DA ZONA ROSSA A ZONA FCA

Irsina e Genzano rimangono zona rossa ma più di trecento operai possono lasciare i paesi per andare a lavorare in FCA, che siano contagiati o meno.  Il governatore della Basilicata ha cambiato di corsa l'ordinanza, glielo hanno chiesto politici e sindacalisti a nome del padrone.
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Irsina e Genzano rimangono zona rossa ma più di trecento operai possono lasciare i paesi per andare a lavorare in FCA, che siano contagiati o meno. Il governatore della Basilicata ha cambiato di corsa l’ordinanza, glielo hanno chiesto politici e sindacalisti a nome del padrone.


Ad Irsina e Genzano di Lucania ogni cento abitanti, tre sono positivi al Covid 19. Sono i due comuni della Basilicata che in percentuale agli abitanti hanno più contagiati. Da questi due comuni, vicini fra essi, poco più di 30 chilometri uno dall’altro, uno situato nella provincia di Matera e l’altro nella provincia di Potenza arrivano alla Fca di Melfi circa 250 operai, senza contare quelli che arrivano nelle fabbriche dell’indotto di S. Nicola di Melfi. Questa grossa percentuale di contagiati al Covid ha portato nei primi giorni di novembre il governatore della Basilicata, il signor Bardi, a decretare la chiusura dei due comuni, rendendoli entrambi zone rosse. Gli operai si sono trovati improvvisamente a dover fare i conti con il fatto che da una parte il governatore Bardi ordinava loro di restare a casa, dall’altra la Fca, pur contando molti contagi, continuava a rimanere aperta. Così (poiché la Fca ha chiuso da tempo la cassa integrazione per Covid), nessuno si impegnava a pagare le giornate di assenza. C’era chi rivendicava fossero pagate dalla Regione Basilicata, chi, fra cui qualche politicante, rivendicava fossero pagate con la cassa integrazione da richiedere nuovamente da parte di FCA.
Dopo aver avviato la procedura di richiesta di cassa integrazione da parte della Fca, il governatore della Basilicata, il signor Bardi, da buon servitore, per far un piacere alla FCA, emana una nuova ordinanza e delibera che tutti gli operai possono lasciare le zone rosse per esigenze di lavoro e ovviamente tornare in fabbrica. Questo senza che gli operai facciano il tampone per accertare la negatività al Covid. Per Bardi, Irsina e Genzano è zona rossa per tutti, ma non per gli operai. Nel frattempo in fabbrica il numero dei contagiati continua a salire e gli operai per Bardi e il padrone Fca, dopo aver prodotto profitti, possono tranquillamente ritornare presso le proprie abitazioni nelle decine di comuni dove risiedono.
Il sindacato delle tessere nel frattempo continua a fare solo comunicati stampa, nonostante nelle fabbriche dell’indotto gli operai abbiano dimostrato con l’adesione compatta allo sciopero di 4 ore per il CCNL di poter fermare tutto per ottenere quello che è necessario. Dal Fismic alla Fiom tutte chiacchiere di circostanza e di complicità con il padrone.

Il commento della Fismic: “la situazione dei contagi – scrive il segretario regionale della Fismic Pasquale Capocasale – è abbastanza sotto controllo: quello che non funziona è l’ordinanza della Regione che blocca i lavoratori delle zone rosse. Abbiamo chiesto la modifica del provvedimento, per far sì che questi operai, che al momento non hanno una copertura salariale si possono muovere per recarsi al lavoro, come previsto anche dall’ultimo Dpcm”. Da notare che è esattamente quello che poi ha fatto il governatore della Basilicata per favorire la Fca di Melfi. Non per nulla, la Fismic è un sindacato che è stato creato e sostenuto dal padrone Fiat e il Capocasale è un fedele servitore, lo sanno bene gli operai.
La Uilm: “La situazione in Fca – interviene Marco Lomio – è lo specchio di quello che sta succedendo nel nostro paese ed in Basilicata. I contagi purtroppo stanno aumentando, si stanno registrando numeri mai visti. Faremo di tutto per mettere al centro le attività produttive”. Una dichiarazione da furbone, se aumentano i contagi, ed una delle ragioni è il concentramento di persone, cosa vuol dire “mettere al centro le attività produttive” se non far correre il rischio, a chi lavora a stretto contatto, di contagiarsi. Il giornalista incalza e gli chiede: Melfi zona rossa? Lui come un buon servo del padrone risponde: “per ora aspettiamo e cerchiamo di capire”.
La Fim: Il segretario regionale della Fim Cisl, Gerardo Evangelista, prosegue dicendo che “gli ultimi dati su tutto il territorio nazionale e regionale indicano un’allerta massima del fenomeno Covid 19. Anche in Basilicata questa criticità è sempre più evidente, ma i provvedimenti del governo regionale per affrontare le criticità dovrebbero essere accompagnati anche da soluzioni per garantire una copertura economica che tuteli le famiglie”. Ma dell’intervento presso FCA per fermare il contagio in fabbrica nemmeno una parola.
La Fiom: “Giorgia Calamita a nome della Fiom torna a chiedere un aumento dello screening con tamponi da estendere a tutti i lavoratori e l’applicazione piena dei protocolli che hanno garantito la ripresa produttiva in sicurezza”. Questa fantasia dell’applicazione piena dei protocolli per lavorare in sicurezza si scontra con la dura realtà, non hanno garantito nessuna sicurezza, tanto che i numeri indicano un aumento di contagi sempre più alto.
Tutta l’operazione condotta in questi giorni dai sindacati confederali e gialli è stata quella di far cambiare l’ordinanza per i comuni di Irsina e Genzano per costringere gli operai ad andare a lavorare sulle linee di FCA, provenendo da una zona rossa, con il pericolo per loro e per tutti di essere dei veicoli inconsapevoli del contagio. Ma il padrone della FCA ha bisogno di quelle braccia a costo di minare la loro salute: “la produzione prima di tutto”, che è un modo di dire, mistificato, “il profitto prima di tutto”.
I delegati di fabbrica, le Rsa sembrano giornalisti, si riducono all’attività di emanazione dei bollettini che il padrone passa loro con i numeri dei contagiati e dei pochissimi contatti stretti rilevati.
Il padrone nel frattempo con tutta tranquillità continua a fare profitti.
Crocco, operaio di Melfi

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