LA TRAPPOLA È L’ISEE

Due dei cinque licenziati FIAT di Pomigliano sono stati quattro giorni sul campanile della chiesa del Carmine a Napoli per protestare contro un altro grande fiore all’occhiello di questo governo che è il reddito di cittadinanza. Risolutore di tutti i problemi dei disoccupati, grande volano per l’occupazione, il famoso reddito di cittadinanza si dimostra, alla prova dei fatti, ancora più riduttivo di quello che nella realtà dovrebbe essere, un sussidio per i disoccupati. Nei paesi capitalisticamente più avanzati, i governi hanno già da tempo consentito ai disoccupati di percepire un reddito minimo. Il ragionamento che c’era dietro non aveva […]
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Due dei cinque licenziati FIAT di Pomigliano sono stati quattro giorni sul campanile della chiesa del Carmine a Napoli per protestare contro un altro grande fiore all’occhiello di questo governo che è il reddito di cittadinanza.

Risolutore di tutti i problemi dei disoccupati, grande volano per l’occupazione, il famoso reddito di cittadinanza si dimostra, alla prova dei fatti, ancora più riduttivo di quello che nella realtà dovrebbe essere, un sussidio per i disoccupati.

Nei paesi capitalisticamente più avanzati, i governi hanno già da tempo consentito ai disoccupati di percepire un reddito minimo. Il ragionamento che c’era dietro non aveva niente di trascendentale, tipo “solidarietà sociale”, “distribuzione equa del reddito”, “diritto a sopravvivere”. Quelli che governano, diretti dalle classi economicamente privilegiate, avevano capito da tempo che la gente che non lavora è sempre motivo di fastidi per quelli che hanno la pancia piena. Per evitarli, e per evitare le spese consistenti per il controllo e la repressione dei fenomeni di resistenza individuale extra legale che ne derivano, le classi possidenti hanno ben pensato, da tempo, di dare un reddito minimo ai disoccupati.

Buoni ultimi in Europa, con la “rivoluzione” dei cinque stelle, sembrava che il problema di come i disoccupati debbano sopravvivere dovesse trovare una minima soluzione anche da noi.

In realtà sono così tante le pastoie per limitare la misura al minimo, ma poter comunque affermare a chiacchiere di averla realizzata, che si arriva all’assurdo che non solo i disoccupati mai precedentemente occupati, ma anche gli operai che hanno perso l’occupazione, per ristrutturazione aziendale, o per motivi politici e sindacali, nella gran parte dei casi non rientrano nei requisiti per poter accedere al reddito di cittadinanza.

La trappola è l’ISEE. Io non devo dimostrare di non avere un reddito personale, ma devo dimostrare che all’interno del nucleo familiare dove vivo non si superi un certo importo ai fini ISEE.

Un operaio che prima lavorava e ora, dopo il licenziamento, non lavora più, non ha più ovviamente neanche un reddito. Se non trova un altro lavoro ha poche alternative. Per evitare di dormire sotto i ponti molti si appoggiano a parenti, diventando membri di quel nucleo familiare e rimanendo fregati nella maggior parte dei casi dall’ISEE.

La protesta dei due operai licenziati a Napoli aveva proprio l’obiettivo generale di denunciare questa mistificazione.

Evidentemente hanno colto nel segno perché si è mobilitata tutta la struttura dirigenziale dell’INPS regionale e nazionale per discutere con loro.

Si è cercato di dare una soluzione ai casi personali, la strada preferenziale per limitare le responsabilità, ma quando la delegazione di operai e disoccupati che è andata a discutere a nome dei due operai sul campanile ha ribadito che i due sul campanile non ponevano un problema personale, ma generale, hanno già concesso alcune cose:

  • Non tenere in considerazione il reddito ISEE dell’anno precedente, ma la situazione attuale per i cinque licenziati FIAT.

  • Generalizzare questa impostazione, attualizzando il reddito ISEE, per tutti attraverso un decreto di prossima attuazione.

  • Farsi carico di discutere con i politici le questioni poste dalla protesta e costruire, a breve, un nuovo incontro per discutere il problema dei limiti dell’ISEE rispetto al reddito individuale che esclude la gran parte degli operai e dei disoccupati dalla norma.

E’ chiaro che i punti 2 e 3 sono impegni in divenire, che le promesse di questo governo si sono dimostrate delle belle prese in giro, ma in questo caso sarà più difficile rimangiarsi quanto hanno sottoscritto: hanno di fronte operai che non scherzano e lo hanno dimostrato. Comunque il risultato raggiunto da Mimmo e Marco è senz’altro positivo e non solo perché ha dimostrato che con la lotta e solo con essa si raggiungono risultati, ma anche perché ha smascherato la vera sostanza del reddito di cittadinanza: un misero sussidio, capace solo, nel migliore dei casi, di mitigare la condizione di indigenza, che però, per come è congegnato, esclude proprio quelli che ne hanno maggiormente bisogno: gli operai licenziati.

F.R.

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