Sotto l’egida della Ministra Calderone, confederazioni semisconosciute sottoscrivono un contratto Multi-manifatturiero che, stabilendolo a 9 euro lordi l’ora, fissa il salario ad un livello più basso di quelli contrattuali di categoria.
Caro Operai Contro, 9 euro orari lordi nelle piccole e medie imprese per tutti i settori, tranne il metalmeccanico: tessile, gomma-plastica, legno-arredo, petrolchimico. 9 euro per 173 ore fanno 1.557 euro lordi al mese. Vorrebbe dire, ad esempio, rispetto all’attuale contratto di legno-arredo, una perdita di 176 euro al mese.
Così, con cifre diverse per ogni settore, alla scadenza del contratto nazionale in vigore, se questo cosiddetto contratto multi-manifatturiero venisse applicato si potrebbe ripartire con un pesante taglio della paga base e conseguente scala retributiva.
Siglato da due “Confederazioni” semisconosciute, per non dire fantasma, (Confimi e Confsal), contiene norme trasversali per tutti i settori citati. Ridefinisce pesantemente al ribasso i salari con il paravento del salario minimo contrattuale a 9 euro l’ora lordi, arrogandosi una “rappresentatività” nazionale, a prescindere dal seguito e dal numero degli iscritti.
Questa nuova minaccia alla condizione operaia è stata sostanzialmente legittimata, il 19 settembre, dalla firma al palazzo dell’Inps a Roma, in un raduno organizzato dalla Ministra del Lavoro, Calderone, che ha accreditato come innovativo questo contratto, alla presenza dei vertici dell’Inps, dell’Inail, dell’Ispettorato del lavoro, tra gli illustri invitati della Calderone.
Al sindacato Confederale che denuncia per “dumping normativo e salariale” questo “contratto pirata”, ha risposto Paolo Agnelli, padrone di 13 aziende e presidente di Confimi: “Landini è un pirata, è lui che ha firmato il contratto multiservizi da 3 euro, 5 euro…Noi firmiamo i 9 euro tabellari”. Così P. Agnelli è venuto allo scoperto facendo leva sulle vergogne contrattuali di Landini e soci.
Vorrebbero superare la contrattazione collettiva dei contratti nazionali di categoria, recependo i 9 euro del salario minimo legale, fra l’altro non andato in porto. Stravolgendo però lo scopo dei suoi promotori, che non era quello di interferire con i contratti di lavoro e i loro livelli salariali, ma semplicemente assicurare per legge a tutti i lavoratori senza contratto, un salario non inferiore a 9 euro lordi all’ora.
Una soglia salariale ulteriormente svuotata dal carovita, che si presta al sabotaggio condotto da “sindacati” di comodo, passando dal ministro del Lavoro, fino alla Meloni.
La realtà è che gli operai dei settori dove la Ministra del Lavoro vedrebbe di buon occhio il contratto “multi- manifatturiero”, oggi, con i contratti nazionali firmati dai “pirati” Confederali (Cgil, Cisl, Uil), hanno la paga base del livello più basso maggiore di 9 euro lordi, e a salire per tutta la scala retributiva. Chi vogliono prendere per il culo lor signori?
Rimane la macchia di Landini e soci, della loro firma ad un contratto nazionale a meno di 9 euro all’ora. A chiederne conto sono i lavoratori del contratto Multiservizi che lo subiscono, gli iscritti alla Cgil e tutti gli operai e lavoratori che in quanto tali, ne hanno pienamente diritto.
Non certo Confsal e Confimi! Il presidente di quest’ultima, P. Agnelli, con le sue 13 aziende appartiene al mondo dei ladri di quel bottino, frutto dello sfruttamento operaio, i quali sono ben contenti di pagare i loro operai a 9 euro lordi all’ora.
Quando si trattò di negare il salario minimo legale, la Meloni usò come paravento il Cnel. Brunetta che ne è il presidente liquidò la pratica concludendo che: “La contrattazione forte è l’unica garanzia”. La “garanzia” di contrattare salari al ribasso senza limiti o di fare di 9 euro all’ora in contratto un salario normale, quando invece il salario minimo legale doveva essere stabilito per legge proprio per porlo come limite invalicabile per tutti quei lavoratori senza regolare contratto, a giornata, precari, che in qualunque momento o situazione potevano rivalersi con una legge dello Stato.
Brunetta con argomentazioni “paraculitiche”, non politiche, intorpidì la collaudata prassi della contrattazione collettiva nazionale per il rinnovo dei contratti di lavoro (condotta da sindacati rappresentativi su scala nazionale), mischiandola con una ipotetica contrattazione collettiva (condotta da sindacati di comodo) per discutere di un eventuale salario minimo contrattuale. Oggi assistiamo ai risultati del contratto multi-manifatturiero: 9 euro all’ora, pari sì al salario minimo, ma più basso dei minimi dei contratti nazionali già in essere per le categorie di lavoratori coinvolte.
L’azione della Calderone dal palazzo dell’Inps non apre la strada al salario minimo legale per chi non ce l’ha, ma tende ad abbassare di fatto il salario degli altri al salario minimo.
Saluti Oxervator.