IL BUON CUORE DI ASSOLOMBARDA, FABBRICHE APERTE AL CORONAVIRUS

Il risultato di questa epidemia è quello di avere chiarito almeno agli operai di che pasta sono i loro “datori di lavoro”. Pur di salvare i profitti sono pronti a sacrificare la vita degli operai, e il governo gli da mano libera.
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Il risultato di questa epidemia è quello di avere chiarito almeno agli operai di che pasta sono i loro “datori di lavoro”. Pur di salvare i profitti sono pronti a sacrificare la vita degli operai, e il governo gli dà mano libera.


 

Caro Operai Contro,
per il coronavirus a Brescia “ogni mezz’ora c’è un intubato”, nella bergamasca una “sepoltura ogni 30 minuti”, allarme rosso anche nel resto della Lombardia. I padroni all’unico scopo di non interrompere l’accumulazione di profitti, si ostinano a non chiudere fabbriche e attività lavorative. Mettono a repentaglio col rischio d’infezione del coronavirus, la vita degli operai.
Assolombarda è l’associazione degli industriali delle provincie di Milano, Lodi e di Monza e Brianza che, per dimensioni e rappresentatività, è la parte più importante del Sistema Confindustria e quindi di Confindustria Lombardia.
Il presidente di quest’ultima Marco Bonometti, definisce “irresponsabile” la sospensione delle attività produttive, richiesta arrivata a colpi di scioperi degli operai in tante fabbriche lombarde, e poi riduttivamente formalizzata anche dal sindacato confederale.
“Fabbriche aperte in Lombardia” titola in prima pagina “il sole 24 ore”, il giorno dopo l’incontro tra Assolombarda e Fontana, il presidente della regione Lombardia. Prima di questo incontro Fontana parlava in televisione di serrata totale, gli industriali inferociti gli hanno fatto cambiare idea.
Che i padroni fossero assetati di profitti lo si sapeva. Ora tutti gli operai ne hanno avuto una brutale riconferma. A cominciare da quelli che in questi giorni, è toccato sperimentare sulla propria pelle, il sangue freddo dei padroni, che li costringono a lavorare, rifiutandosi di sospendere l’attività, davanti ad una epidemia che in molti casi porta alla morte.
Nel documento che Fontana ha sottoscritto con Assolombarda si legge: “le fabbriche sono oggi il posto più sicuro e hanno adottato misure di prevenzione”, che sarebbero: rispetto delle distanze tra le postazioni, maschere e guanti, chiusura delle mense e per gli impiegati lavorare da casa. Su base volontaria – dice il documento – l’azienda può comunque sospendere l’attività.
Se queste misure di prevenzione fossero sufficienti, che bisogno c’era di bloccare tutto il paese e instaurare il coprifuoco con tanto di sanzioni penali per i trasgressori?
Dopo Fontana è toccato a Conte il capo del governo, ad obbedire ai padroni e ignorare gli operai, obbligati a lavorare a rischio di contrarre il virus, e centuplicarne i contagi negli agglomerati industriali, nei porti, nei magazzini come Amazon, e in quella parte della logistica che non movimenta nulla di essenziale e tanto meno indispensabile.
Conte non ha avuto né il coraggio né gli argomenti per spiegare perché: “io sto a casa”, il motto con cui chiosava il suo discorso, non era valido per gli operai.
Avrebbe dovuto dire che siccome i padroni devono continuare ad arricchirsi, quando serve la legge la fanno direttamente loro. Mandano a morire gli operai attraverso il contagio di massa, inevitabile lavorando in distanze ravvicinate. Non sarà certo la disposizione di chiudere la mensa a scongiurare questo rischio.
Conte ha solo cercato di pararsi il culo, nascondendosi dietro “la necessità di non bloccare i servizi essenziali”. Ma nella stragrande maggioranza delle attività rimaste aperte, non ci sono produzioni e trasporti di merci indispensabili alla sopravvivenza quotidiana.
“Io sto a casa” vale per tutti tranne che per gli operai. Gli operai non ci stanno e dopo 2 giorni dalla disposizione di Conte, le fabbriche in subbuglio ed in sciopero anche in Lombardia si contano a decine.
Il sindacato confederale ha dovuto registrare la protesta e gli scioperi delle fabbriche, ma come al solito ne ha tradito la portata. Nei comunicati Fim, Fiom e Uil avanzano mediazioni sulla possibilità di parziali e limitate sospensioni delle attività, in cambio delle ferie e dei permessi individuali retribuiti, invece di rivendicare il salario pieno con o senza cassa integrazione.
Ancora non ha deciso, il sindacato confederale, uno sciopero generale contro quella che si configura come una tentata strage di operai, da parte dei padroni e del governo succube e asservito alla loro criminale condotta.
Perciò c’è bisogno che da tutte le fabbriche e posti di lavoro, continui e dilaghi il no contro i padroni, che mandano a morire gli operai per il profitto.
Saluti Oxervator

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