L’ARTE DEL DOPPIOGIOCO

Tre settimane fa pubblicammo la notizia di uno sciopero ad oltranza contro i licenziamenti per rappresaglia alla fonderia ex Anselmi di Padova. Anche i provinciali di Fiom-Fim-Uilm sembravano decisi a sostenere la lotta fino alla reintegrazione, non è andata così.
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Tre settimane fa pubblicammo la notizia di uno sciopero ad oltranza contro i licenziamenti per rappresaglia alla fonderia ex Anselmi di Padova. Anche i provinciali di Fiom-Fim-Uilm sembravano decisi a sostenere la lotta fino alla reintegrazione, non è andata così.

Sabato 12 ottobre, 3 lavoratori (un invalido, un’impiegata e una delegata sindacale) della VDC spa (ex Anselmi), fabbrica facente parte del gruppo VDP fonderie Spa di Schio (VI), sono stati licenziati in tronco. Il martedì successivo, il 15 ottobre, ai 3 licenziamenti l’azienda ne aveva aggiunto un quarto, un operaio di 61anni.
I dipendenti di tutto il gruppo VDP assommano a circa 500 addetti, 200 nel gruppo VDC , altri 200 nelle fonderie Zen ed un centinaio di operai delle Fonderie cooperative di Modena. Immediatamente a seguito dei licenziamenti, il 14 ottobre, sia gli operai delle fonderie VDP che quelli delle Officine Zen avevano deciso lo sciopero ad oltranza con il blocco totale della produzione fino al ritiro dei licenziamenti.
Una lotta dura fatta, oltre che di scioperi e di presidi e di occupazione di strade, anche di molta solidarietà degli operai delle fabbriche della zona di Padova, come alla Parker-Hannifin Corporation di Sant’ Angelo di Piove di Sacco, alla Vimar di Campodarsego, alla Epta di Solesino, ed alla Arcelor Mittal Italia di Legnaro, scesi in sciopero a sostegno dei licenziati.
La posizione della FIOM, inizialmente, era a pieno sostegno di questa lotta, manifestando con dei comunicati l’intento di dichiarare lo stato di agitazione in tutte le aziende metalmeccaniche della Provincia e proclamando “almeno un’ora di sciopero” da effettuarsi con le modalità scelte dalle RSU , organizzando anche una sorta di cassa di resistenza a favore degli operai della VDP in sciopero permanente.
I due comunicati a sostegno di quanto dichiarato erano abbastanza eloquenti, in un passaggio si poteva leggere: “L’uso del licenziamento per scopi repressivi e antisindacali, insieme ai cambiamenti peggiorativi delle norme sui licenziamenti (Fornero e Jobs Act), rende necessaria una presa di posizione di Fim, Fiom e Uilm provinciali di Padova che dichiarano unitariamente lo stato di agitazione in tutte le aziende metalmeccaniche della Provincia”, Ed ancora: “Lo stato di agitazione delle due aziende procederà anche nei prossimi giorni, fino alla risoluzione del problema e alla reintegrazione dei 4 dipendenti”.
Nei giorni immediatamente seguenti i sindacati confederali avevano anche richiesto un incontro al prefetto di Padova per tentare di risolvere la questione dei licenziamenti e il prefetto aveva fissato l’incontro per lunedì 28 ottobre con FIOM e FIM, con le RSU, con le rappresentanze di Confindustria Vicenza e con l’AD dell’azienda, Franco Vicentini.
Il risultato dell’incontro avvenuto in prefettura è un capolavoro dell’arte doppiogiochista che il sindacato possa aver inventato per fregare gli scioperanti ed i licenziati. Si legge infatti nel comunicato emanato dalla FIOM: “ Al termine dei lavori le parti (i sindacati) hanno trovato un punto di mediazione: la proprietà si è assunta l’impegno di rinviare la procedura di licenziamento che si sarebbero discusse in DTL il 30 ottobre e, contestualmente, le organizzazioni sindacali hanno assunto l’impegno di sospendere gli scioperi. Questa tregua vuole essere il punto di partenza per ulteriori tavoli di confronto”.
Siamo alla solita fregatura .Due settimane di sciopero continuo, blocchi stradali, la mobilitazione e lo sciopero di centinaia di operai delle fabbriche padovane ed il risultato è che il padrone si è solo assunto l’impegno di rinviare i licenziamenti. La vittoria sarebbe un ulteriore tavolo di confronto? Ma chi vogliono prendere in giro? Questa era un occasione eccezionale per piegare il padrone della fonderia e ci si è accontentati di un rinvio e di un successivo tavolo d’incontro. Alla volgare menzogna non c’è mai nessun limite.
Rinviare la procedura di licenziamento, nella lingua italiana, significa che i licenziamenti non vengono ritirati ma vengono solo spostati nel tempo. Una logica, quella dei sindacati confederali spaventosa, hanno buttato alle ortiche l’eroica lotta degli operai delle fonderie senza ottenere nulla in cambio se non un farlocco tavolo.
Gli operai, che hanno dimostrato una capacità di lotta e di resistenza senza paragone, ancora una volta sono stati svenduti al padrone senza nemmeno una contropartita. È ora che gli operai imparino, se vogliono portare a casa qualche risultato concreto, a fare da se anche nelle trattative con il padrone. Non serve fare lotte esemplari se poi il sindacato di turno sfrutta questa lotta per i propri interessi senza nessuna contropartita per gli operai.
D.C.

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