PROFITTI E DIVIDENDI SCHIACCIANO I SALARI

Uno studio presentato a Cernobbio, di borghesi per borghesi, rileva come ad un sistema di bassi salari corrisponda un elevato saggio di profitti e dividendi. Se lo dicono loro dovremmo approfittarne e iniziare a chiedere più soldi in busta paga. Ma i capi del sindacato fanno finta di niente.
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Uno studio presentato a Cernobbio, di borghesi per borghesi, rileva come ad un sistema di bassi salari corrisponda un elevato saggio di profitti e dividendi. Se lo dicono loro dovremmo approfittarne e iniziare a chiedere più soldi in busta paga. Ma i capi del sindacato fanno finta di niente.


 

Caro Operai Contro, la paura di un inverno al freddo senza gas, è uno dei mega problemi che i politici in corsa per il Parlamento agitano, per distogliere l’attenzione dai loro programmi elettorali, privi di reali proposte per affrontare da subito il carovita. Una grave “lacuna” che, come risaputo, riguarda salari operai, retribuzioni e pensioni degli strati sociali poveri.
Con l’avvicinarsi delle elezioni politiche (meno di 20 giorni), la presa per il culo nei confronti degli operai e assimilati si fa sempre più grossa.
I padroni con i politici e i canali dell’informazione, lamentano i rialzi dei prodotti energetici, seminano disperazione se sale lo Spred o flette la Borsa, in realtà intascano profitti e dividendi alle stelle, mentre il potere d’acquisto dei salari è precipitato con l’aumento del carovita.
Energia elettrica fuori controllo, gasolio +129%, gas +178%, olio di semi +63%, burro +34%, margarina +24%, farina +23%, latte a lunga conservazione +19%, riso +22%, uova +15%, pasta +22%, uova fresche +12%, carne di pollo +16%, gelati +18%, frutta +8%, ecc.ecc. (Fonte Coldiretti).
Eppure nessun partito o formazione politica che si presenta alle elezioni ha nel suo programma un piano per aumentare i salari, tenerli al passo col carovita, evitare che si stabilizzi o peggio cresca la distanza tra potere d’acquisto e inflazione.
Per non disturbare i padroni e sviare le attese dei presunti elettori, i signori candidati al Parlamento prospettano catastrofi per il fermo produttivo dovuto all’alto costo dell’energia elettrica. Così facendo ammettono implicitamente la loro inconsistenza, oppure il loro servilismo (ben remunerato) allo stato delle cose presenti.
Presi fin sopra i capelli, ignorano volutamente anche la scomoda segnalazione della Piattaforma Global Attractiveness Index, presentata al recente Studio Ambrosetti di Cernobbio, di cui riportiamo alcune frasi qui sotto virgolettate.
I bassi salari in Italia non sono giustificati da una minor profittabilità delle imprese”.
Da un lato, “il valore aggiunto medio per dipendente è in Italia pari a 69,2 mila euro, un valore allineato ai Paesi Ocse (in Spagna è pari a 52,2 mila euro, in Germania è pari a 71,1 mila euro) e alla media dei Paesi Ue (60,7 mila euro). Ma dall’altro lato, “la remunerazione del capitale delle imprese italiane è più alta …perché le imprese spendono meno per la remunerazione del lavoro rispetto ai principali concorrenti internazionali”. “La quota parte dei costi di produzione delle imprese destinata agli stipendi dei propri dipendenti nelle imprese italiane si attesta a 18,6%, una quota minore del 6,3% inferiore rispetto alle imprese spagnole, del 7,1% alle imprese tedesche e di 8,2% rispetto a quelle francesi”.
Si sa che il cosiddetto “valore aggiunto” è un parametro usato dalle aziende per manipolare a mitigare a proprio piacere il reale tasso di profitto. Ma è comunque molto significativo che anche attraverso questo parametro la Piattaforma internazionale Global Attractiveness Index, riconosca in poche parole, che i profitti dei padroni in Italia sono fra i più alti in Europa, a spese dei salari che in Italia sono fermi da 30 anni. Più precisamente, nell’analisi di questo istituto, l’Italia dei salari è al penultimo posto tra i 36 Paesi Ocse, ultimo è il Messico.
Global Attractiveness Index sta dicendo che mentre i profitti in Italia sono tra i più alti d’Europa, i padroni italiani delle aziende energetiche, hanno rimandato al mittente, il decreto con cui il governo Draghi chiedeva una tassa non sui profitti, (consistente, come sarebbe lecito) ma un obolo del 25% sugli extraprofitti!
Altro dato strabiliante per i padroni sono le cedole andate agli azionisti delle aziende quotate in borsa.
In Italia nel 2° trimestre 2022, rispetto al 2° trimestre del 2021, si sono impennate del 72,2% a fronte di una media europea del 28,7%. Dati elaborati da Etuc, (European Trade Union Confederation).
I dividendi in Italia sono aumentati 20 volte di più dei salari, per i quali è atteso entro il 2022 un aumento medio del 3,7% a fronte di un aumento del carrello della spesa del 9,7% ad agosto (Istat).
Non è perchè gli operai sono costretti a tirare la cinghia, che Analisti e Istituti come Global Attractiveness Index, o, European Trade Union Confederation si preoccupano dei salari. Bensì per il fatto che l’aumento sproporzionato di profitti e dividendi, provoca un aumento della domanda e dei prezzi dei settori medio alti, che contaminano e portano a un nuovo generale aumento di tutti i prezzi, creando in prospettiva problemi che, per i borghesi e i loro affari, sono ben più gravi del tirar di cinghia degli operai.
Saluti Oxervator.

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