I NODI VENGONO AL PETTINE

Dopo poco più di una anno dall’accordo che doveva fare il miracolo di smantellare una linea e conservare contemporaneamente il numero di occupati, Stellantis annuncia i tagli, senza mascherarli più con le “dimissioni incentivate”. Per ora riguardano solo la logistica, ma coinvolgeranno tutti gli operai dell’area industriale di Melfi. Il sindacato spezzetta invece la lotta, mobilitando solo la logistica. Ci vogliono “cucinare” un gruppo alla volta.
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Dopo poco più di una anno dall’accordo che doveva fare il miracolo di smantellare una linea e conservare contemporaneamente il numero di occupati, Stellantis annuncia i tagli, senza mascherarli più con le “dimissioni incentivate”. Per ora riguardano solo la logistica, ma coinvolgeranno tutti gli operai dell’area industriale di Melfi. Il sindacato spezzetta invece la lotta, mobilitando solo la logistica. Ci vogliono “cucinare” un gruppo alla volta.

Stellantis, quest’anno, in 6 mesi fa 88 miliardi di fatturato e otto miliardi di utili, gli operai nel frattempo affogano.
Nell’incontro di oggi, la direzione aziendale ha detto chiaro e tondo ai bidelli che un terzo della manodopera dell’indotto rappresenta un esubero e, nell’ambito delle “economie” da costruire, se ne dovrà fare a meno.
Dopo mesi i nodi vengono al pettine. La linea che viene smantellata, a chiacchiere senza “riduzione degli organici”, mentre circa mille operai vanno via con le dimissioni volontarie, le famose quattro auto elettriche che avrebbero assicurato il futuro. Tutto fumo.
Stellantis mira solo al profitto e il profitto presuppone meno operai e più sfruttamento per quelli che rimangono.
Gli interessi tra operai e padroni sono contrapposti: non esiste la possibilità di conciliarli.
Nella crisi economica questo si evidenzia di più. Per continuare a guadagnare i padroni devono immiserire gli operai.
Tutte le mediazioni sindacali che tendono a sostenere il padrone perché dicono che se lui guadagna sopravvivono anche gli operai dimostrano tutto il loro fallimento.
I sindacalisti si sono voluti tappare orecchie e occhi per farci credere di non vedere quello che stava succedendo e che tutti gli operai attenti avevano capito.
Ora cercano di reagire quando la fabbrica sta per chiudere per ferie: un classico di questi venduti.
E come vogliono reagire? Proclamano con un comunicato congiunto di “fuoco” lo sciopero di 24 ore ma solo per la logistica, neanche per tutto l’indotto, assicurando però, con la solita loro faccia di bronzo, che la lotta si estenderà a tutti i lavoratori di Melfi, ma non si sa quando. Nel frattempo, con un tempismo perfetto, in questo maledetto gioco delle parti, Stellantis ha comunicato in nottata il fermo dello stabilimento sul 1° turno di oggi per la prevista mancanza di materiali a causa dello sciopero, tenendo così gli operai a casa. Meglio far raffreddare gli animi per non far scoppiare l’incendio.
E come i sindacalisti vorrebbero risolvere la situazione? Con i soliti pianti nei confronti dei politici che dovrebbero costringere il padrone a fare quello che loro, i sindacalisti, non sono capaci di fare, e cioè difendere gli operai.
I politici poi. Quelli che non sono meno servi dei sindacalisti nei confronti del padrone.
Per noi operai una cosa deve essere chiara: Nessuno ci difende se non noi stessi. È arrivato il momento di farsi sentire. E in modo deciso. Teniamo presente che Stellantis ha dichiarato, attraverso il suo amministratore delegato, che anche con il 50% delle vendite in meno, gli azionisti guadagnano lo stesso. Ma per vendere anche il 50%, le macchine devono essere comunque prodotte. Se noi scioperiamo il padrone perde un milione di volte di più di quello che perdiamo noi. Cominciamo a mandargli questo messaggio. Cominciamo a fargli sentire il fiato sul collo. Uniti, senza farci imbrigliare da quelle mezze seghe dei nostri sindacalisti, siamo una forza. Facciamogliela assaggiare questa forza a questi quattro parassiti che vivono nel lusso grazie al nostro lavoro.
Crocco, operaio di Melfi

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