Operai e partito: Per la storia della Lega dei Comunisti. Engels 1885

E’trascorso più di un secolo da quando Engels tracciò in queste pagine, una ventina, la storia che non è semplicemente la storia di un’organizzazione ma è soprattutto la storia degli operai e della loro maturazione a classe indipendente. Lo scritto si apre, e sarà il filo conduttore, con la constatazione che “con la condanna dei comunisti di Colonia del 1852 cala il sipario sul primo periodo del movimento autonomo degli operai tedeschi”. Le vicende del comunismo si fondono nel movimento degli operai, nel loro movimento autonomo. E ciò ci basta per scoprire l’importanza dello scritto, non i personaggi, le […]
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E’trascorso più di un secolo da quando Engels tracciò in queste pagine, una ventina, la storia che non è semplicemente la storia di un’organizzazione ma è soprattutto la storia degli operai e della loro maturazione a classe indipendente. Lo scritto si apre, e sarà il filo conduttore, con la constatazione che “con la condanna dei comunisti di Colonia del 1852 cala il sipario sul primo periodo del movimento autonomo degli operai tedeschi”. Le vicende del comunismo si fondono nel movimento degli operai, nel loro movimento autonomo. E ciò ci basta per scoprire l’importanza dello scritto, non i personaggi, le vicende, i tempi della lotta all’assolutismo ma come fu possibile formare, fra gli operai europei, la loro organizzazione in classe e come questa assunse come elementi fondanti i modi di vedere, la teoria storica che Marx ed Engels avevano nel frattempo elaborato. Non si affermarono i loro modi vedere perché giusti in quanto tali, si affermarono perché lo stesso proletariato, gli operai, si erano modificati, avevano perso il carattere di artigiani per diventare con lo sviluppo dell’industria moderna, proletari nella forma più pura. Forse oggi, noi che abbiamo a che fare con la costituzione di un partito degli operai non dobbiamo tener conto della composizione di questi? Del loro rapporto con le altre classi, del comunismo critico che dobbiamo usare per definire programmi e forme organizzative adeguate? La costituzione degli operai in partito indipendente è il nostro obiettivo. Ora che la piccola borghesia, la classe più vicina agli operai per condizione economica e sociale e perciò capace, con i suoi elementi di critica, di coinvolgere gli operai stessi, è giunta al governo, ma i fatti dimostreranno che giunta al governo perde tutto il suo armamentario critico e non farà altro che gestire il potere del padrone sia industriale che finanziario. Da qui la necessità, ancora più forte, per gli operai di agire in proprio, agire come classe indipendente. La lega e i 5 Stelle per gli interessi che rappresentano non avranno scelta, dovranno adeguare la loro azione di governo alle necessità del grande capitale e della finanza, anzi finiranno per sostenere che siccome la loro azione farà riprendere profitti ed investimenti sono i migliori campioni del capitalismo italiano. Ma noi sappiamo che dove il padrone fa meglio i suoi affari lì l’operaio viene schiacciato di più, che non è vero che un miglioramento delle condizioni economiche “dell’imprenditore” favoriscano i suoi operai. Si allarga invece la distanza fra la ricchezza accumulata dal padrone e la condizione di miseria dell’operaio. Troppo scontato denunciare la precarietà di chi lavora a chiamata, come se chi ha un contratto a tempo indeterminato è garantito a vita. È precario chi lavora a salario perché è nelle mani di un altro che lo usa finché serve ai suoi interessi di arricchimento. Ma è naturale per Salvini e Di Maio che i piccoli e medi padroncini sfruttino i loro operai famigliarmente, che le tasse vengano ridotte, la burocrazia alleggerita ma devono stare attenti perché la loro media e piccola industria, l’artigianato ha bisogno del grande capitale industriale e dello Stato come committente, la loro demagogia contro l’Europa dei banchieri e del capitale sovrannazionale finirà in niente. Non abbiamo, come operai, bisogno di aspettare che i rappresentanti della piccola e media borghesia al governo si manifestino come i nuovi campioni del capitalismo riformato dalla crisi, che vuole essere nazionale quando le merci straniere invadono il suo mercato e globale quando vuole esportare senza limiti merci e capitale. Abbiamo già capito e capiremo sempre di più, che anche il proclamato governo di cambiamento non farà altro che ricondurre, con qualche aggiustamento, sotto il controllo del grande capitale e delle grandi banche una parte della piccola borghesia colpita dalla crisi.  L’altra disillusa andrà alla ricerca di un nuovo soggetto a cui appoggiarsi. Potrebbe trovarlo in un programma veramente rivoluzionario degli operai. Il problema è il livello di maturità degli operai come classe e il costituirsi di questi in partito. Il partito operaio, e cioè il partito che ha nel suo DNA il rovesciamento del sistema, perché esso è l’espressione di una classe che non può emanciparsi se non rompendo il rapporto che la sottomette al capitale. Ora, proprio per addestrarci teoricamente a questo compito, serve lo scritto di Engels del 1885. Sono passati tanti anni ma è ancora molto utile, vi è esposta la nostra storia, le tappe attraverso le quali gli operai maturarono la coscienza della loro condizione sociale e del ruolo storico che potevano e dovevano svolgere. Ma non solo, troviamo anche la spiegazione e dove cercare le ragioni del perché certi modi di intendere la realtà delle classi in lotta sia completamente sepolta, sia scomparsa la coscienza degli operai di essere una classe, la sola veramente rivoluzionaria. Cercate, ci indica Engels, nella composizione degli operai, nel loro distacco dalla piccola borghesia, nella continua evoluzione degli operai in tutto il mondo verso la vera e propria condizione di schiavi industriali e fra questi si troveranno gli uomini capaci di riappropriarsi della teoria critica marxista e di diventare i primi elementi del partito operaio. Ne possiamo essere sicuri.

E.A.

PER LA STORIA DELLA LEGA DEI COMUNISTI

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