LA PELLE DEGLI OPERAI E’ RIMASTA FUORI DAI PROGRAMMI ELETTORALI

Gli operai li ripagheranno non andando a votare. Questa è una guerra per bande dei borghesi grandi e piccoli per un posto in parlamento, per difender i loro privilegi. Noi prepariamoci alla campagna d’autunno per il salario, contro i licenziamenti di massa, contro i padroni e il governo che verrà.
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Gli operai li ripagheranno non andando a votare. Questa è una guerra per bande dei borghesi grandi e piccoli per un posto in parlamento, per difender i loro privilegi. Noi prepariamoci alla campagna d’autunno per il salario, contro i licenziamenti di massa, contro i padroni e il governo che verrà.

Caro Operai Contro, nei programmi elettorali dei partiti in corsa per le elezioni politiche del 25 settembre, non c’è uno straccio di proposta per affrontare radicalmente, la strage operaia dei morti per il lavoro.
Tutto resterà affidato alle roboanti frasi di circostanza, e ai solenni propositi di affrontare il problema.
Forse i nostri cacciatori di voti al di là delle belle frasi di circostanza, pensano che tutto sommato le morti sul lavoro, fanno parte del prezzo da pagare per realizzare un ottimo profitto, senza spendere troppo tempo e denaro per le misure di prevenzione e antinfortunistiche.
Altra grave lacuna nei programmi elettorali, è la mancanza di una soluzione per 95 mila operai e lavoratori delle 73 aziende con tavoli di crisi aperti al Mise (Ministero sviluppo economico) carica ricoperta dal leghista Giorgetti.
Per non parlare delle aziende che sono nelle stesse condizioni o peggio, ma non fanno notizia.
Con le elezioni alle porte, gli uomini e gli amici dei padroni, nei partiti e nei sindacati, fanno in modo di far circolare il meno possibile notizie di aziende a passo ridotto, scioperi e agitazioni nelle fabbriche. Rinviano ad elezioni avvenute la dichiarazione di crisi aziendali e di esuberi.
In altri casi presentano come momentaneo contrattempo il fatto che, passata la chiusura delle ferie estive, ci sono aziende che inspiegabilmente rimandano la riapertura…
Un altro punto di primaria importanza assente nei programmi dei cosiddetti “poli” e “coalizioni”, in corsa per il parlamento, è la stroncatura e messa al bando dei salari di 1 euro, 2 euro, 3 o poco più euro l’ora.
Salari letteralmente da fame tanto da far apparire un miraggio la proposta dei 5 Stelle del salario minimo legale a 9 euro l’ora lordi. Sotto questa cifra in Italia ci sono quasi 11 milioni di operai e lavoratori, compresi i lavoratori domestici.
C’è poi il fatto, anch’esso fondamentale, per operai, lavoratori e pensionati dello stesso strato sociale: si tratta della distanza instauratasi tra le loro retribuzioni e il carovita. Una distanza che, evidentemente, lascia indifferenti i galantuomini della contesa elettorale. Nessuno che abbia nel programma un riequilibrio del rapporto salari-carovita e una sorta di “scala mobile” per mantenere il potere d’acquisto al passo con l’inflazione.
Bastano e avanzano solo questi 4 punti per smascherare tutta la brava gente che chiede voti per perpetrare, di volta in volta, la politica di Palazzo che garantisca il funzionamento dell’intera società basato sullo sfruttamento e la subalternità della classe operaia al sistema dei padroni e della borghesia.
Tutto questo finché gli operai organizzati, non decideranno finalmente di sistemare questo mondo capovolto, con tutte le sue indefinibili “ingiustizie”.


Saluti Oxervator.

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