Il Foglio Bianco
L’intervento al Comitato Direttivo della CGIL del 10 febbraio 2017.La relazione introduttiva ha sottolineato che il contratto nazionale dei metalmeccanici non può e non deve essere considerato il nuovo modello della contrattazione. Sono d’accordo! Ma temo che invece accadrà proprio questo nei fatti.
È vero che ogni negoziato è una partità a sé, come è stato detto nell’introduzione. Ed è anche vero che in quello dei metalmeccanici, Federmeccanica ha fatto fino in fondo il mestiere della controparte, impostando fin dall’inizio una trattativa difficile e ostile. É altrettanto vero che la FIOM ha deciso ogni passaggio di quella trattativa nella sua autonomia e che il contratto nazionale è stato votato dai lavoratori. Un dato di fatto che non può essere messo in discussione. Vero anche che la firma della FIOM chiude la stagione degli accordi separati, dopo oltre 7 anni. Tutto vero, ma resto convinta che l’impianto contrattuale a cui si è arrivati è pericoloso per tutta la contrattazione e apre di fatto a un nuovo modello contrattuale per tutti. In fondo, i metalmeccanici e le metalmeccaniche hanno sempre avuto questo onere nella storia delle relazioni industriali. Nel bene e nel male. Un modello contrattuale in cui per la prima volta i minimi salariali non sono certi ma soltanto stimati e calcolati sull’inflazione ex post, i premi di risultato sono completamente variabili, la legge 104 condizionata alla programmazione nel mese precedente l’utilizzo. Un modello in cui la sanità integrativa e il welfare aziendale sono centrali e di fatto sostituiscono parte degli aumenti salariali (senza peraltro aver nemmeno definito una regia nazionale sulla loro modalità di erogazione!). Un modello in cui si chiude è vero con la stagione degli accordi separati ma si apre alla flessibilità dell’orario di lavoro e alle deroghe, si modifica il pagamento della malattia e si raddoppiano le ore di straordinario obbligatorio, accettando quindi gran parte di quelle modifiche contrattuali che avevano giustamente suggerito alla FIOM di non firmare nel 2012. Per queste ragioni credo che questo contratto nazionale rappresenti un elemento di arretramento, non un vittoria. Un modello che i padroni stanno già provando a esportare nelle altre categorie. È un’altra però la considerazione che vorrei fare a questo direttivo. È possibile che di fronte a questo contratto nazionale passi ora l’interpretazione che ci è stata spiegata nel Comitato Centrale della FIOM rispetto alla quale, una volta approvato dalla maggioranza dei lavoratori, esso va applicato alla lettera, anche eventualmente dove le condizioni di forza suggerirebbero altre scelte? Se il ccnl prevede che i premi siano completamente variabili, per esempio, è ancora possibile invece contrattarli fissi? Chiaro, so bene che il punto sono i rapporti di forza. E con questo ccnl non credo sarà facile per nessuno difendere parti fisse di salario aziendale, piuttosto che contrastare la flessibilità o imporre l’utilizzo della legge 104 senza programmazione. Ma il tema è se questo è possibile oppure no, come appunto ci viene spiegato nel Comitato Centrale. Perchè se fosse così, se non fosse possibile provare nella contrattazione aziendale a limitare gli effetti più negativi del ccnl, saremmo arrivati a un paradosso a cui nemmeno le peggiori intenzioni del TU del 10 gennaio potevano arrivare. Ossia il fatto che il ccnl sarebbe eventualmente modificabile in peggio tramite le deroghe ma non in meglio con la contrattazione aziendale. Sarebbe la fine della contrattazione aziendale acquisitiva in nome di una interpretazione della esigibilità che francamente a me sembra esasperata e senza alcun fondamento, nemmeno normativo. E credo che, se così fosse, sarebbe bene che questa discussione non restasse chiusa in FIOM. Peraltro, se come ci viene detto in tema di salario, la strada potrebbe comunque essere quella di aggirare gli aumenti fissi e praticare una politica contrattuale che punti all’aumento delle maggiorazioni dei turni, degli straordinari, dei festivi o persino della qualità e della professionalità, sarei ancora più in disaccordo. Si avvierebbe così una stagione di contrattazione ancora più disarticolante, in cui verrebbero premiati solo alcuni e non altri e in cui aumenterebbero le differenze salariali. Primo tra tutti aumenterebbe il già altissimo differenziale salariale tra uomini e donne, che notorialmente sono quelle che fanno meno turni e meno straordinari e sono più discriminate sugli aspetti legati a professionalità e qualità. Detto questo, passo facilmente al secondo punto del mio intervento. Lo sciopero internazionale delle donne l’8 marzo. Come sapete, la bellissima manifestazione del 26 novembre ha lanciato la proposta di arrivare anche in Italia allo sciopero dell’8 marzo contro la violenza e contro le discriminazioni sul lavoro. Si sciopererà in altri 22 paesi nel mondo, come Argentina, Stati Uniti, Polonia, paesi diversi dal punto di vista sociale e economico ma simili quanto alle persistenti discriminazioni delel donne, dentro e fuori dai posti di lavoro. Il movimento italiano protagonista di questo percorso, Non una di meno, ha chiesto già da tempo ai sindacati di prclamare sciopero l’8 marzo. Hanno aderito subito varie sigle di base. Ragione per cui la copertura per lo sciopero c’è già. Sarebbe però un segnale politico importante se la CGIL aderisse e proclamasse a sua volta sciopero. E’ una grande occasione e sarebbe un errore perderla. Sarebbe del tutto coerente anche rispetto alla nostra campagna referendaria: scioperiamo contro la violenza, per i salari delle donne, per i loro diritti, contro le discriminazioni, ma anche per tutte quelle donne che lavorano nelle ditte in appalto e con i voucher. Il movimento delle donne sta dando una straordinaria prova di partecipazione e mobilitazione. Non facciamo finta di niente. Tante lavoratrici, delegate e sindacaliste sono parte integrante di questo movimento e parteciperanno comunque alla costruzione dello sciopero. Non perda la CGIL questa grande occasione. Proclami lo sciopero generale l’8 marzo. Tante donne se lo aspettano, lo chiedono alla nostra segretaria perchè è una donna, ma soprattutto lo chiedono alla CGIL. Eliana Como
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