IL PAESE DELLA PACCHIA

In Italia i salari sono più bassi in Europa. I dati Istat sono falsati dal rapporto netto e lordo che non viene messo mai in evidenza. La pressione dei disoccupati sugli occupati, è stata usata per schiacciare i salari fermi da 17 anni. Caro Operai Contro, Salvini intimava agli immigrati: “la pacchia è finita”. In realtà con i salari fermi da 17 anni, l’Italia è si il paese della pacchia, ma per i padroni.Il salario medio orario lordo in Italia è di 12,49 euro, addirittura sotto la media europea dei 28 paesi che è di 13,14 euro. Sotto a […]
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In Italia i salari sono più bassi in Europa. I dati Istat sono falsati dal rapporto netto e lordo che non viene messo mai in evidenza. La pressione dei disoccupati sugli occupati, è stata usata per schiacciare i salari fermi da 17 anni.

Caro Operai Contro, Salvini intimava agli immigrati: “la pacchia è finita”. In realtà con i salari fermi da 17 anni, l’Italia è si il paese della pacchia, ma per i padroni.Il salario medio orario lordo in Italia è di 12,49 euro, addirittura sotto la media europea dei 28 paesi che è di 13,14 euro. Sotto a quelli di Danimarca (25,5), Irlanda (20,16), Svezia (18,46), Lussemburgo (18,38), Belgio (17,32), Finlandia (17,24), (fonte Eurostat).

Considerando che parliamo di salario medio lordo, va tolto almeno un 30% delle trattenute in busta paga, e si scende ad un salario netto medio, di poco più di 8 euro orarie. Anche meno per gli operai, perché questa è la media delle retribuzioni di tutti i lavoratori dipendenti (esclusi gli apprendisti), compresi anche gli alti stipendi di capi, capetti e impiegati dei livelli alti.

In ciascuno dei 28 paesi dell’Eu, vi è inoltre una fascia di salari più bassi, pari o inferiori di due terzi della media lorda dei salari orari nazionali. La percentuale di questi salari più bassi, è del 9,4% in Italia, mentre nei paesi che abbiamo visto in cima ai salari, la percentuale degli operai e lavoratori meno pagati è più bassa: 2,6% in Svezia, 3,8% in Belgio, 5,3 in Finlandia.

La pacchia per i padroni in Italia è ancora  più spassosa perché, mentre il salario reale scende, la produttività sale, ovvero gli operai per avere prodotto di più a parità di tempo di lavoro, vengono pagati con meno salario.

In 17 anni, come dice il rapporto Censis, in termini reali il salario in Italia è aumentato di un misero 1,4%, di meno di quanto la produttività è aumentata in 17 anni.

Nel 2017 i salari in Italia sono calati mediamente dello 0,9%, mentre la produttività è aumentata dello 0,4%.

Al contrario in Germania nel 2017, con l’aumento di produttività dello 0,7%, i salari sono cresciuti dello 0,6%. In Francia nello stesso anno, salari e produttività sono cresciuti entrambi dello 0,6%

Quella dei padroni in Italia è una pacchia di lungo respiro. Infatti tra il 2010 e il 2017 mentre in Italia i salari reali sono diminuiti del 4,3%, al contrario in Germania sono cresciuti dell’8,3%, in Francia del 3,9%.

La pressione dei disoccupati per avere un salario, viene sfruttata dai padroni e dal loro governo per tenere giù i salari, non è un caso che Di Maio parli di salario minimo.

La giungla dei contratti “atipici”, è anch’essa prodotto e strumento di ricatto per imporre salari e condizioni miserabili.

Rispetto all’11,2% del 2017, la disoccupazione scende nel 2018 al 10,6%, con 2 milioni e 755 mila disoccupati. A questi vanno aggiunti oltre 2 milioni e 900 mila “scoraggiati”, che l’Istat non conta come disoccupati, perché a suo dire, non sarebbero abbastanza assidui nel cercare lavoro.

Di fatto la pressione che i disoccupati loro malgrado esercitano sugli occupati, è almeno il doppio di quanto dicono i dati ufficiali. Si tratta di un esercito di oltre 5 milioni e 635 mila disoccupati, e non 2 milioni e 755 mila, una percentuale oltre il 20% e non del 10,6%

L’ISTAT sostiene che gli occupati in Italia per il quinto anno di fila sono ancora aumentati: nel 2018 più 192 mila.  I lavoratori dipendenti -sempre secondo l’Istat-  raggiungono  il massimo storico sfiorando i 18 milioni, e gli indipendenti, di converso, toccano il minimo storico, con meno di 5,3 milioni di occupati. L’occupazione complessiva rimane sotto dello 0,1% al picco record del 2008.

“L’occupazione è tornata ai livelli pre crisi”, urlano politici e reggicoda dei padroni. Ma a parità di occupati mancano, con i relativi salari, 1,8 miliardi di ore di lavoro, e non per cassa integrazione. (Il 27 febbraio 2019, l’Istat ha corretto il dato che prima era 1,8 milioni di ore, come dicevamo in un precedente articolo).

Nel 2016 dei 17 milioni e 310 mila lavoratori dipendenti, 12 milioni e 151 mila erano contratti permanenti a tempo pieno, contratti che ricordiamolo, sono comunque inquinati dal Jobs Act e dalla legge Fornero.

I restanti 5 milioni e 159 mila, per avere un salario si sono dovuti “impaludare” nei contratti capestro detti “atipici”.

2 milioni 734 mila permanenti a tempo parziale. 1 milione e 685 mila a termine a tempo pieno. 739 mila a termine a tempo parziale. Per completare il quadro: dei 5 milioni e 447 mila lavoratori indipendenti, 4 milioni e 645 mila erano a tempo pieno e 803 mila a tempo parziale.

Con Salvini che ordina la carica contro gli operai in lotta, e Di Maio che parla di salario minimo, si deve reagire. La risposta deve venire anche dagli operai che ritengono di non essere stati colpiti personalmente.

Ribellarsi per respingere l’impaludamento della condizione operaia, che vogliono imporre Salvini e Di Maio con Conte, il governo dei padroni.

Saluti Oxervator

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