Atlantia-Benetton, + 13% da inizio anno

Il crollo del ponte Morandi è già alle spalle. Di Maio aveva minacciato tuoni e fulmini, è finito tutto con una piccola riduzione della rendita sui pedaggi. Dai giornali finanziari veniamo a sapere che in questi giorni i Rating Hold sui titoli azionari di Atlantia hanno raggiunto il valore di ben 16 punti mentre per i Sell tali valori sono fermi a uno solo. I Rating Hold sono indicatori di ottimismo, esprimono la misura dell’affidabilità del titolo: rappresentano non solo la tendenza a mantenere costante il proprio valore ma anche la fiducia verso un suo eventuale incremento. Sedici punti […]
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Il crollo del ponte Morandi è già alle spalle. Di Maio aveva minacciato tuoni e fulmini, è finito tutto con una piccola riduzione della rendita sui pedaggi.

Dai giornali finanziari veniamo a sapere che in questi giorni i Rating Hold sui titoli azionari di Atlantia hanno raggiunto il valore di ben 16 punti mentre per i Sell tali valori sono fermi a uno solo.
I Rating Hold sono indicatori di ottimismo, esprimono la misura dell’affidabilità del titolo: rappresentano non solo la tendenza a mantenere costante il proprio valore ma anche la fiducia verso un suo eventuale incremento. Sedici punti di valore Hold su un titolo sono tanti e quando si raggiungono gli analisti consigliano di non venderlo o addirittura invitano ad acquistare altre quote.
I Sell invece sono indicatori di pessimismo: esprimono sfiducia verso un titolo azionario. Alti valori di Sell consigliano di vendere il titolo. La sfiducia su Atlantia oggi, ha raggiunto solo un punto Sell. E questo indica che il pessimismo sul titolo è a livelli molto bassi: il titolo è buono.
Per gli operai con uno salario che gli permette di arrivare a malapena alla fine del mese questi termini non dicono nulla. A loro non è dato giocare in borsa né possono contare su integrazioni salariali derivanti dall’andamento del mercato azionario. Però Atlantia è la cassaforte dei Benetton, i padroni che gestiscono una buona fetta di autostrade italiane. Sono quelli che non facevano la manutenzione sul ponte Morandi a Genova e ci taglieggiano ad ogni passaggio di casello. Sono i responsabili della morte di 43 persone che per caso passavano sul ponte quel maledetto giorno. Non possiamo non tenerne conto. La tragedia è stata così pesante che aveva spinto i politici a minacciare ogni sorta di sanzione contro Atlantia e i suoi azionisti facendo crollare i valori di Hold e innalzare quelli di Sell, mandando in caduta libera il titolo in borsa. Così ad esempio si esprimeva Luigi Di Maio il 9 settembre scorso:
“Il crollo di Ponte Morandi ha dei responsabili che si chiamano Autostrade per l’Italia, Atlantia e Benetton perché non hanno fatto la manutenzione che avrebbero dovuto fare e non possono pensare di farla franca maneggiando un plastico o facendosi belli durante una conferenza stampa di presentazione della ricostruzione. Noi non solo gli toglieremo le concessioni, come abbiamo promesso agli italiani, ma avranno un’altra brutta sorpresa nei prossimi giorni.”
In realtà di giorni ne sono passati già più di cento e il signore delle pecore colorate Benetton, continua indisturbato a fare profitti con la sua quota della rete autostradale infischiandosene delle minacce di Di Maio. E sono passate anche oltre cento notti in cui la famiglia, grande proprietaria terriera in Argentina, ha potuto dormire placidamente senza incubi o sensi di colpa verso coloro che hanno perso la vita: in fondo sono solo un effetto collaterale della folle corsa ai profitti che ha inghiottito ogni regola elementare sulla sicurezza. Per questo sistema i grandi capitalisti di fatto non sono mai responsabili. Ne sono consapevoli gli operai che ogni giorno si vedono falciare dagli infortuni sul lavoro o spegnersi lentamente colpiti dal mesotelioma, il tumore dell’amianto.
Come è possibile allora che la fiducia sui titoli di Atlantia nonostante i bellicosi propositi a caldo del Vicepremier sia cresciuta così velocemente? La spiegazione è semplice, purtroppo. È bastata una piccola e in apparenza innocua dichiarazione del Premier, quello che in teoria dovrebbe stare più in alto del Vicepremier. È stato sufficiente cioè che Il capo del governo, Giuseppe Conte, abbia confidato che ritiene non più scontata la nazionalizzazione della rete autostradale, ma che sia sufficiente solo una piccola riduzione della rendita dei pedaggi stabilita negli accordi di concessione.
Ecco quindi svelato il mistero. La vita di 43 persone può essere barattata in cambio di qualche punto percentuale di rendita autostradale. Il grande capitale rinnova così il mito cristiano della resurrezione: muore il venerdì e rinasce la domenica e nel frattempo uccide le 43 vittime una seconda volta. Ai cani urlanti della piccola borghesia come Di Maio, è stato sufficiente lanciargli qualche piccolo osso da spolpare per ridurli al silenzio. Un po’ di tarallucci e qualche bollicina e la tragedia si trasforma di nuovo in festa. Tanto pagano gli automobilisti.
F.A

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