“ALLA FINE SE IL LAVORO PUÒ ANDARE AVANTI O NO LO DECIDONO GLI OPERAI”

Intervista a Massimo Cappellini delegato FIOM della PIAGGIO di Pontedera, 19 aprile 20
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Intervista a Massimo Cappellini delegato FIOM della PIAGGIO, 19 aprile 20


Domanda. Alla Piaggio , per il contagio da Coronavirus, siete stati una delle prime realtà operaie a mobilitarsi per chiedere più sicurezza sul lavoro, l’azienda vi ha costretti ad un lungo sciopero per rivendicare uno dei diritti elementari per qualsiasi essere umano, il diritto alla salute. Moltissime sono le aziende che non hanno mai chiuso, anche nella stessa Lombardia, che non a caso è stata la più colpita dall’epidemia. Governo e padronato parlano della fase 2 e di riapertura generalizzata delle aziende. Come pensi ci si dovrebbe comportare se l’azienda dovesse decidere di riprendere la produzione?
Risposta. In Piaggio, come penso in tutte le altre aziende, non appena termineranno i limiti imposti dal governo, ripartirà la produzione, e credo che ci troveremo in una situazione molto simile alle settimane che hanno preceduto i decreti governativi, con molta preoccupazione e nessuna certezza. In quel periodo noi operai ci siamo difesi dall’ostinazione al profitto dei padroni con lo sciopero, portato avanti per una settimana, adesso dal 4 vedremo che situazione avremo, sapendo di non poter contare su niente se non sulla nostra determinazione a non voler mettere in gioco la nostra salute per il fatturato Piaggio.

D. Che tipo di pressione esercita e con quali alleati si muove la direzione aziendale?
R. C’è da dire che le aziende si stanno già muovendo, oltre che con tutti i loro canali di pressione mediatica e politica sulla necessità di far ripartire al più presto, anche chiamando in loro soccorso i sindacati che in tutti questi anni non si sono mai tirati indietro quando c’era da firmare per aumentare la produttività, la flessibilità e in generale l’aumento dello sfruttamento degli operai. Si fanno firmare accordi o protocolli dalle segreterie provinciali, una sorta di nullaosta a produrre generico, scritto solitamente dai padroni dalla prima all’ultima parola, delegittimando in questo modo i delegati di fabbrica e scaricando le difficoltà di lavorare in certe situazioni sui lavoratori.

D. Le posizioni delle forze in campo che descrivi sembrano chiare, come intendete reagire a questa situazione?
R. In questo contesto dobbiamo muoverci, con denunce per chiarire di chi sono le responsabilità, ma soprattutto mantenendo sempre il contatto con i lavoratori e ribadire a tutti questi signori, che alla fine se il lavoro può andare avanti o no lo decidono gli operai.

D. La dicotomia tra gli interessi operai e quelli delle altre classi sociali sulla questione della salute, mentre si producono beni non essenziali, assume un carattere dirompente, insanabilmente divisivo e di inconciliabilità. Come pensate di affrontarlo oltre alle denunce? Non si pone prepotentemente un problema di rappresentanza politica come forma di difesa per gli operai in generale, che vada oltre gli evidenti limiti dell’azione sindacale?
R. Spero che il nostro lavoro sindacale, avendo ben chiaro la divisione in classi della società, contribuisca nel tempo anche ad una rappresentanza politica dei lavoratori.

Massimo Cappellini
delegato Fiom Piaggio

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