PRIMA LA PRODUZIONE? NO, PRIMA LA NOSTRA PELLE

Sono tutti indignati: i ministri, gli stessi che hanno ridotto le ispezioni sul lavoro del 57% in 8 anni, i dirigenti sindacali che ci hanno tolto l'arma dello sciopero per protestare contro gli assassini sul lavoro. Uno sciopero generale era il minimo, sono arrivati solo lagnosi comunicati.
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Sono tutti indignati: i ministri, gli stessi che hanno ridotto le ispezioni sul lavoro del 57% in 8 anni, i dirigenti sindacali che ci hanno tolto l’arma dello sciopero per protestare contro gli assassini sul lavoro. Uno sciopero generale era il minimo, sono arrivati solo lagnosi comunicati.


 

Caro Operai Contro, la ribellione contro la strage di operai, la lotta più efficace agli “infortuni sul lavoro”, ha un suo punto di forza in una risoluta e costante sorveglianza operaia nei luoghi di lavoro, che costringa le aziende a reali misure di prevenzione antinfortunistiche. Per farlo c’è bisogno che gli operai facciano un passo avanti, senza disunirsi.
Tante promesse e belle parole ma gli operai continuano tutti i giorni a morire come mosche. Passato il momento di “grande sdegno” i mass media non si occupano più né degli operai né dei loro lutti, che finiranno se va bene in giornali e notiziari locali.
Illusorio affidarsi alle dichiarazioni che in questi giorni rilasciano ministri e sindacalisti sull’onda massmediatica delle morti sul lavoro di giovani operaie/i. Sono le stesse combriccole politiche che puntualmente, sfruttano l’onda emotiva del momento, ma oltre a non muovere un dito per una concreta antinfortunistica, hanno tagliato – tra il silenzio e l’inerzia sindacale – gli Ispettori del lavoro e i fondi all’Inail. Si sono resi complici nel chiarire ancora di più che non ci troviamo di fronte ad “infortuni accidentali” ma a veri e propri omicidi come effetto collaterale nella corsa al profitto. Non si tratta di sporadiche fatalità, comunque inaccettabili, ma quotidiane e plurime esecuzioni, tragica routine non più inquadrabile come “incidenti”.
Inutile aspettarsi miracoli dal Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza), il pomposo Recovery Plan, che prefigura un utilizzo spregiudicato della forza lavoro e dovrebbe finanziare l’assunzione di 2 mila Ispettori del lavoro. Anche se per le ispezioni, bisogna avvisare l’azienda con largo anticipo, perché così ha deciso Renzi quando era al governo.
Per ottenere in breve tempo autorizzazioni, licenze, permessi, nullaosta, per i lavori da eseguire nel Pnrr, cosa molto grave, si allude – e il governo Draghi sta lavorando in questo senso – alla semplificazione del codice degli appalti, e della concorrenza, aggirando le norme per contrastare illegalità e corruzione, per favorire anche il lavoro sommerso e semisommerso. Tutto questo porterebbe ad una condizione generale fatta di più sfruttamento, più lavoro nero, più precarietà, più infortuni e morti sul lavoro.
“Si lamentava che fossero in pochi, forse non assumevano”. Questa è una delle frasi a caldo di Sara, la moglie di Christian Martinelli 49 anni padre di due bimbe di 7 e 8 anni, ucciso nella ditta Bandera di Busto Arsizio (Va) il 5 maggio 2021. “Non assumevano”, forse intendeva che toccava fare anche il lavoro di chi andava in pensione? Il macchinario stritola gli operai perché i sistemi di sicurezza sono aleatori o vengono aggirati dalle aziende. Il rischio aumenta con i ritmi elevati della produzione, e come nel caso di Christian, con la giornata lavorativa troppo lunga. E’ sempre Sara la moglie di Christian a testimoniare che: “I turni erano sì lunghi, ma per lui non era una cosa negativa, gli piaceva il suo lavoro”. Chissà se gli piaceva così tanto o se ha dovuto farselo piacere, magari per le pressioni del capo, o assoggettato dal ricatto velato nel far pesare la produzione incalzante, orfana delle braccia andate in pensione; prima ancora che per la spinta ad arrotondare il salario per mandare avanti la famiglia.
Dal 2013 con il governo Letta, i controlli degli ispettori sui luoghi di lavoro, scendono dai 244mila del 2012 a 235mila. Poi Renzi con il suo governo taglia 300 ispettori del lavoro, le ispezioni scendono a 192 mila del 2016 a 160 mila nel 2017. Sempre giù fino ad arrivare a 104 mila nel 2020, con 200 ispettori andati in pensione e non sostituiti. In totale in 8 anni il crollo delle ispezioni nei luoghi di lavoro è stato del 57%.
Il 1° governo Conte ha tagliato di 600 milioni di euro le tariffe che i padroni pagano all’Inail per l’antinfortunistica. Una cifra che sommata ai tagli già fatti dai precedenti governi, ha fatto “risparmiare” ai padroni 1,7 miliardi di euro, dal 2014 al 2019 compresi. Per l’Inail ha significato un taglio del 32,72 per cento delle sue entrate.
Ma quanti sono i morti sul lavoro? 1.172 compreso l’itinere nel 2020, escludendo i decessi per infortunio covid sul lavoro. Rispetto al 2019 sono calati del 18% solo i morti sui luoghi di lavoro, ma per il fermo provocato dal lockdown. (Fonte Osservatorio di Bologna).
Se in un anno si lavorano tutti i 365 giorni, senza neanche un giorno di riposo, si ha una media di 3,2 morti al giorno. Se c’è almeno una giornata di riposo per settimana, la media dei morti quotidiani sale a 3,7. Se invece i 1.172 morti nel 2020 si calcolano su una settimana lavorativa di 5 giorni, allora la media sale a 4,5 morti al giorno. In ognuna di queste medie non sono previste altre soste, quali ferie, permessi retribuiti e non retribuiti, riduzioni d’orario, assenze per malattie, ecc. Se si dovesse tener conto anche di queste assenze, la media dei morti quotidiani sarebbe ancora più alta, per la diminuzione delle giornate effettivamente lavorate.
A queste medie dei morti per il lavoro compresi gli itinere, (esclusi i decessi per infortunio covid) vanno sommati anche gli operai che (riconosciuti dall’Inail) muoiono per malattia professionale. Si arriva così ad una media di oltre 7 morti per il lavoro, al giorno.
Fare un passo avanti nei luoghi di lavoro, per dire basta alle strage di operai, ed ai suoi bollettini di morte.
Saluti Oxervator

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