LE FATALITA’ DEL MINISTRO DEL RIO

Redazione di Operai Contro, il ministro Del Rio deve andare in ferie. Deve chiudere la strage ferroviaria tra Corato e Andria. 23 morti e 50 feriti non avranno mai giustizia. In Italia è sempre così i 32 morti della strage di Viareggio del 2009 aspettano ancora. Per il ministro Del Rio è tutta colpa della fatalità. Non è colpa dei padroni e dei soldi che hanno rubato. Non è colpa delle truffe e delle mazzette dei politici. Del Rio ha fretta deve andare in ferie. Arrivederci alla prossima strage dovuta alla fatalità Un operaio barese dal fatto quotidiano Il […]
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Redazione di Operai Contro,

il ministro Del Rio deve andare in ferie. Deve chiudere la strage ferroviaria tra Corato e Andria. 23 morti e 50 feriti non avranno mai giustizia. In Italia è sempre così i 32 morti della strage di Viareggio del 2009 aspettano ancora.

Per il ministro Del Rio è tutta colpa della fatalità. Non è colpa dei padroni e dei soldi che hanno rubato. Non è colpa delle truffe e delle mazzette dei politici.

Del Rio ha fretta deve andare in ferie. Arrivederci alla prossima strage dovuta alla fatalità

Un operaio barese

dal fatto quotidiano

Il 13 luglio, il giorno dopo lo scontro tra treni in Puglia che ha provocato la morte di 23 persone, aveva promesso lo stanziamento di “ulteriori 1,8 miliardi di investimenti per le reti regionali non di competenza nazionale”. A distanza di tre settimane, il ministro Graziano Delrio ha spiegato che la somma dedicata all’adeguamento di “tratti di linee interconnesse di linee ferroviarie regionali” sarà di 300 milioni di euro e dovrà essere stanziata dal “prossimo Cipe“. Il titolare del dicastero delle Infrastrutture e dei Trasporti lo ha detto anticipando l’intesa che sarà deliberata in conferenza Stato-Regioni.

Il serata, il ministero ha precisato che gli 1,8 miliardi di fondi europei per le reti regionali sono comunque confermati e hanno ricevuto “il primo via libera dalla cabina di regia Fsc“, cioè il nuovo organo, istituito a marzo presso la presidenza del Consiglio dei ministri, incaricato del coordinamento tra Stato e enti locali, per la definizione dei piani di spesa del Fondo di sviluppo e coesione 2014-2020. I 300 milioni “si aggiungono” e sono “destinati alla sicurezza ferroviaria”.

Con l’occasione Delrio ha anche annunciato che ora, a tragedia avvenuta e dopo più di un anno dal varo di uno schema di decreto in materia, si è finalmente trovato l’accordo sul trasferimento di una parte della rete ferroviaria in concessione, oggi controllata dall’Ufficio speciale trasporti a impianti fissi del ministero, sotto la più stringente vigilanza dell’Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria. A dover rispettare gli standard più restrittivi dell’Ansf saranno “circa 1.850 km dei 3.400 km” di competenza regionale, tratti di “linee interconnesse”, ha detto il ministro, senza peraltro specificare in che tempi avverrà il passaggio di responsabilità.

“Era un lavoro in corso”, ha ammesso Delrio, “è stato molto importante accelerarlo nel suo esito per onorare le vittime della tragedia di Puglia”. Per quanto riguarda le linee non toccate dall’intesa, peraltro “alcuni tratti sono già in sicurezza” ma “altri hanno bisogno di un miglioramento e di un controllo più approfondito”.

da inmarcia.it

Viareggio, 29 giugno 2009 – Ventitre e quarantotto, di una calda sera d’estate. Il treno 50325 è in ritardo. Partito da Trecate (Novara) deve raggiungere Gricignano (Caserta). Porta quattordici cisterne cariche di Gpl. Ciascuna contiene 35mila litri di gas liquido. Viaggia, alla velocità di 90 chilometri l’ora: la velocità consentita è fino a 100. Attimi. Al treno si rompe qualcosa, esce dai binari prima di entrare nella stazione di Viareggio. Schizzano i sassi, “friggono” le scintille. Il capostazione fa appena in tempo a realizzare che va dato l’allarme subito. Ma prima vanno fermati altri due treni, che viaggiano da Nord a Sud e viceversa e rischiano di incrociare le quattordici cisterne fuori controllo.

