Milano, operaio licenziato dopo trent’anni di lavoro. Motivazione: il suo lavoro da oggi sarà svolto da una macchina.

La Greif Italia S.p.a., presieduta da Marcelo Luis Magaz, una filiale italiana di una multinazionale che produce taniche e altri contenitori a Melzo, provincia di Milano, con circa 25 milioni di euro di fatturato, ha licenziato un operaio di 61 anni dopo oltre trent’anni di servizio. La motivazione la troviamo direttamente nella lettera di “licenziamento per giustificato motivo oggettivo con esonero dal preavviso”: “La nostra società ha installato una macchina, denominata ‘Paint cap applicator’, che svolge in automatico il medesimo lavoro sino a oggi da lei svolto. Viene così soppressa la Sua posizione lavorativa”. In altre parole, è stata […]
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La Greif Italia S.p.a., presieduta da Marcelo Luis Magaz, una filiale italiana di una multinazionale che produce taniche e altri contenitori a Melzo, provincia di Milano, con circa 25 milioni di euro di fatturato, ha licenziato un operaio di 61 anni dopo oltre trent’anni di servizio.
La motivazione la troviamo direttamente nella lettera di “licenziamento per giustificato motivo oggettivo con esonero dal preavviso”: “La nostra società ha installato una macchina, denominata ‘Paint cap applicator’, che svolge in automatico il medesimo lavoro sino a oggi da lei svolto. Viene così soppressa la Sua posizione lavorativa”.
In altre parole, è stata acquistata una macchina che svolge automaticamente la posa dei tappi provvisori sui flaconi appena prodotti, prima della verniciatura. E quindi lui non serve più.
Questa notizia è comparsa in prima pagina sui giornali nazionali e a prima vista non si capisce il perché di tanto clamore: di operai licenziati, a volte a centinaia o peggio, a migliaia, ne sono piene le cronache di tutti i giorni. E non conta il fatto che l’operaio in questione sia un disabile senza una mano: la stessa sorte sarebbe toccata a qualsiasi altro lavoratore. La macchina ha soppresso la mansione. Non serve più nessuno. Gli operai possono considerarsi liberi.

Il primo pensiero che ci viene in mente è quello di suggerire al lavoratore di procurarsi una pesante mazza da cantiere e scaricare sulla macchina tutta la sua rabbia. Colpirla ripetutamente, ridurla a brandelli, frullarla in parti così piccole tali da rendere impossibile la sua riparazione.
Ma poi ci taccerebbero da avversari del progresso sociale: “le innovazioni tecnologiche – affermano i benpensanti industriali – implicano qualche inconveniente temporaneo, ma dov’è la medaglia senza rovescio? Oggi l’operaio viene licenziato, ma quanti lavoratori sono stati assunti per produrre quella macchina? E quanti troveranno un’occupazione grazie alla produttività sviluppata dalle nuove tecnologie? Chi vuole arginare il progresso sociale è contro la storia.”

Sembra proprio l’argomentazione esposta dal celebre scannatore Bill Skies nell’’800: “Signori giurati, è vero che a questo commesso viaggiatore è stata tagliata la gola. Ma questo fatto non è colpa mia; è colpa del coltello! È per via di questi inconvenienti temporanei dovremmo abolire l’uso del coltello? Pensateci bene! Dove andrebbero a finire agricoltura e artigianato senza coltello? Il coltello non è forse salutare in chirurgia quanto dotto in anatomia? Se abolite il coltello ci butterete nella barbarie più profonda”.

Ma noi non vogliamo abolire il coltello e neppure la macchina. Noi vogliamo abolire l’uso che il capitalista fa della macchina. Se un mezzo di produzione permette di abolire la giornata lavorativa di un operaio la nostra risposta è che quel tempo di lavoro deve essere redistribuito tra tutti gli operai e permettere così di ridurre la loro giornata lavorativa. Il progresso sociale deve essere finalizzato non ad aumentare i profitti di pochi, ma ad accrescere il tempo libero di tutti. L’Italia è il paese dove le ore di lavoro pro capite effettuate negli ultimi anni, sono tra le più alte d’Europa. In Germania si parla di settimana lavorativa di 28 ore, noi ci troviamo con masse di operai liberati, esclusi dal lavoro e migliaia che devono spremersi con turni settimanali di 48 o 56 ore per sopravvivere.

Il clamore suscitato dalla lettera quindi, è dovuto non al fatto in se, – un operaio licenziato da un’azienda di Milano – ma dalla forma e dal contenuto che tale provvedimento ha assunto durante la sua notificazione: è stato licenziato da una macchina!

Nella storia dell’umanità il plusvalore è sempre stato prodotto. Ma quello che caratterizza le diverse forme economiche è la forma, il modo in cui questo viene estratto. Che grave errore dunque che ha commesso il nostro Marcelo Luis Magaz titolare dell’azienda Greif Italia S.p.a: la forma che ha utilizzato per comunicare il licenziamento non ha nascosto come si fa di solito, una banale ma terribile verità: il capitale usa le macchine per aumentare i profitti e non per accrescere il nostro benessere! Lui sì che meriterebbe di essere licenziato in tronco!

F.A.

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