IL SALARIO DI MERDA IN ITALIA

 Cara Redazione, alla Fca di Melfi gli operai costruiscono automobili su 20 turni di lavoro, e mediamente prendono un salario di 1.350 euro al mese, al netto degli assegni famigliari. In Germania gli operai della Wolkswagen costruiscono automobili e prendono più del doppio di quelli Italiani, e non è vero che in Germania ci sia un carovita alle stelle.  Oltre le tute blu, gli altri settori come sono messi?  Un indagine sui salari operai (non solo dei metalmeccanici ma di tutti i settori), condotta dal “Sole 24 ore” del novembre 2014, rileva quanto segue: “Con 37.493 euro lordi il […]
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 Cara Redazione,

alla Fca di Melfi gli operai costruiscono automobili su 20 turni di lavoro, e mediamente prendono un salario di 1.350 euro al mese, al netto degli assegni famigliari. In Germania gli operai della Wolkswagen costruiscono automobili e prendono più del doppio di quelli Italiani, e non è vero che in Germania ci sia un carovita alle stelle.

 Oltre le tute blu, gli altri settori come sono messi?

 Un indagine sui salari operai (non solo dei metalmeccanici ma di tutti i settori), condotta dal “Sole 24 ore” del novembre 2014, rileva quanto segue: “Con 37.493 euro lordi il salario mediano dell’operaio tedesco è più elevato del 43% rispetto a quello del collega italiano (26.178) e il divario diventa del 67% nelle grandi aziende (49mila rispetto a 29mila) mentre nelle imprese medie la differenza è del 57,5% (45mila euro contro quasi 29mila) e nelle piccole troviamo in Italia una retribuzione mediana di 25.321 euro, in Germania di 35.491 (+40 per cento)”.

 In Italia il sindacalismo concertativo ci ha fregato proprio bene. In Germania la scorsa settimana un accordo tra Ig Metall e i padroni metalmeccanici del Nord Reno-Westfalia, ha sancito un aumento salariale del 4,8%, per circa 4 milioni di metalmeccanici.

Sempre in Germania è di questi giorni la notizia che 120 mila metalmeccanici della Wolkswagen con il sindacato Ig Metall, hanno ottenuto un aumento dei salari del 4,8%: 2,8% dal 1° ottobre, ed il restante 2% dal 1° agosto 2017. Ottenendo anche una tantum di 200 euro come componente della pensione. Aumenti che (sia nel primo che nel secondo caso) incrementano salari già abbondantemente sopra i 2 mila euro mensili. Accordi considerati apripista per tutto il settore.

 In Italia il sindacalismo collaborazionista a braccetto con i governi che si sono avvicendati, hanno tenuto i salari bassi per compiacere ai padroni. L’aristocrazia operaia ha fatto da gendarme in fabbrica, frenando i salari e non chiamando alla lotta contro leggi e misure dei vari governi: dalla legge Biagi, al Jobs act fino ai voucher.

Misure dei vari governi sul salario e sulla contrattualistica, che hanno anche minato e fanno da contrappeso ai contratti nazionali di categoria. Per opporsi e contrastare questa realtà, occorre organizzarsi in fabbrica. Alternative o scorciatoie non ce ne sono.

Saluti da un estimatore di Operai Contro

 

 

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