SCHIAVITÙ E MORTE NELLE VILLE PATRIZIE DEL NORD (42 KM DA PONTIDA).

Muratori di giorno e guardiani di notte, Salah e Samir, egiziani di 25 e 29 anni, sono morti in un cantiere, schiavi 24 ore su 24 ore, non si sa nemmeno se avevano un rapporto di lavoro regolare. Questo è quello che sta dietro la sbandierata dignità del lavoro.
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Muratori di giorno e guardiani di notte, Salah e Samir, egiziani di 25 e 29 anni, sono morti in un cantiere, schiavi 24 ore su 24 ore, non si sa nemmeno se avevano un rapporto di lavoro regolare. Questo è quello che sta dietro la sbandierata dignità del lavoro.


 

Caro Operai Contro, anche nella moderna schiavitù i padroni dispongono degli schiavi 24 ore su 24.
Salah e Samir egiziani di 25 e 29 anni, in Italia da pochi mesi abitavano a Milano zona San Siro, sono morti per il lavoro il 21 settembre 2021.
Muratori di giorno e guardiani di notte nel cantiere di una villa di lusso in costruzione, la quinta della serie per una zona residenziale di alto bordo, a 500 metri dal lago di Como nel Comune di Moltrasio.
Sono morti in cantiere per le esalazioni di monossido, dopo essersi addormentati cercando di difendersi dal freddo, scaldandosi con mezzi di fortuna in un container senza ricambio d’aria, che l’azienda aveva assegnato loro.
Il padrone li sfruttava di giorno come muratori, di notte affidandogli la vigilanza del cantiere, e ancora, non retribuendo loro il costo della trasferta (poiché restavano in cantiere) quotidiana, da Milano al cantiere e ritorno.
Si sospetta anche di caporalato e subappalti in nero, perché dalle prime indagini i 2 operai morti non risultano essere stati alle dipendenze delle ditte in cantiere.
La statistica ufficiale non dirà che sono morti per il lavoro, ma per una tragica disgrazia durante il sonno. Così pure il loro padrone e quelli della ditte in appalto e subappalto nel cantiere.
Sul cartello del cantiere vi è scritto solamente – oltre la concessione edilizia del Comune – l’impresa appaltatrice – la Nur Immobilien Srl di Lecco e la prima ditta in subappalto: la Diana costruzione di Porlezza. Non c’è il nome del responsabile dei lavori, al suo posto c’è scritto “non nominato”. Totalmente assenti anche le cosiddette “notifiche preliminari” che devono contenere i subappalti e le indicazioni sulla modalità delle lavorazioni.
Tra mancanza di leggi efficaci sull’antinfortunistica e la trasgressione di quelle esistenti, i padroni pensano di poter continuare la strage operaia, tanto non vanno in galera, non vengono condannati, rischiano ridicole multe e qualche volta al massimo un processo dall’esito scontato.
Così si dimostrerà che (nella forma) gli apparati “democratici” funzionano, nella sostanza … i padroni non si preoccupano che il nuovo governo post elezioni, impedisca loro di continuare con il solito tran tran di prevenzione e antinfortunistica inesistente o approssimativa.
Un responsabile del cantiere intervistato da TG3 Lombardia, dice che non ha niente da dichiarare. Zero dichiarazioni per non compromettere una ricostruzione falsata dell’accaduto, allo scopo di addossarne la colpa ai 2 operai morti, assolvendo il padrone che ne è il carnefice.
Forse il signor “zero dichiarazioni” ricorda il caso del dicembre 2018, quando nella vicina Val Cavarnia, Zyber Curri operaio Kossovaro di 48 anni è morto e nessuna delle aziende che operava nel cantiere sosteneva di conoscerlo.
Stavolta gli operai compagni di lavoro di Salah e Samir i 2 operai morti, e i loro parenti arrivati sul posto si sono incazzati e non poco, con gli omertosi responsabili del cantiere smascherandoli: “Lo sapevate benissimo che dormivano qui da 25 giorni!”.
La solidarietà operaia attiva e costante, può e deve rappresentare uno stop, ad una falsata ricostruzione sulle responsabilità del padrone nei 2 omicidi.
Finchè alle aziende sarà permesso di impiegare forza lavoro senza la dovuta e aggiornata preparazione sulle misure di prevenzione e antinfortunistiche, per gli operai il posto di lavoro sarà sempre a rischio “infortuni”, anche mortali.
Perciò occorre mobilitarsi individualmente ma in modo coordinato e collettivo, cercando nel limite del possibile di preservare l’incolumità di ciascuno. Anche se ciò non basterà a sopperire al deficit antinfortunistico tenuto dai padroni nei posti di lavoro, per risparmiare tempo e denari.
I padroni si recheranno solerti a votare il 25 settembre: nessun partito in corsa per il nuovo governo si è impegnato nel proprio programma, a indicare una serie di misure per fermare la strage operaia del lavoro, tanto meno ad esporre chiari provvedimenti per “neutralizzare” i padroni responsabili di quelli che vengono definiti “infortuni”, ma in realtà sono omicidi per il profitto.
Saluti Oxervator.

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