POVERO TONINELLI

Voleva la revoca delle concessioni autostradali di Benetton, Benetton ha ottenuto la revoca del suo mandato di Ministro delle infrastrutture. Per lui non c’è più posto nel nuovo governo, nemmeno fra i sottosegretari. Nelle sue sfuriate aveva osato troppo Caro Operai Contro, povero Toninelli, lui ci credeva davvero di revocare la concessione delle autostrade a Benetton, la società colpevole del crollo del ponte Morandi a Genova, per non aver rispettato il contratto con lo Stato di garantirne la manutenzione, in cambio di grassi guadagni con salati pedaggi autostradali, e la mangiatoia di appalti e subappalti. Al contrario Di Maio, […]
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Voleva la revoca delle concessioni autostradali di Benetton, Benetton ha ottenuto la revoca del suo mandato di Ministro delle infrastrutture. Per lui non c’è più posto nel nuovo governo, nemmeno fra i sottosegretari. Nelle sue sfuriate aveva osato troppo

Caro Operai Contro,
povero Toninelli, lui ci credeva davvero di revocare la concessione delle autostrade a Benetton, la società colpevole del crollo del ponte Morandi a Genova, per non aver rispettato il contratto con lo Stato di garantirne la manutenzione, in cambio di grassi guadagni con salati pedaggi autostradali, e la mangiatoia di appalti e subappalti.
Al contrario Di Maio, dopo quel tragico crollo del 14 agosto 2018, anche lui aveva pubblicamente ripetuto fino due mesi fa, che il governo, avrebbe revocato la concessione a Benetton. Una revoca mai avvenuta perché Di Maio, in quanto capo dei 5 Stelle, non ha voluto arrivare alle estreme conseguenze, di uno scontro nel governo con Salvini, il quale a Benetton non voleva revocare la concessione ma rinegoziarla. Come vuole fare ora il Conte bis, con il Pd che ha preso il posto della Lega.
Sostituita (per ora) la revoca con la rinegoziazione, il povero Toninelli è stato messo alla porta come ministro dei trasporti e delle infrastrutture, e sostituito da Paola De Micheli, nata politicamente nella Democrazia Cristiana e approdata nel Pd, di cui è vicesegretario, rivestendo alcune cariche nel governo Gentiloni.
Con Toninelli tutti i parlamentari dei 5 Stelle, compresi dissidenti sui generis, sembrano adeguarsi alla scelta del loro capo Di Maio, nonché ministro del lavoro, delle politiche sociali e dello sviluppo economico, nel primo governo Conte. Eppure Toninelli aveva solennemente annunciato riferendosi ai Benetton “il nuovo ponte lo pagherà chi lo ha fatto crollare”.
La giravolta dei 5 Stelle obbedisce agli interessi del Pd, nuovo alleato di governo e rappresentante di buona parte delle imprese delle costruzioni, che spingono per avere mani più libere nell’aprire cantieri, infrastrutture e grandi opere. Quella grande borghesia industriale che sta con il Pd, e quella media borghesia che sta con la Lega, affamati di profitti e che rivendicano anche soldi dello Stato per il rilancio delle opere pubbliche.
Salvini aveva spinto e ottenuto con il primo governo Conte, lo “sblocca cantieri”. Una serie di regole e norme che già hanno allentato i controlli sulle costruzioni, sulle concessioni di appalti e sub appalti, alimentando il sottobosco delle tangenti, del malaffare e finendo col favorire e incentivare il lavoro precario e gli infortuni sul lavoro. Anche per le conseguenze dei tagli dei finanziamenti, che negli ultimi anni hanno colpito l’antinfortunistica, insieme al taglio degli ispettori del lavoro.
Nella situazione determinatasi con la caduta del primo governo Conte, i 5 Stelle sembrano propensi a concedere al Pd, più di quanto concesso alla Lega, pur di dare ossigeno al governo Conte bis con il Pd.
Tra i padroni, che alla fine del 2018 in più occasioni avevano manifestato a Torino, quelli legati al Pd guardano speranzosi al nuovo governo. Un governo inoltre senza Salvini, il cui impatto sulla scena internazionale per i loro affari, era diventato ingombrante. Va ricordato che a sostenere le manifestazioni di Torino, oltre gli industriali c’erano esponenti della Lega, allora partito di governo, ed esponenti del Pd allora partito di opposizione.
Gli elettori che hanno votato 5 Stelle tireranno le loro conclusioni, verosimilmente diverse dai 5 Stelle da loro votati che sono in parlamento.
Povero Toninelli, lui la voleva revocare la concessione a Benetton, ma dopo la giravolta di Di Maio, ha dovuto beccarsi ingiustamente anche del “pirla” da tale Marco Ponti, il professore che rinfaccia a Toninelli di non aver tenuto conto del suo studio riguardo costi e benefici della Tav. Tuttavia, se c’è un pirla in questo caso non è certo Toninelli, ma tutti coloro che non hanno capito che, a parte costi e benefici, i politici dei 5 Stelle erano No Tav fin dalla nascita, dichiarandosi sempre contro le mangiatoie e le speculazioni legate alle infrastrutture ed alle grandi opere, ed poco alla volta hanno mutato pelle. Ora col nuovo governo Conte bisogna vedere fin dove si spingeranno nel “cambiamento”, il loro.

Saluti Oxervator

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