SE I DELEGATI SONO FUNZIONALI ALL’ARISTOCRAZIA OPERAIA

Caro Operai Contro, in una fabbrica di un grande Gruppo multinazionale, una quindicina di operai provenienti dai paesi dell’Est, lavorano non saltuariamente, ma in modo continuativo a 5 o 6 euro l’ora. Fanno i lavori più brutti ed hanno un contratto diverso dagli altri operai (più di 100), inquadrati nel contratto nazionale dei metalmeccanici. Con l’integrazione del contratto aziendale, gli operai hanno un salario decisamente superiore, sia dai 15 operai stranieri, sia dalla media del settore. In questa fabbrica sul turno di notte, lavorano solo ed esclusivamente 5 dei 15 operai stranieri discriminati e peggio pagati. Inoltre non vengono […]
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Caro Operai Contro,

in una fabbrica di un grande Gruppo multinazionale, una quindicina di operai provenienti dai paesi dell’Est, lavorano non saltuariamente, ma in modo continuativo a 5 o 6 euro l’ora. Fanno i lavori più brutti ed hanno un contratto diverso dagli altri operai (più di 100), inquadrati nel contratto nazionale dei metalmeccanici. Con l’integrazione del contratto aziendale, gli operai hanno un salario decisamente superiore, sia dai 15 operai stranieri, sia dalla media del settore.

In questa fabbrica sul turno di notte, lavorano solo ed esclusivamente 5 dei 15 operai stranieri discriminati e peggio pagati. Inoltre non vengono rimpiazzati operai andati in pensione perché, dice un operaio della fabbrica delegato Fiom, in caso di assunzioni, l’azienda sarebbe chiamata a rispettare un accordo che prevede l’inserimento di operai dello stesso Gruppo multinazionale, attualmente in cassa integrazione.

Per le Rsu è tutto regolare, lo stesso delegato Fiom, che lavora qui da più di 15 anni, parlandone fuori con altri operai, non ha dubbi sulla regolarità della situazione sopracitata. A chi lo consiglia di sollevare per precauzione il problema in quanto Rsu, ribadisce che: “non si può sollevare questo problema in fabbrica, se no gli operai del posto (autoctoni) s’incazzano, perché non vogliono fare i lavori brutti che fanno gli stranieri”.

Certo, “non disturbando gli operai del posto” il padrone è contento, finché potrà far sgobbare gli stranieri a 5 euro l’ora e mantenere il solco fra operai peggio pagati da una parte; e dall’altra operai “esonerati” dai lavori più brutti e meglio pagati. Insomma potrà mantenere la divisione fra operai. Poi ci pensa l’aristocrazia operaia con i suoi strati alti, a egemonizzare e compattare un blocco corporativo dalla mentalità e dall’agire filo aziendalista. Finché persiste questa situazione in fabbrica, chi fermerà il padrone se per esempio, vorrà aumentare gli operai discriminati e peggio pagati, riducendo quelli meglio pagati?

Da ciò che ha detto il delegato Fiom, dimostra di non avere coscienza di tutto questo. Non attaccare la posizione degli operai del posto, che “non vogliono fare i lavori brutti”, perché siano gli stranieri a farli, è grave, vuol dire condividere quella posizione e farla propria come Rsu. Questo non solo è funzionale al ruolo che l’aristocrazia operaia svolge in fabbrica al soldo del padrone, ma è pura discriminazione e razzismo. (Mi ricorda “il localismo identitario” della Lega, a suo tempo più volte denunciato da questo giornale).

Speriamo che delegati di questo tipo abbiano modo di ravvedersi e correggere il tiro. Altrimenti se gli operai non si danno una mossa, avranno rappresentanti  che, per come (non) agiscono in fabbrica, risulteranno i galoppini tra sindacato e padrone. Non basta opporsi e non firmare accordi aziendali, se poi i loro contenuti usciti dalla porta, rientrano bellamente e silenziosamente dalla finestra.

G.P.

 

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