I SALARI NON CRESCONO

Lavoce.info, bollettino online, sito di pensiero e di riflessione per la borghesia, pubblica dati  e commenti su tendenze salariali che  val la pena esaminare. L’articolo, qui allegato, con grafici interessanti, è scritto da economisti dell’OCSE e consiglieri di governi e agenzie internazionali. In sostanza si afferma quanto segue: a) il mercato del lavoro si è ripreso con livelli di occupazione mediamente tornati a livelli pre-crisi 2007 (non è comunque il caso dell’Italia) ma i salari, che erano mediamente scesi, sono rimasti bassi senza essere influenzati dalla minore disoccupazione. Nel grafico di  figura  1 sono d’esempio Giappone e Germania: hanno […]
Condividi:

Lavoce.info, bollettino online, sito di pensiero e di riflessione per la borghesia, pubblica dati  e commenti su tendenze salariali che  val la pena esaminare.

L’articolo, qui allegato, con grafici interessanti, è scritto da economisti dell’OCSE e consiglieri di governi e agenzie internazionali.
In sostanza si afferma quanto segue:

a) il mercato del lavoro si è ripreso con livelli di occupazione mediamente tornati a livelli pre-crisi 2007 (non è comunque il caso dell’Italia) ma i salari, che erano mediamente scesi, sono rimasti bassi senza essere influenzati dalla minore disoccupazione.
Nel grafico di  figura  1 sono d’esempio Giappone e Germania: hanno disoccupazione minore ma anche la minor crescita salariale

b) la causa dell’immobilità salariale sarebbe la bassa produttività (figura 2). Ma anche le aziende più attive (figura 3) che hanno produttività +37% in 12 anni ! non aumentano i salari.
Secondo gli economisti si tratta di aziende a forte intensità di capitale, cioè i capitalisti sono usciti dalla crisi investendo in macchine e tecnologie moderne e riorganizzando quindi la produzione: hanno aumentato la forza produttiva del lavoro o detto in altro modo, intensificato lo sfruttamento degli operai rimasti dopo licenziamenti, demansionamenti, dequalificazione. Il capitale si appropria di una maggior quota di plusvalore incrementando la produttività di ben il 37% ;i professoroni  economisti spiegano con il loro linguaggio forbito e oscuro che  le imprese devono sacrificare parte del salario operaio per battere la concorrenza e acquisire nuovi mercati.
Turni più intensi, meno pause ecc sono la faccia di tale teoria che si presenta agli operai.

c) gli economisti si riferiscono anche al cambiamento di competenze a seguito delle modifiche in fabbrica. Aumento della “domanda di lavoratori altamente qualificati”  mentre di un adulto su quattro (il 25% della forza lavoro) non si sa cosa farne essendo incapaci di stare al passo  con i nuovi livelli tecnologici.
Qui gli economisti si sono ingarbugliati e hanno detto quel che non volevano dire:
– se servono lavoratori più qualificati perché i salari non aumentano di pari passo?
– i lavoratori incapaci sono irrecuperabili, destinati a disoccupazione endemica o ai lavoretti
Gli economisti scivolano elegantemente su questi punti per non dire la verità, sono costretti a citare l’argomento solo per arrivare poi alle raccomandazioni finali.
E’ vero che forse qualche ingegnere di fabbrica ha bisogno di maggiore o diversa qualificazione che nel passato, ma per la gran massa degli operai i progressi tecnologici comportano frazionamento e semplificazione delle mansioni, cioè dequalificazione del lavoro e del salario.

Ed eccoci infine alle raccomandazioni dei nostri economisti che, guarda caso, non parlano più di salario ma di controllo, in vari modi, dei lavoratori:
– ideologico politico: “condivisione con le parti sociali”: leggi i sindacati che spianano la strada ad ogni impresa del capitale e che si servono delle balle degli economisti per dimostrare agli operai l’ineluttabilità della sottomissione al capitale
– illusorio: “apprendimento durante tutta la vita” rivolto alla minoranza in fabbrica con funzioni tecnico direttive, fino a quando poi questa minoranza sarà utile ai padroni
– organizzativo: gestione dei licenziati/disoccupati tramite agenzie per “il rapido reinserimento lavorativo” . Ammesso che si trovi lavoro e a quali condizioni
– ricattatorio: “erogazione del sussidio di disoccupazione…. legata all’avvenuta registrazione (all’agenzia) e a una ricerca attiva di un nuovo posto di lavoro”. Proprio come in Germania con il sistema prigione dei mini-jobs

I professoroni hanno svolto il compito per il quale sono pagati lautamente: illudere che i bassi salari siano un fenomeno transitorio e che ci possa essere lavoro per tutti; fornire argomenti ai capitalisti (se mai ce ne fosse bisogno) e ai sindacalisti corrotti per condurre le campagne di ristrutturazione e tentare di sviare la reazione operaia.

Sarà quindi compito degli operai stessi, nella loro lotta di difesa economica e per una propria organizzazione politica autonoma, svelare le falsità che nascondono il sistema di sfruttamento salariale, per rovesciarlo.

perchè i salari non crescono

Un lettore

Condividi:

Comments Closed

Comments are closed. You will not be able to post a comment in this post.