ACQUA ALTA, MOSE E LOSCHI AFFARI

La memoria corta, il MOSE che doveva servire a proteggere Venezia è inutilizzabile, si sono dimenticati di 35 rinvii a giudizio.
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La memoria corta, il MOSE che doveva servire a proteggere Venezia è inutilizzabile, si sono dimenticati di 35 rinvii a giudizio.

Caro Operai Contro,
costruito per salvare la Venezia dei bottegai dall’alta marea, per consentire loro di arricchirsi senza limiti col turismo e sfruttando con bassi salari gli operai dei servizi, nelle pulizie, negli alberghi, nelle botteghe; il MOSE si è rivelato una fra le più grandi “alte maree” di mazzette della storia recente. Sicuramente la più colossale tangentopoli veneta, che fra l’altro ha bloccato i lavori per il MOSE stesso, dal 2014 in poi lasciando l’opera incompiuta, con il Consorzio titolare finito in amministrazione controllata.
35 rinvii a giudizio e 40 milioni di euro sequestrati, con una serie di imputazioni per reati penali, colpirono in prevalenza politici di primo piano di centrodestra e centrosinistra, arrestati il 4 giugno 2014, di questi 25 finirono in carcere e 10 ai domiciliari. Complessivamente politici e padroni indagati furono un centinaio fra loro c’erano: il governatore del Veneto G. Galan (Fi); il sindaco di Venezia G. Orsoni (Pd); l’assessore regionale alle infrastrutture P. Chisso (Fi); il ministro dei trasporti Mattioli (Fi), ecc.
Tanti galantuomini che crearono perfino fondi neri all’estero, San Marino e Svizzera principalmente, per finanziare la campagna elettorale dei propri partiti, ma anche per uso personale.
Zaia, il leghista attuale governatore della regione Veneto, mostrando uno smisurato pelo sullo stomaco, dichiara da piazza San Marco allagata: “è uno scandalo nazionale che il MOSE non sia finito!” Ma la Lega 16 anni fa, quando Berlusconi pose la prima pietra del MOSE, non governava a Roma con il centrodestra? E dopo il 2003 non è stata al governo per tanto tempo con il centrodestra, che si alternava al governo con il Pd e il centrosinistra? Non sono stati tutti questi, fautori della politica nazionale e quindi responsabili anche del MOSE?
Non contento Zaia, a riconferma del suo acume, dichiara in diretta tivù che: “Il MOSE non è un opera della regione veneta”. Come dire che lui in quanto governatore di questa regione, non ha responsabilità alcuna riguardo al MOSE. La classica politica delle 3 scimmiette: “non vedo, non sento, non parlo”. Stessa solfa dall’attuale sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, che lamenta: “Io del MOSE non so nulla, in questi anni non mi hanno tenuto informato di niente”.
I processi hanno stabilito che il Consorzio Venezia Nuova, (il cui direttore generale Giovanni Mazzacurati, anch’esso arrestato, ora defunto) “lubrificava” i partiti per non avere problemi nell’ottenere forti finanziamenti pubblici per il MOSE. I padroni a loro volta “lubrificavano” i politici per ottenere le commesse.
Adesso, a seguito dei ripetuti allagamenti di piazza San Marco e dintorni, i politici delle coalizioni di centrodestra e centrosinistra, come se niente fosse, ripetono in coro che bisogna finire il MOSE! Nessuno degli intervistatori chiede loro conto delle mazzette che hanno intascato, se quei soldi avrebbero permesso di ultimare l’opera. Da Zingaretti che dice “ costruiamo insieme il futuro della città”, alla Meloni che chiede una legge speciale per Venezia, ovvero altri regali per bottegai e albergatori. Da Berlusconi che con tanto di stivaloni ai piedi nell’acqua alta, grida allo scandalo per il Mose non ancora ultimato!
I magistrati preso atto che il MOSE doveva costare 2 miliardi di euro, (oggi arrivati a 6 miliardi di euro, per alcuni 8 miliardi, pur non essendo finito) avevano accertato l’emissione di 33 milioni di euro in fatture false, di cui almeno la metà per mazzette ai politici. Ma si parla di mazzette di quasi 100 milioni di euro, per tutto ciò che è sfuggito alle indagini e quindi ai processi, conclusisi con una ventina di condanne patteggiate con risarcimenti in denari.
Ai primi di novembre, l’Ansa segnalava l’interruzione dei test delle paratie che formano la barriera mobile del MOSE. Test avviati a luglio dovevano concludersi il 4 novembre. Ma per le forti vibrazioni e anomalie riscontrate durate i test, i collaudatori inviati dal Consorzio Venezia Nuova, il 31 ottobre hanno rinviato a data da destinarsi, la prova di sollevamento della barriera completa del MOSE, dopo che il 21 e 24 ottobre erano falliti i tentativi di sollevamenti parziali delle paratie.
E’ notizia di questi giorni che, per ultimare i lavori e mettere in funzione il MOSE, i commissari del Consorzio Venezia Nuova, hanno chiesto al ministro delle infrastrutture Paola De Micheli (Pd), di sbloccare i 413 milioni di euro, già stanziati dal Cipe per il MOSE. Signori salite in vettura che si riparte, altro giro altra corsa.
Saluti Oxervator

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