NON ANDARE A VOTARE È UN ATTO POLITICO, LUCIDO E COSCIENTE

È vero che tanto conteranno i voti sulle schede e si divideranno la gestione del potere sulla base di questi voti, ma se i consensi raccolti saranno meno della metà, o molto vicini ad essa, il loro potere sarà azzoppato.
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È vero che tanto conteranno i voti sulle schede e si divideranno la gestione del potere sulla base di questi voti, ma se i consensi raccolti saranno meno della metà, o molto vicini ad essa, il loro potere sarà azzoppato. Tutte le storie sul fatto che rappresentino la maggioranza non potranno essere raccontate se non facendo ridere chi le ascolta.

Gli operai, i lavoratori poveri, quelli licenziati e finiti nell’esercito industriale di riserva in maggioranza non andranno a votare. Coloro per i quali l’azione politica dei partiti, di tutto il ceto politico, si è dimostrata o una massa di impegni non mantenuti, o l’azione di una congrega che, quando ha dovuto legiferare sulle questioni del lavoro, ha sempre voluto garantire gli interessi degli industriali dai più piccoli ai più grandi, diserteranno le urne. Se qualche componente di queste classi si recherà a votare toccherà il fondo della sottomissione, ma saranno in pochi. Gli astenuti, i bianchi e gli annullatori si trovano, nella stragrande maggioranza, fra le classi operaie, fra quelli che sono poveri perché lavorano e sono costretti ad elemosinare un lavoro a qualsiasi condizione perché sono poveri.

Non votare è un atto politico di rottura con il meccanismo col quale prende forma il potere dei ricchi. In quanto operai siamo relegati a sgobbare nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro, a lasciarci la pelle, a non aver nessuna voce in capitolo ed ora dovremmo, come pecoroni in fila, votare per favorire questa o quella banda che vuole prendere un posto in parlamento, al governo per fare i propri interessi garantendo naturalmente il potere di chi li controlla direttamente, i grandi borghesi dell’industria e della finanza.

Vadano a votare i raccoglitori di briciole di ogni partito, qualche piccolo privilegio lo porteranno a casa , gli operai che dovranno affrontare un inverno di licenziamenti, e tirare la cinghia, fanno bene a boicottare il 25 settembre. Ma non basta stare a casa ad aspettare i risultati, questa settimana che manca al voto si può usare per la propaganda di disertare le urne. Abbiamo uno strumento che non li fa dormire: astenersi dal voto e sostenere questa scelta apertamente è un atto politico assolutamente legittimo e giustificato.

Questo atto politico si potrà esercitare in tre forme. Non andare al seggio, estraneità completa alla farsa. Andare al voto e mettere scheda bianca, – si capisce – siccome conosciamo i nostri governanti potrebbero usare la nostra scelta per discriminarci. Terza scelta, annullare la scheda e divertirsi a riempirla di pensieri cattivi.

Siccome non si affronta una scadenza elettorale senza obiettivi numericamente definiti, anche noi ne abbiamo uno: che i voti validi scendano sotto la metà degli aventi diritto. Ci potrebbe servire per le lotte d’autunno contro padroni e governo, con un parlamento che rappresenterebbe formalmente una minoranza di “cittadini” e come tale, secondo le loro regole di maggioranza e minoranza, illegittimo ad esercitare il potere sociale. Che questo risultato rafforzerebbe la lotta degli operai per resistere al peggioramento delle condizioni di vita è un dato di fatto, non votare è un atto politico necessario.

PARTITO OPERAIO

18/09/2022 – Sesto San Giovanni (MI), via G. Matteotti 496
PER CONTATTI: [email protected]

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