LAVORARE MENO LAVORARE TUTTI? MA QUANDO MAI!

Ora, nella fase due, fanno lavorare gli operai che servono e li fanno lavorare senza limiti. Il sabato, la domenica, non ci sono più riposi, orari di lavoro incontrollati. Con la scusa della riorganizzazione del lavoro a causa del coronavirus fanno uno straccio di pause, tempi di mensa, di riposo.
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Ora, nella fase due, fanno lavorare gli operai che servono e li fanno lavorare senza limiti. Il sabato, la domenica, non ci sono più riposi, orari di lavoro incontrollati. Con la scusa della riorganizzazione del lavoro a causa del coronavirus fanno uno straccio di pause, tempi di mensa, di riposo.


 

Caro Operai Contro,
con il Covid-19 per gli operai il lavoro salariato diventa un peso ancora più insopportabile, colpa dei padroni che impongono di fare la stessa produzione come prima della pandemia. Non tengono conto che l’uso di guanti, mascherine, igienizzanti, i dispositivi e le attenzioni antivirus, costituiscono una maggior saturazione dei tempi di lavoro, e lavorando con la mascherina, un grave appesantimento nella respirazione e le sue conseguenze.
Orari di lavoro settimanali su 7 giorni anziché 5, a più alta intensità di lavoro. Agli operai che devono rientrare dalla malattia (non necessariamente per Covid-19), alcune aziende impongono di consumare 10 giorni di ferie prima del rientro, come quarantena cautelativa. E i famosi “diritti” ancora una volta dove sono finiti?
Sabati e domeniche non sono più giorni di riposo, ma di effettivo lavoro in condizioni da incubo. Turni sfalsati per ridurre il rischio contagio, con la riduzione dei flussi in entrata e in uscita dalla fabbrica, dagli spogliatoi, dai reparti, dalla mensa se non è stata chiusa.
Nella cosidetta fase 2, i padroni ne approfittano e con la scusa della riorganizzazione del lavoro a causa del Covid-19, impongono orari di lavoro incontrollati, a più alti livelli di sfruttamento. Fanno lavorare senza limiti gli operai che servono, il resto in Cig o a orario ridotto nei “percorsi formativi”, annunciati col decreto Rilancio che ha indotto alcuni giornali, a parlare a sproposito di “lavorare meno lavorare tutti”.
Un decreto che contrariamente ai mugugni di Confindustria, serve proprio alle aziende che volessero aggiornare il loro personale in appositi “percorsi formativi”, corsi tenuti nel tempo che verrebbe sottratto all’orario di lavoro. Il personale che frequentasse questi “percorsi formativi”, sarebbe pagato dallo Stato e le aziende si troverebbero gratis, un personale aggiornato da impiegare in conformità all’evoluzione tecnologica.
Ma questo ha tutta l’aria di essere una copertura. In realtà questa misura sembrerebbe fatta apposta, per coprire e giustificare il vuoto legislativo creato dai padroni, i quali come si diceva sopra, dall’inizio di Covid-19 stanno facendo strame di norme di leggi e di contratti che regolarizzano il lavoro.
Infatti nella misura anticipata dai giornali, non si parla di “riduzione”, ma di “rimodulazione” dell’orario di lavoro, che al di là di come verrà formulata, servirà a legalizzare che per non rallentare la produzione, (a maggior intensità di sfruttamento per le misure antivirus), la disponibilità degli operai su orari e turnazioni dev’essere totale, non su 5 ma 7 giorni settimanali. Si legalizza che chi non si adegua, potrebbe finire nei nuovi “percorsi formativi” e magari ritrovarsi esubero. Che il piatto caldo della mensa viene sostituito dal panino, o monetizzato in busta. Si legalizza che con la mascherina si lavora in affanno perché i padroni pretendono la stessa produzione, non tengono conto del tempo di togliersi e mettersi guanti e mascherine, da inizio a fine turno più volte al giorno per le pause, mangiare, caffè, andare in bagno. Ed inoltre se ne fregano del fatto che, con la mascherina fare la stessa produzione che si faceva prima del Covid-19, vuol dire non respirare a pieni polmoni, con tutte le conseguenze negative che ne derivano, boccheggiare con i battiti cardiaci accelerati e l’ossigeno che arriva insufficiente al sangue e al cervello.
Il sindacato confederale molto prima del 4 maggio, ha sottoscritto con i padroni che il lavoro può riprendere purché in sicurezza. Sarebbe questa la sicurezza? Landini segretario della Cgil dice che per gli impiegati che lavorano da casa (smart working) bisogna fare un contratto di lavoro specifico. Ma insieme ai suoi soci di Cisl e Uil trovano regolare che per non rallentare la produzione, gli operai debbano lavorare in simili condizioni? Che si lavori anche sabati, domeniche e nelle festività come il 25 aprile?
Bisogna fare come gli operai che in alcune fabbriche e nella logistica hanno scioperato contro le galere industriali dei padroni. Più difficoltà e fatica a lavorare, meno produzione da fare! Salario pieno a orario ridotto, più pause, meno operai al lavoro in rotazione con quelli a casa. Muoversi in questa direzione per fare in modo che il sindacalismo operaio, metta alle corde il sindacalismo accomodante con i padroni.
Saluti Oxervator

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