KARL MARX – “SALARIO, PREZZO E PROFITTO”

Seconda parte dell'intervento letto da Marx alla riunione del 27 giugno 1865 del Consiglio Generale dell'Associazione Internazionale degli Operai. Suddivisa da noi in puntate. <font color=red> Sedicesima puntata </font>
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Seconda parte dell’intervento letto da Marx alla riunione del 27 giugno 1865 del Consiglio Generale dell’Associazione Internazionale degli Operai. Suddivisa da noi in puntate.
Sedicesima puntata


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2. I valori degli oggetti di prima necessità e per conseguenza il valore del lavoro, possono restare gli stessi, ma il loro prezzo in denaro subire una variazione in seguito a una precedente variazione del valore del denaro.
Se si scoprissero miniere d’oro più ricche, e così via, la produzione di due once d’oro, per esempio, non costerebbe maggior lavoro di quanto ne costava prima un’oncia. Il valore dell’oro cadrebbe allora della metà, cioè del 50 per cento. Poiché i valori di tutte le altre merci sarebbero allora espressi dal doppio del loro primitivo prezzo in denaro, lo stesso avverrebbe anche del valore del lavoro. Dodici ore di lavoro, che erano prima espresse in sei scellini, sarebbero ora espresse in dodici scellini. Se i salari dell’operaio rimanessero a tre scellini, invece di salire a sei, il prezzo in denaro del suo lavoro non corrisponderebbe più che alla metà del valore del suo lavoro e il suo tenore di vita peggiorerebbe in modo spaventoso. Questo avverrebbe in misura più o meno grande anche se il suo salario, pur aumentando, non aumentasse nella stessa proporzione in cui il valore dell’oro è diminuito. In questo caso non si sarebbe verificato nessun cambiamento, né delle forze produttive del lavoro, né della domanda e nell’offerta, né nei valori. Nulla sarebbe cambiato, all’infuori delle denominazioni monetarie di questi valori. Sostenere in tali casi che l’operaio non deve chiedere con insistenza un aumento proporzionale dei salari, equivale a dirgli che egli deve accontentarsi di essere pagato con dei nomi invece che con delle cose. Tutta la storia passata prova che ogni volta che si produce una simile svalutazione della moneta, i capitalisti sono immediatamente pronti ad approfittare di questa occasione per frodare gli operai. Una scuola molto numerosa di economisti afferma che, in seguito alla scoperta di nuovi paesi ricchi di miniere d’oro, al migliore sfruttamento di quelle d’argento e alla fornitura del mercurio più a buon mercato, il valore dei metalli preziosi è nuovamente caduto. Ciò spiegherebbe la lotta generale e simultanea sul Continente per ottenere salari più alti. (continua)

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