BONOMI L’EROE DEI PADRONI

Il capo di confindustria si preoccupa delle imprese italiane che operano in Russia, dei loro affari. Questo è il vero interesse dei padroni italiani, altro che i piagnistei ufficiali sulle condizioni della popolazione ucraina. “Se i salari scendono ci pensi il governo”, i padroni devono eroicamente difendere i loro profitti
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Il capo di confindustria si preoccupa delle imprese italiane che operano in Russia, dei loro affari. Questo è il vero interesse dei padroni italiani, altro che i piagnistei ufficiali sulle condizioni della popolazione ucraina. “Se i salari scendono ci pensi il governo”, i padroni devono eroicamente difendere i loro profitti


 

Caro Operai Contro, Bonomi/Confindustria va su tutte le furie solo a sentir parlare di aumenti salariali, che poi sarebbero solo adeguamenti al carovita.
Confindustria ha sempre sostenuto che l’inflazione è l’unico fattore che giustifichi adeguamenti salariali. Dopo l’aggressione di Putin all’Ucraina e l’inflazione alta, Bonomi non la pensa più così. È preoccupato per i padroni in Italia, e quelli italiani con le fabbriche in Russia.
Come ha dichiarato di recente ad una assemblea di Confindustria: “477 imprese italiane che operano in Russia, un fatturato di 7,4 miliardi, uno stock di investimento di oltre 11 miliardi, di cui nessuno parla. Imprese abbandonate a se stesse. Nessuno sta pensando a loro”.
Bonomi è tutto preso per il fatto che, gli effetti della guerra e degli alti prezzi di materie prime e prodotti energetici, ricadano sui padroni italiani con le attività in Italia e in Russia, condizionandone i profitti.
Non si preoccupa certo degli operai che ne fanno le spese, se le fabbriche chiudono o i salari non vengono adeguati. Come non si preoccupa degli operai in Ucraina, sotto i bombardamenti del suo socio Putin, che “ospita” in Russia 477 imprese italiane.
Bonomi ha definito i padroni italiani “Imprenditori eroi civili nella lotta all’inflazione”, precisando “Come sempre gli eroi non vengono riconosciuti”.
Il delirio di Bonomi, nasce dalla richiesta del ministro del Lavoro Orlando, che prospettava ai padroni aiuti dal governo Draghi, in cambio però di aumento dei salari, per un inflazione che provoca una perdita di 5 punti percentuali del potere d’acquisto dei salari.
Come scrive l’Istat: “Nel primo trimestre del 2022 la crescita delle retribuzioni contrattuali rimane contenuta. La durata dei contratti e i meccanismi di determinazione degli incrementi contrattuali seguiti finora hanno determinato un andamento retributivo che, considerata la persistenza della spinta inflazionistica, porterebbe, nel 2022, a una perdita di potere d’acquisto valutabile in quasi cinque punti percentuali”.
In altre parole, per le famiglie operaie che con l’aumento dei prezzi non hanno oltre 200 euro in più al mese da poter spendere per almeno mantenere il precedente tenore di vita, sono costrette a ridurre i consumi e tirare la cinghia, anche per fare in modo che le ristrettezze ricadano il meno possibile sui figli.
Bonomi seduto con i padroni su miniere di ricchezze, frutto dello sfruttamento operaio, non vuole aumentare i salari, ma pretende aiuti e sgravi fiscali dal governo. Con tutti i profitti che hanno accumulato non si capisce perché il governo dovrebbe dare soldi ai padroni.
Mentre Bonomi grida ai quattro venti il suo “eroismo” sul lavoro altrui, alle categorie che hanno già rinnovato il contratto di lavoro, l’inflazione ha già mangiato gli aumenti andati in busta paga.
Questa la situazione più nel dettaglio. Alla fine di marzo 2022, sottolinea l’Istat, i 39 contratti collettivi nazionali in vigore per la parte economica riguardano il 44,6% dei dipendenti – circa 5,5 milioni – e corrispondono al 45,7% del monte retributivo complessivo. Nel corso del primo trimestre 2022 sono stati recepiti 5 contratti: scuola privata religiosa, cemento, calce e gesso, edilizia, mobilità – attività ferroviarie e Rai. I contratti che, a fine marzo 2022, sono in attesa di rinnovo salgono a 34 e coinvolgono circa 6,8 milioni di dipendenti, il 55,4% del totale.
I padroni, inoltre, rinnovano sempre i contratti con lunghi ritardi. Il tempo medio di attesa di rinnovo per i lavoratori con contratto scaduto, tra marzo 2021 e marzo 2022, è aumentato da 22,6 a 30,8 mesi.
Solo per questo Bonomi dovrebbe andare a nascondersi. Figuriamoci per il resto. Abbiamo capito che vuole la guerra, quella degli operai per gli aumenti salariali, senza aspettare che i capi sindacali si sveglino dal loro lungo torpore.
Saluti Oxervator.

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