in Italia, e non riceve dal governo amico l’imprimatur ufficiale del Made in Italy, sia tutta fuffa o che cosa).
A far da controcanto al rappresentante del governo, c’è la sindaca di Prato, Buggetti, che rassicura i padroni: “A fianco delle imprese per superare le sfide future”. Avanti tutta quindi! Con il vento in poppa di un becero nazionalismo, a sbandierare presunte superiorità del lavoro italico. Veleggiando sopra migliaia di operai con la branda attaccata al posto di lavoro. Si guardano bene dallo schierarsi “a fianco di questi” sia il rappresentante del governo, Squittieri, sia la sindaca Buggetti. Nessuna attenzione meritano gli operai che lottano contro orari, salari, alte tempistiche produttive, aggrediti selvaggiamente con bastoni da picchiatori, che assaltano i presidi e danno la caccia agli scioperanti. Ma si capisce i responsabili politici non devono disturbare l’imprenditoria locale.
Premiando con il Made in Italy il distretto della moda di Prato, il governo Meloni premia la vergogna di tutto questo. Sorvola il “sistema pratese”, vedendo e promuovendo solo ciò che fa comodo alla sua propaganda nazionalista. Pensa forse di giustificarsi all’infinito con la solita accusa razzista, attribuendone le responsabilità ai padroni perché sono cinesi?
Che i padroni delle aziende siano cinesi, italiani o di altri paesi non cambia il fatto che, per tutti in Italia, debbano valere le stesse regole, a prescindere dalla nazionalità dei loro dipendenti. Sia per l’applicazione e il rispetto dei contratti di lavoro degli operai in produzione (che non siano fatti da sindacati di comodo) sia per gli operai della logistica sotto ricatto del “sistema pratese”, siano essi cinesi, italiani o di altra nazionalità,
È responsabilità del governo Meloni e di quelli che l’hanno preceduto, l’esistenza di siti produttivi oltre le già misere regole, e di una logistica in mano al “sistema pratese”.
Saluti Oxervator.
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