A PROPOSITO DEL CONVEGNO DI NAPOLI SULLA COSTITUZIONE E LA LIBERTA’ DI PAROLA DEGLI OPERAI

Caro operai contro La piccola borghesia di cui tante volte parlate esprime posizioni che oscillano continuamente. Prendete l’esempio del convegno di Napoli sulla Costituzione e la libertà di parola degli operai: una parte di essa sostiene che la Costituzione garantisce di per se questa libertà, è solo un problema di un’applicazione coerente. La solita minestra che dura da sessanta anni sulla illusione della Costituzione incompiuta. L’altra tendenza, sempre della piccola borghesia, sostiene invece che siccome la costituzione è la base della repubblica borghese non sia nemmeno il caso di evidenziarne il fatto che dietro l’uguaglianza formale ci sia la […]
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Caro operai contro

La piccola borghesia di cui tante volte parlate esprime posizioni che oscillano continuamente.
Prendete l’esempio del convegno di Napoli sulla Costituzione e la libertà di parola degli operai: una parte di essa sostiene che la Costituzione garantisce di per se questa libertà, è solo un problema di un’applicazione coerente.
La solita minestra che dura da sessanta anni sulla illusione della Costituzione incompiuta. L’altra tendenza, sempre della piccola borghesia, sostiene invece che siccome la costituzione è la base della repubblica borghese non sia nemmeno il caso di evidenziarne il fatto che dietro l’uguaglianza formale ci sia la schiavitù sostanziale degli operai e nemmeno sia necessario un lavoro per mettere in luce questa contraddizione.
La stessa cosa vale quando ci si rapporta con le leggi.
Il piccolo borghese idealista spinge gli operai ad avere fiducia nella magistratura, la piccola borghesia chiacchierona ci ricorda subito che la legge è dei padroni ed è inutile fare le cause legali e difendersi anche in quell’ambito.
La piccola borghesia nel suo insieme vuole gli operai o servi o impotenti.
Gli operai sono in guerra con i padroni, una guerra concreta in tutti i campi. Ogni occasione è buona per tentare di mettere in difficoltà il nemico, per mettere a nudo il contenuto di classe delle sue istituzioni. Per dimostrare che la costituzione è la carta dei padroni e dei ricchi e che le leggi sono in realtà loro strumenti ci vuole un lungo lavorio, un passaggio attraverso innumerevoli esperienze concrete, se bastasse una scomunica di tradizione cristiana sarebbe un bell’affare.
Dal momento in cui, alcuni, fra gli intellettuali della piccola borghesia, scoprono faticosamente che ai cittadini è riconosciuta la libertà di espressione mentre è negata agli operai e se ne scandalizzano, questa scoperta non è forse un fatto che gli operai possono sfruttare a loro favore?
Per il  piccolo borghese che la sa lunga, ciò non ha nessun significato, tanto non tocca a lui condurre la guerra concreta degli operai contro i padroni e il loro sistema.
Per gli operai è invece necessario sfruttare anche questa, monca, parziale scoperta, nel loro interesse.
La presenza di esponenti del partito operaio al convegno è servita per spingere in avanti la critica del sistema, che fa degli operai degli schiavi moderni e proprio a partire dalla sentenza di condanna di Mignano e compagni, se anche uno solo degli intellettuali presenti ha riconosciuto questa realtà come un dato di fatto ed è disposto a denunciarla fra le altre classi questo è già un buon risultato per la causa operaia.
Come abbiamo combattuto le illusioni riformiste della piccola borghesia faremo una lotta senza quartiere all’altra faccia della stessa medaglia, a quella piccola borghesia che ha fatto della critica alla società un piccolo manuale  di cattivissime frasi fatte. Il partito operaio non sa cosa farsene.
E.A
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