Lo sciopero del 18 Ottobre arriva tardi e mal organizzato con sindacalisti ampiamente compromessi con la direzione, incapaci di gestire un vero scontro con Stellantis. Sarà il solito sciopero farsa e la solita processione con i santini o qualcos’altro? Lo decideranno gli operai.
Questo pianeta è strapieno di auto, i padroni lo sanno bene, per continuare a vendere auto sanno che bisogna essere sempre più competitivi, se si è piccoli, bisogna anche fondersi con i padroni più grandi. L’ex Fiat ha iniziato questo processo di trasformazione ed è arrivata dopo diverse fasi a fondersi diventando adesso Stellantis. Probabilmente le fasi di trasformazione continueranno fino a dare forma a un soggetto più grande, un colosso mondiale, che diventerà un impero nella costruzione di vetture. La missione ovviamente non sarà il conseguimento del bene collettivo e il bene degli operai ma avrà sempre lo stesso fine: i profitti dei padroni. Il profitto ricavato sfruttando gli altri, soprattutto gli operai.
Quello che sta avvenendo su questo pianeta sta coinvolgendo anche noi operai di Melfi. E’ più che probabile che a Melfi noi operai non saremo più tutti quanti ad essere sfruttati, molti di noi hanno già accettato un po’ di soldi e sono andati via, altri operai della logistica sono stati buttati fuori dal ciclo di produzione e non hanno nemmeno la cassa integrazione, altri aspettano e immaginano di fare la stessa fine, altri invece sperano di rimanere in fabbrica.
Nello stabilimento centrale è stata rimossa una linea, la promessa del padrone era quella che in cambio avremmo avuto la superlinea, attualmente viviamo solo di super cassa integrazione in grande quantità, si producono circa sei auto completamente elettriche al giorno, il resto sono auto ibride. Si lavora sì e no due giorni a settimana. Con la cassa integrazione viviamo con poco più di mille euro al mese, non sappiamo fino a quando e se le cose davvero miglioreranno come Stellantis vuol far credere. In verità in quasi tutte le fabbriche dell’indotto si produce sempre di meno e per le solo auto ibride.
Il sindacato dopo aver fatto fare tutto quello che voleva al padrone, tergiversa, piagnucola, chiede sia il governo a dare una mano ai padroni, mettendo mano al portafoglio e dare una mano già a chi è ricco. Il sindacato ci palleggia come vuole, ci mantiene buoni, ogni tanto il delegato di turno che non lavora mai affigge il solito comunicato di “stato di agitazione”, dopo aver appena stretto la mano a chi rappresenta Tavares in fabbrica, lo stesso comunicato sparisce come le foglie su un albero in autunno.
Il 18 ottobre dicono che bisogna fare sciopero, bisogna andare a Roma, non come iniziativa di lotta, all’interno di altre iniziative di lotta, ma solo per andare come una sorta di processione a battere cassa per il padrone Stellantis e chiedere al governo di darsi da fare per poter foraggiare la bestia del padrone che non si sazia mai.
La Fismic si dissocia, il 18 porterà in piazza Mario Pagano, a Potenza, sotto il palazzo del prefetto, alcuni lavoratori della logistica che sono stati buttati sul lastrico e che non prendono nemmeno la cassa integrazione. Cambia la processione, ma il principio è lo stesso: mai attaccare direttamente il padrone.
Fra le fila dei sindacati più filo padronali si notano sindacalisti che alla pari dei giocatori di calcio passano da una società ad un’altra, da alcuni soggetti sono considerati i “cavalli di razza”. In verità corrono solo per raggiungere il proprio tornaconto personale. Sindacalisti che all’interno della propria parrocchia sindacale diventano poi cinghia di trasmissione dei partiti. Che parlano di lotta, ma in verità, la vera lotta che hanno in mente è quella di fare le scarpe a quelli con cui prima andavano a mangiare insieme, nonché fare più tessere possibili per aumentare il proprio potere personale e vivere una vita agiata e delle condizioni diverse da quelle che vivono gli operai. Sono gli elementi che gestiscono il gestibile, che si muovono in combutta con i politici di turno per scambiarsi favori, cercando di ingannare gli operai che ancora riescono ad ingannare, cercando peraltro di salvare la faccia agli occhi di tanti operai, che invece li hanno già misurati.
Dopo decenni gli operai dovrebbero aprire gli occhi, se non ora, quando?
CROCCO, operaio di Melfi