VENTIQUATTRO CENTESIMI DI EURO

Tanto vale il sabato lavorativo obbligatorio degli operai Stellantis. Ieri un operaio Stellantis di Cassino si interrogava sulle trattative tra firmatutto e padrone Stellantis, nel breve anche le peggiori prospettive si sono avverate. Fino a quando?
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Tanto vale il sabato lavorativo obbligatorio degli operai Stellantis.
Ieri un operaio Stellantis di Cassino si interrogava sulle trattative tra firmatutto e padrone Stellantis, nel breve anche le peggiori prospettive si sono avverate. Fino a quando?


 

Delio Fantasia da Facebook


Cosa sta accadendo al tavolo delle trattative per il rinnovo del contratto di lavoro per gli operai Stellantis?
Di quali argomenti di sta discutendo?
A che punto sono arrivati?
Quali risultati sono stati raggiunti dopo ben cinque incontri?
Di cosa si discuterà nei successivi sei incontri?
Niente. Non sappiamo niente. Non è dato sapere. Si sta decidendo tutto a nostra insaputa, sopra le nostre teste, senza neanche informarci, senza neanche avere la possibilità di incidere sul confronto in atto, senza la reale possibilità di aprire un confronto nelle fabbriche.
Insomma, noi operai Stellantis siamo trattati come pezze da piedi, o, eventualmente, come soggetti non in grado di comprendere un verbale di incontro sindacale. Siamo trattati come soggetti che, alla fine del percorso, potrebbero semmai esprimere un giudizio (non vincolante), ma accettando fin d’ora il testo inegrale finale del contratto collettivo nazionale, qualunque esso sia. E, niente di meno, ci viene chiesto di contribuire anche con 40 euro una tantum per il lavoro svolto al tavolo delle trattative (contributo contratto nazionale).
Ciò che è dato sapere, invece, è circoscritto a incomprensibili, generici e indefiniti comunicati stampa dai quali emerge che al tavolo delle trattative si sta discutendo di tutto, tranne che dei contenuti della già misera e insufficiente piattaforma sindacale illustrata ai lavoratori nelle fabbriche.
Nell’ultimo comunicato stampa di Cgil, Cisl e Uil di oggi, ad esempio, si parla di recuperi produttivi, ovvero, in buona sostanza, di maggiore flessibilità da regalare al datore di lavoro oltre a quella di cui già dispone. A parte il fatto che la flessibilità non è contemplata nella piattaforma sindacale, e quindi non si capisce come sia finita sul tavolo delle trattative, resta la perplessità di ben 24 centesimi di euro aumento netto per ogni ora di lavoro da svolgersi obbligatoriamente il sabato. L’aumento sarebbe di 2,5 euro lordi che, ripartiti nelle otto ore, fa ben 24 centesimi netti, e questa roba viene spacciata come conquista a fronte del “controverso tema dei recuperi produttivi, su cui come sindacati eravamo partiti da posizioni addirittura opposte”. Ben 24 centesimi di euro in cambio della totale reperibilità de facto di tutti i sabati del prossimo anno!
Orbene, chi ha conferito mandato per trattare e addirittura raggiungere un accordo sulla questione dei recuperi produttivi? Su quale punto della piattaforma c’è scritto che i sindacati avrebbero “lottato” per avere 24 centesimi di aumento per lavorare obbligatoriamente sei giorni settimanali per 48 ore? La domanda, a questo punto, appare legittima: al tavolo delle trattative si sta discutendo della piattaforma sindacale dei lavoratori, come di norma, o della piattaforma rivendicativa dell’azienda?


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