Schianto. Stazione in tilt. I “bomboloni” sdraiati sui binari, sotto la storica passerella in ferro. La cisterna poco più avanti, all’altezza della Croce Verde. I macchinisti riescono a scendere, intuiscono e, tra il gas liquido,  raggiungono la strada, la sede dell’associazione di volontariato: «Date l’allarme…è pieno di gas…». In quel momento le esplosioni.

Il boato. Il cielo che si fa rosso. La nuvola azzurra della morte dai binari è entrata nelle case. Devastazione. Brucia Rosario Campo, che passava in motorino al momento sbagliato. Bruciano le ambulanze della Croce Verde. Brucia via Ponchielli e la sua gente. Brucia il cuore di una città intera. Si è spezzato l’asse. Ed una cisterna si è aperta. Il bilancio dei morti è salito di ora in ora, poi di giorno in giorno. Dai sei annunciati nel cuore della notte, ai tredici della mattina seguente, ai quattordici della sera, ai diciassette del giorno successivo, ai diciannove, ai ventidue, ai ventiquattro. L’ultima è Elisabeth Silva, morta martedì 22 dicembre, dopo quasi sei mesi di agonia. Qui sotto l’elenco e le foto delle 32 vittime. Cliccando sul nome si possono leggere le loro storie.

All’alba folla di tecnici e politici, tra i luoghi devastati ed il Municipio. L’asse datato 1974, costruito nella Germania Est, revisionato nel 2008 ad Hannover, presso la Jungenthal che poi la invia alla Cima riparazioni. Ironia della sorte per sostituire, sullo stesso treno, un’altra sala montata (l’insieme di asse e ruote) che aveva mostrato di avere problemi tecnici. Perché si è spezzato l’asse e cosa doveva essere fatto per evitare la strage che alla fine conterà 32 morti?

La risposta arriva due anni dopo, dalle prove tecniche che costituiscono l’incidente probatorio e si tengono a Lovere (Bergamo) nelle Officine Lucchini: è stata la ruggine. Le indagini della Polfer che indaga per conto della Procura di Lucca parlano chiaro: allo stato dei fatti, “sussitono fondati sospetti di colpevoli lacune in fase di manutenzione dell’assile rotto”. Così si legge in una delle relazioni dell’ispettore capo Angelo Laurino, uomo chiave dell’inchiesta. il processo iniziato nella primavera del 2012 è tutt’ora in corso.

Anni di battaglie, per i familiari delle vittime riunite nell’associazione “Il mondo che vorrei”, per i cittadini e per i ferrovieri organizzati nell’associazione “29 giugno”.

Mentre via Ponchielli rinasce con le case rimaste, gli uffici, le aziende gli occhi di tutti sono puntati sull’esito dell’iter giudiziario.

Trentotto gli indagati, tra i quali Mauro Moretti, amministratore delegato di Ferrovie dello Stato; i vertici di Rfi e Trenitalia; tecnici e dirigenti delle officine Jungenthal e Cima riparazioni. Una lunghissima battaglia legale che vede sul banco degli imputati potentissimi gruppi industriali e finanziari ed i loro amministratori.

Lo stato, deludendo le aspettative di tutti ha rinunciato a partecipare in giudizio come ‘parte civile’ in cambio di una liquidazione monetaria. Restano i familiari, le associazioni, i sindacati ed alcuni RLS di Trenitalia, a contribuire con la loro presenza alla ricerca della verità ed a tenere alta l’attenzione sui temi della sicurezza ferroviaria.

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Iman (3 anni), Hamza (17) e Mohammed Ayad (51) e Aziza Aboutalib (46)
Nadia Bernacchi e Claudio Bonuccelli, 59 e 60 anni

Abdellatif e Nouredine Boumalhaf, 34 e 29 anni
Rosario Campo, 42 anni
Maria Luisa Carmazzi e Andrea
Falorni, 49 e 50 anni
Alessandro Farnocchia, 45 anni
Antonio Farnocchia, 51 anni

Marina Galano, 45 annI

Ana Habic e Mario Pucci, 42 e 90 anni

Elena Iacopini (32)

Federico Battistini (32 anni),

Emanuela Milazzo (63) e Mauro Iacopini (60 anni)

Magdalena Cruz Ruiz Oliva, 40 anni

Ilaria e Michela Mazzoni, 36 e 33 anni
Emanuela Menichetti, 21 anni
Stefania Maccioni (40 anni), Luca (5) e Lorenzo Piagentini (2)
Angela Monelli (fuori dalla lista ufficiale delle vittime)

Rachid Moussafar, 25 anni
Sara Orsi e Roberta Calzoni, 24 e 54 anni
Elisabeth Silva, 36 anni

 

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