PACE O CONDIZIONATORI?

Draghi, l’uomo dell’oligarchia finanziaria nasconde la realtà, fra pace e condizionatori ci sono gli interessi dell’ENI e dei grandi distributori di energia. L’embargo del gas russo lo caricheranno, se mai lo metteranno in atto, sulle bollette. I profitti, le tangenti dello Stato vanno garantiti. Ai boccaloni la scelta fasulla fra pace e condizionatori.
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Draghi, l’uomo dell’oligarchia finanziaria nasconde la realtà, fra pace e condizionatori ci sono gli interessi dell’ENI e dei grandi distributori di energia. L’embargo del gas russo lo caricheranno, se mai lo metteranno in atto, sulle bollette. I profitti, le tangenti dello Stato vanno garantiti. Ai boccaloni la scelta fasulla fra pace e condizionatori.


 

Caro Operai Contro, “Preferite la pace o i condizionatori accesi d’estate?”. Con questa frase stile “pin pin cavallin”, Draghi capo del governo, mette le mani avanti a giustificare in nome della guerra, una serie di misure antioperaie e antipopolari che ha già avviato.
Nel recente incontro fra le parti l’adeguamento dei salari all’inflazione fuori controllo, è stato ancora rinviato. Draghi non intende recuperare l’inflazione provocata dai rincari energetici, che sono quelli che l’hanno fatta impennare.
Bonomi/Confindustria ha fatto sapere che “Ora il costo del lavoro non può aumentare”, cosi i padroni definiscono il salario degli operai: sfruttandoli si arricchiscono ma lo chiamano “costo”.
«Per Confindustria – scrive La Stampa del 13 aprile – per aumentare il potere di acquisto dei lavoratori l’unica soluzione è un taglio “significativo” del cuneo fiscale nell’ordine dei 16-18 miliardi, senza bisogno di uno scostamento di bilancio ma semplicemente rivedendo la spesa pubblica».
Quindi ancora una volta Confindustria, mentre riconosce la necessità di adeguare i salari, chiede che sia il governo a farlo attraverso l’Irpef in busta paga. Senza che i padroni sborsino un soldo, ma tagliando ancora la spesa sociale.
Il Reddito di cittadinanza è già stato tagliato con la scusa che il soldi servono per “l’assegno unico”, la “grande riforma” che eliminando anche assegni famigliari e detrazioni, alla fine darà meno soldi ai bisognosi.
Tagliate pure Pensioni di cittadinanza, in molti casi falcidiate da 250 euro mensili a 40 euro, e anche da 190 euro mensili a 57 euro mensili.
Il governo toglie fondi al welfare e alla spesa sociale, per investirli nel potenziamento degli armamenti e dell’esercito.
Misure che Draghi e i padroni presentano come inevitabili conseguenze della guerra in Ucraina. Tacendo su ragioni economiche, interessi e dinamiche che della guerra ne sono alla base.
Sono le stesse (ragioni economiche, interessi, dinamiche) di cui anche padroni e governo in Italia ne sono protagonisti fruitori. Presenti in ogni paese ovunque c’è da far profitti, con i rispettivi investimenti, attività finanziarie e di ogni tipo, concatenate oltre i confini dei singoli Stati.
Quando poi nella guerra economica cosiddetta “globalizzata”, si apre uno scenario di guerra armata come in Ucraina, il governo dei padroni dei paesi non direttamente belligeranti, impone sacrifici agli operai ed ai meno abbienti, in una strisciante economia di guerra.
I sacrifici beninteso per i soliti noti, diventano la linea guida del governo, amplificata dai tromboni della guerra di propaganda fatta con ogni mezzo d’informazione, da “intellettuali-opinionisti-giornalisti”, quasi tutti ben allineati con il governo, a parte i vari distinguo.
Un paio di esempi. Allineato con Draghi dal Corriere della sera, Casini, politico per tutte le stagioni e occasioni, annuncia che “Dobbiamo fare dei sacrifici” per non subire Putin e il suo ricatto del gas. Gli fa eco la prima pagina di Domani: “Per fermare Putin dobbiamo tutti fare dei sacrifici”.
La guerra non finirà certo imponendo sacrifici agli operai ed agli strati già in difficoltà. Contrariamente a come vuole dare a intendere Draghi che subordina la pace alla rinuncia dei “condizionatori”, ovvero alla rinuncia di ciò che ha già tagliato e intende tagliare in compagnia dei partiti che formano il suo governo.
L’opposizione operaia ai padroni e al loro governo, deve dispiegare tutte le sue potenzialità di ribellione, troppo spesso ferme ad una – seppur ferma e convinta – opinione contro.
Saluti Oxervator

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