STELLANTIS MELFI RACCOMANDATI PER UN POSTO DA SCHIAVI

Uno dei sistemi per fomentare, nello stesso tempo, divisione fra gli operai e consenso per i sindacalisti aziendali è l’assunzione per raccomandazione. Ma non bisogna dividersi e nemmeno ringraziare il sindacalista di turno si tratta di un lavoro da schiavi, mal pagato ed a giornata.
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Uno dei sistemi per fomentare, nello stesso tempo, divisione fra gli operai e consenso per i sindacalisti aziendali è l’assunzione per raccomandazione. Ma non bisogna dividersi e nemmeno ringraziare il sindacalista di turno si tratta di un lavoro da schiavi, mal pagato ed a giornata.

A Melfi i farfalloni fra le fila del sindacato gestiscono il gestibile, quello che i vari padroni concedono. Il padrone principale Stellantis fa quello che vuole. Dopo aver smantellato una linea e portato via mezzi e servomezzi ha deciso di iniziare a mettere mano su altro. Dopo il ridimensionamento degli operai nelle aziende di pulizia, Stellantis punta a tagliare nella logistica. Nella Las Automotive sembrano esserci 6 operai a rischio licenziamento, altri 3 operai nel sito Fdm. Per adesso i padroni gestiscono con la cassa integrazione, molte volte neanche anticipata dal padrone ma pagata dall’Inps dopo mesi. Stellantis un giorno annuncia si lavorerà sette giorni su sette, un’altro giorno annuncia giorni e giorni di cassa integrazione. Per rassicurare e tenere buoni gli operai Stellantis annuncia che i ratei matureranno ugualmente nonostante le giornate di cassa integrazione a metà salario sono superiori alle giornate lavorate, per gli operai dell’indotto ovviamente non c’è il riconoscimento della maturazione dei ratei.

Tavares annuncia piani faraonici per gli azionisti, per gli operai sempre e solo sacrifici. Quando si lavora le linee sono sempre più veloci a sfornare auto e a riempire il portafoglio del padrone, concedendo un salario sempre più miserabile agli operai, quando non si lavora agli operai la miseria della cassa integrazione, pari al reddito di cittadinanza. Tavares non lo dice formalmente ma ha già deciso che le auto si faranno dove al padrone conviene di più. Dove agli operai vengono dati meno soldi e dove l’esercito degli schiavi si gonfia in termini di numero sempre di più e dove meglio possono essere ricattati. In Polonia agli operai vengono messi in tasca circa 600 euro di salario al mese e con migliaia di uomini e donne pronti anche a spostarsi dalla vicina Ucraina in guerra avrà tanti altri nuovi schiavi da poter consumare. Alcune aziende già presenti nella zona industriale di S. Nicola di Melfi sembra già stiano investendo in acquisti di terreni in Polonia.

La burocrazia sindacale a Melfi continua a chiedere un piano industriale vero, l’intervento dello stato, la formazione, l’innovazione, cose dette, ridette, ormai diventate così noiose che sembrano un disco rotto, mentre è sotto gli occhi di tutti che il piano già c’è e il padrone sta facendo quello che vuole e continuerà a farlo. Ovviamente fin quando gli operai lasceranno fare. Solo gli operai potranno cambiare le cose in meglio e lo stato delle cose presenti. Sono gli operai che dovrebbero tallonare e incalzare la burocrazia sindacale, l’aristocrazia operaia e non andare avanti in modo servile pagando la quota mensile della tessera per aver in cambio l’illusione di essere protetto dalla propria parrocchia. Fuori dalle condizioni operaie subentrano altri interessi fino a far prevalere i propri interessi personali a quelli operai. L’ultima questione del segretario regionale della Uilm primo sindacato nello stabilimento centrale la dice lunga da chi sono rappresentati gli operai. Assunzioni di precari anche familiari in cambio di assoggettamento, di sottomissione alle volontà del padrone. Questa cosa è venuta fuori in parte sui giornali locali tempo fa in cui viene riportato che il segretario Lomio della Uilm ha: “fatto assumere la moglie, a cavallo tra il 2019 e il 2020…in cambio della sua «messa a disposizione sia per la risoluzione di problematiche sindacali in favore delle sue aziende, sia omettendo e/o ritardando i doverosi compiti di tutela dei lavoratori in relazione al rispetto della contrattazione collettiva in materia di stipendi, orari e turni di lavoro»”. (https://www.quotidianodelsud.it/basilicata/potenza/cronache/giudiziaria/2022/02/09/sistema-salinardi-mazzette-microspie-e-dossier/)
Porcherie fatte presenti e denunciate anche dal giornale di Operai Contro nell’ ottobre 2019 e anche prima:
https://www.operaicontro.it/2019/10/19/licenziati-da-operai-assunti-come-apprendisti/
https://www.operaicontro.it/2014/09/25/la-logistica-alla-fiat-di-melfi/
https://www.operaicontro.it/2019/11/26/complicita-vera-fra-il-padrone-e-la-uilm/

Ovviamente quello di svendere gli operai è una pratica diffusa e non solo nella Uilm. Ci sono segretari passati da un padrone all’altro che sono in distacco sindacale senza che abbiano lavorato un giorno in fabbrica con il nuovo padrone. Hanno fatto accordi su chiusure senza mobilitare gli operai purché continuassero a fare la bella vita di burocrati sindacali. A Melfi nella zona industriale anche alcuni operai hanno potuto fare assumere come precari i propri familiari e amici. Gli operai che l’hanno fatto da una parte sono stati criticati dagli altri operai, dall’altra parte sono stati legati mentalmente dai padroni e sindacalisti che li hanno messi in un angolo sperando di zittirli. Gli operai che hanno fatto assumere i propri familiari, peraltro precari, dovrebbero liberarsi mentalmente di questa sudditanza verso il sindacalista o il padrone di turno. La cosa è ben diversa dal sindacalista che indica, raccomanda, fa assumere i propri parenti, i suoi pacchetti di persone, moltissime volte in posti comodi, per aumentare il proprio potere personale, i propri privilegi, le entrate, ambire a saltare in altri strati sociali ancora più benestanti. Tutti gli operai compresi quelli che non hanno indicato e raccomandato nessuno dovrebbero prendere coscienza che gli uomini e le donne raccomandati o segnalati dagli stessi operai hanno avuto solo un posto da schiavi in questo meccanismo di sfruttamento ma con l’unità e la lotta degli operai anche le catene di questo sistema per dividere gli stessi operai potrebbero essere spezzate.
Crocco, operaio di Melfi

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