IL PESCECANE A KIEV

Zelensky vende la pelle dell’orso al capo dei padroni italiani, a Bonomi, presidente di Confindustria. Si accorda sulla presenza di imprenditori italiani nell’opera di ricostruzione che si dovrà realizzare alla fine della guerra. A Bonomi brillano gli occhi ...
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Zelensky vende la pelle dell’orso al capo dei padroni italiani, a Bonomi, presidente di Confindustria. Si accorda sulla presenza di imprenditori italiani nell’opera di ricostruzione che si dovrà realizzare alla fine della guerra. A Bonomi brillano gli occhi, con tutte le distruzioni prodotte dall’attacco dell’esercito russo la ricostruzione può essere affari di migliaia di miliardi. E Zelensky ha scelto di abbracciare chiunque pensa possa sostenerlo nella guerra all’aggressione dell’imperialismo russo. Ma vende la pelle dell’orso senza averlo ancora preso. Come finirà il conflitto è da vedere, se gli imperialisti europei ed americani si accorderanno con i russi sulla spartizione dell’Ucraina la sua politica di essersi messo nelle mani di questi pescecani sarà messa alla gogna dagli stessi combattenti della resistenza ucraina. Ma l’orso che gli può scappare di mano è rappresentato dai combattenti operai e contadini, dai lavoratori dei servizi delle città che hanno retto lo sforzo più pesante nell’opporsi all’esercito invasore. Zelensky ne ha promosso l’armamento, li ha inglobati nelle forze regolari dell’esercito e nelle squadre di autodifesa. Questi hanno trasformato ogni fabbrica, ogni cascina e strada in punti di resistenza accanita, hanno seppellito i loro morti nei cortili ed ora si presenta un fighetto dall’Italia , occhialini leggeri, vestito di buon taglio e si propone come rappresentate degli imprenditori per la ricostruzione del paese, e Zelensky è pronto a vendergli la pelle dell’orso. E come intende questo capo degli imprenditori ricostruire le infrastrutture e le città distrutte? Naturalmente con i sistemi delle aziende italiane, salari da fame, 5 o 6 operai morti al giorno, lavoro a giornata e appalti del sub appalto.
Ora, si può veramente credere che chi ha rischiato e perso la vita, la casa e la fabbrica, per combatter contro lo zar di Russia aspetti a braccia aperta gente come Bonomi? Zelensky deve stare attento, ha puntato tutta la sua politica nell’elemosinare sostegno dai governi imperialisti d’occidente, questi non gli mandano armi o finanziamenti a titolo gratuito, comunque vadano le cose vogliono mettere le mani sulla società ucraina, sul suo funzionamento post bellico, sul garantirsi elevati saggi di profitto sul capitale investito.
L’unica forza che poteva e può veramente imporre alla borghesia russa il ritiro delle truppe sono gli operai, i lavoratori poveri delle città e delle campagne della stessa Russia. Un contributo che possiamo dare noi da operai in Italia agli operai in Ucraina è metterli in guardia da questi personaggi che conosciamo bene, non aspettano altro che la fine della guerra per mettere i resistenti di oggi al lavoro forzato domani alle loro condizioni di salari da fame e ricatti di licenziamento. Ma come si ricostruirà l’Ucraina, in quali rapporti fra partiti e classi, fra oligarchi e operai, fra multinazionali e forza lavoro locale lo decideranno quelli che hanno fermato, combattendo in prima persona, l’imperialismo russo, non lo deciderà nè Bonomi né il sorridente zelensky.
E. A.

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