LE FORME PARTITO E L’ARISTOCRAZIA OPERAIA

Caro Operai Contro, l’analisi di come sono strutturati oggi e come lo erano ieri i partiti (al governo e/o all’opposizione), può servire per capire come deve essere strutturato il partito operaio? Sicuramente è molto utile e direi indispensabile, per capire come funziona la macchina del nemico ed i suoi punti deboli. Ma, non per mettere in discussione che il partito operaio (a mio parere), si debba basare su una struttura di cellule e sezioni di fabbrica, di cantiere, di operai rurali e dei servizi, nonché di quartiere o zona. Direi anche in “territorio” di forte – anche se non […]
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Caro Operai Contro,

l’analisi di come sono strutturati oggi e come lo erano ieri i partiti (al governo e/o all’opposizione), può servire per capire come deve essere strutturato il partito operaio? Sicuramente è molto utile e direi indispensabile, per capire come funziona la macchina del nemico ed i suoi punti deboli. Ma, non per mettere in discussione che il partito operaio (a mio parere), si debba basare su una struttura di cellule e sezioni di fabbrica, di cantiere, di operai rurali e dei servizi, nonché di quartiere o zona. Direi anche in “territorio” di forte – anche se non omogenea – precarietà sociale, per impedire che sia il nemico a incanalarla.

 Non deve passare inosservato che Bedeschi (chiamato in causa da R.P. nell’articolo cui faccio riferimento, qui pubblicato il 27 aprile), nel definire la struttura territoriale della Dc e del Pci, individua per ognuno di questi partiti un loro “ceto politico”, proveniente dalle organizzazioni cattoliche quello della Dc; e dal sindacato e movimento cooperativo quello del Pci.

La mistificazione, sta proprio in quel “ceto politico”, che non è sinonimo di ceto sociale, bensì racchiude più classi sociali, ognuna con più strati al suo interno.

Ieri come oggi, la definizione di “ceto politico”, per indicare l’apparato organizzativo di un partito interclassista (dal suo leader fino all’ultimo dei militanti), nasconde interessi di classi e strati sociali contrapposti, ed esprime una linea politica che fa gli interessi dei padroni e della borghesia.

 I partiti di oggi e ieri, con il Pci in testa, tramite il controllo del sindacato, hanno usato capi operai e strato alto dell’aristocrazia operaia, corrotti dal padrone per controllare il sindacato in fabbrica, frenare rivendicazioni, scioperi e lotte, soffocare sul nascere qualsiasi idea di abbattimento di questo sistema basato sullo sfruttamento degli operai, per instaurare un altro tipo di società.

Entrato nella stanza dei bottoni il Pci, oggi Pd, usa capi operai e strato alto dell’aristocrazia operaia corrotti dal padrone, per azzerare scioperi e lotte, criminalizzare le spinte a ribellarsi degli operai, e molto meno, dissociarsi dagli scioperi contro gli straordinari.

Comprata dal padrone di fase in fase, questa fascia di aristocrazia operaia nei partiti, svolge sempre il suo ruolo per i padroni. Da qui l’esigenza che la forma partito del partito operaio, si fondi sulle cellule e sulle sezioni, dalle fabbriche e in tutti i posti di lavoro, dove regna lo sfruttamento degli operai.

Che partito operaio sarebbe senza il controllo dei luoghi dove avviene le sfruttamento degli operai?

L’aristocrazia operaia non esaurisce il suo compito in fabbrica, tenendo sotto controllo gli operai. Una parte di essa direttamente o non, costituisce anche la testa di ponte con l’esterno, facendosi eleggere nei consigli di zona, di quartiere, nelle giunte comunali, negli enti locali, ecc. Nella cosi detta attività politica nelle istituzioni.

Nell’affrontare la forma partito del partito operaio, penso si debba tener conto delle dinamiche qui accennate.

Saluti G. P.

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