SONO PARTITE LE MANOVRE PER CUCINARE GLI OPERAI

A Melfi sindacalisti venduti e politici da strapazzo sono già al lavoro per coprire le responsabilità di Stellantis nell'ondata di esuberi nella logistica, anticamera di licenziamenti. Sono già al lavoro con i soliti ammortizzatori sociali per coprire i licenziamenti e mettere gli operai alla fame.
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A Melfi sindacalisti venduti e politici da strapazzo sono già al lavoro per coprire le responsabilità di Stellantis nell’ondata di esuberi nella logistica, anticamera di licenziamenti. Sono già al lavoro con i soliti ammortizzatori sociali per coprire i licenziamenti e mettere gli operai alla fame.

“Faremo tutto all’interno, poco o niente Indotto e risparmio su tutto”. Questa la parola d’ordine ufficiosa, ma neanche tanto, dei vertici di Stellantis come ricordava qualche giorno fa un operaio dello stabilimento centrale su Basilicata 24. Un operaio che appariva molto più informato e razionale nelle analisi che faceva rispetto ai sindacalisti che cadevano dalle nuvole di fronte al piano di Stellantis di ridimensionamento, per ora, della sola logistica. “Oggi più che mai a Melfi è stata scritta una pagina importante che guarda al presente ma soprattutto guarda al futuro del più grande polo industriale italiano”. Così concludeva il comunicato di FIM FIOM UILM FISMIC UGLM AQCF dopo l’accordo del 25 giugno del 2021, un anno fa, in cui si stabiliva l’eliminazione di una linea di produzione nello stabilimento centrale e un piano di incentivazione all’esodo volontario, pur “rimanendo invariata la capacità produttiva di 400.000 auto all’anno”. Da allora sono usciti circa 1000 dipendenti, le condizioni di lavoro di quelli che sono rimasti sono peggiorate e ora inizia lo smantellamento dell’indotto. Solo gente completamente asservita al padrone poteva pensare che l’accordo del 2021 avrebbe portato cose buone agli operai di Melfi. In quell’accordo era già scritto nero su bianco che Stellantis avrebbe tagliato personale e impianti e avrebbe utilizzato nel modo più intenso possibile uomini e macchinari rimanenti. Oggi i primi ad uscire sono 85 operai della logistica e l’azienda fa sapere, sempre in modo ufficioso, che il “sequenziamento” del materiale per le linee che veniva fatto all’esterno, a settembre verrà fatto all’interno dove una volta c’era la seconda linea e, si capisce, il lavoro verrà svolto dagli esuberi interni dello stabilimento centrale. Di fronte a questo il sindacato non trova niente di meglio che piangere presso i politici affinchè intervengano. E il presidente della regione Basilicata, nel perfetto gioco delle parti, subito si dichiara disponibile a mettere in campo gli “adeguati” ammortizzatori sociali per facilitare la “transizione”, ma ribadendo il suo impegno affinchè a Melfi non si perda neanche un solo posto di lavoro. La solita sceneggiata. Gli esuberi chi li sta creando? Stellantis? E allora cosa c’entra la regione Basilicata? La mobilitazione doveva essere orientata contro Stellantis. Il “sequenziamento” del materiale avviene all’interno? E allora gli operai in presidio bloccano i camion che portano il materiale allo stabilimento centrale. Non ci vuole mica la palla di vetro per capire che così va fatto, come in questi anni hanno dimostrato gli operai della logistica in tutta Italia! La regione viene coinvolta perché deve finanziare la cassa integrazione, ma questo significa che si è già accettato il piano di ridimensionamento di Stellantis e ora bisogna accompagnare gli operai al licenziamento in modo indolore, senza che diano fastidio al padrone, spostando il centro della trattativa sugli ammortizzatori sociali. Bisogna cominciare ad aprire gli occhi a Melfi. Una cosa deve essere chiara: gli 85 operai della logistica sono solo i primi. Ci saranno tagli in tutto l’indotto e ancora nello stabilimento centrale, e quelli che rimarranno avranno condizioni di lavoro e di salario peggiori di prima. E’ il momento di unirsi e non di dividersi. L’azienda ci vuole portare alla miseria dividendoci. Per ora quelli della logistica, successivamente il resto dell’indotto, cercando di tenere fuori dal gioco lo stabilimento centrale. Questo è il piano per fregarci tutti. Dobbiamo organizzarci come operai. I sindacalisti ci portano solo a spasso per non disturbare il padrone. Se non ci uniamo come operai e cominciamo a muoverci come una comunità con le stesse condizioni e gli stessi interessi, ci hanno già cucinato.

Crocco, operaio di Melfi

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