6 MARZO ‘19 – SGOMBERO DELLA BARACCOPOLI DI SAN FERDINANDO

Televisioni e giornali ci mostrano centinaia di carabinieri e poliziotti, camionette, ambulanze e all’orizzonte le ruspe, pronte a buttar giù tutto. Centinaia di agenti delle forze dell’ordine che presidiano l’intero perimetro del ghetto in cui sono costretti i braccianti. Dalle prime luci dell’alba, il ghetto di San Ferdinando è militarizzato.  Alla fine di marzo termina la raccolta delle arance e Salvini può sgomberare tranquillamente la baraccopoli , per spingere la maggioranza dei braccianti verso le baraccopoli pugliesi o di qualche altra regione. Il ministro Salvini oggi cinguetta: ‘Come promesso, dopo anni di chiacchiere degli altri, noi passiamo dalle parole […]
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Televisioni e giornali ci mostrano centinaia di carabinieri e poliziotti, camionette, ambulanze e all’orizzonte le ruspe, pronte a buttar giù tutto. Centinaia di agenti delle forze dell’ordine che presidiano l’intero perimetro del ghetto in cui sono costretti i braccianti.

Dalle prime luci dell’alba, il ghetto di San Ferdinando è militarizzato.  Alla fine di marzo termina la raccolta delle arance e Salvini può sgomberare tranquillamente la baraccopoli , per spingere la maggioranza dei braccianti verso le baraccopoli pugliesi o di qualche altra regione. Il ministro Salvini oggi cinguetta: ‘Come promesso, dopo anni di chiacchiere degli altri, noi passiamo dalle parole ai fatti’, dice il ministro dell’Interno Matteo Salvini, commentando lo sgombero della baraccopoli.

I padroni della terra in Puglia tra poco avranno bisogno di molti braccianti. Gli emigranti delle baraccopoli sono forza lavoro a basso costo

Degli oltre 1600 abitanti che fino a qualche giorno fa vivevano nel ghetto sono rimasti in pochi.

Chi è rimasto, per lo più non ha intenzione di accettare di entrare nelle tende che la Prefettura ha messo in piedi dall’altra parte della strada o di andare nei Cas. Anzi, molti che erano stati trasferiti nelle scorse settimane sono già tornati. Si organizzeranno autonomamente, con il risultato di creare mille nuovi micro insediamenti”.

Meno della metà degli aventi diritto ha accettato e molti sono già tornati in tendopoli. Le strutture sono lontane dai campi in cui lavorano, per il rinnovo dei documenti dipendono dal commissariato di Gioia Tauro e in molti casi aspettano il pagamento di giornate, se non settimane o mesi già passati nei campi.

La strategia immaginata dalla Prefettura di Reggio Calabria, che per settimane ha cercato di trasferire 600 degli oltre 1500 braccianti in Cas e Sprar, si è rivelata fallimentare.

Per dare un tetto ai braccianti che verranno buttati fuori dal ghetto e terminare la raccolta delle  arance ci sono solo nuove tende.

Sono state messe in piedi dall’altra parte della strada, dentro e fuori la cosiddetta “nuova tendopoli”, voluta due anni fa come soluzione “temporanea” e nel tempo allargatasi anche oltre il recinto che la delimita.

In Italia abbiamo centinaia di baraccopoli. Il governo dei padroni italiani non fa altro che gestire la presenza dei braccianti a favore dei padroni della terra.

L.S.

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