LA BUONA SCUOLA: COM’E’ ANDATA (E COME ANDRA’) A FINIRE?

Redazione di operai Contro, Come avevo ipotizzato l’anno scorso, della “ Buona Scuola” non ne parla più nessuno da qualche tempo, gli scioperi, le occupazioni delle scuole da parte degli studenti, tutto è finito nel dimenticatoio. Non c’è che dire, il governo Renzi, e tutti i codazzi d’intellettuali che formano l’opinione pubblica, sa fare bene il loro mestiere e quando è necessario insabbiare gli avvenimenti scomodi. Probabilmente fra qualche anno ci troveremo con una scuola asservita al potere, economico e politico, senza rendercene conto. Allora il regime sarà compiuto, con buona pace di chi, finora, ha messo la testa […]
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Redazione di operai Contro,

Come avevo ipotizzato l’anno scorso, della “ Buona Scuola” non ne parla più nessuno da qualche tempo, gli scioperi, le occupazioni delle scuole da parte degli studenti, tutto è finito nel dimenticatoio. Non c’è che dire, il governo Renzi, e tutti i codazzi d’intellettuali che formano l’opinione pubblica, sa fare bene il loro mestiere e quando è necessario insabbiare gli avvenimenti scomodi. Probabilmente fra qualche anno ci troveremo con una scuola asservita al potere, economico e politico, senza rendercene conto. Allora il regime sarà compiuto, con buona pace di chi, finora, ha messo la testa sotto la sabbia, o di chi ha messo solo l’accento, solo, sulla riduzione delle risorse destinate all’istruzione.

In realtà, come ho detto in tante occasioni, il fine della riforma della scuola non è la riduzione dei fondi, del personale e di altre risorse, ma la completa abolizione della libertà d’insegnamento. La scuola deve svolgere il suo ruolo di sovrastruttura che sostiene appieno questo sistema socioeconomico, punto. Solo chi opera nella scuola, con spirito critico, riesce a cogliere i segnali di cambiamenti che stanno accompagnando l’attuazione dell’ultima controriforma scolastica.

Andiamo con ordine e analizziamo la “ buona scuola” all’opera.

IL RECLUTAMENTO DELLE NUOVE LEVE.

A inizio di anno scolastico tutti gli organi di stampa hanno esaltato lo “ sforzo del governo per eliminare il precariato nella scuola”, sciorinando tutta una serie di dati sulle nuove assunzioni. In effetti, i nuovi assunti sono stati più dei posti vacanti, molti di essi sono stati assunti senza avere una cattedra assegnata e sono rimasti a disposizione per supplenze e approfondimenti. Che senso ha avuto assumere nuovo personale se non si sono aumentate le ore di lezione e non si sono ridotti il numero degli alunni per classe, è difficile capirlo. In verità lo scopo di tante assunzioni è funzionale alla piena attuazione della riforma: se la scelta finale degli insegnanti deve essere del dirigente scolastico, è bene che i professori si scannino tra di loro e si facciano concorrenza, per compiacere al capo. Non sono cose campate in aria, già adesso nelle scuole si respira un clima strisciante di diffidenza, molti insegnanti si mettono in mostra promuovendo progetti, gite d’istruzione e quant’altro possa far “punteggio”, non si sa mai cosa potrà riservare il futuro. In effetti, il famoso comitato di valutazione, istituito con questa legge, valuterà gli insegnanti sulla base di ciò che producono, compreso il rendimento delle prove invalsi. Dalla serie, il controllo deve essere totale chi non riga dritto può fare una brutta fine. Chiaramente questo in prospettiva, per adesso le cose non cambiano molto, l’importante è, però, istituire degli strumenti di controllo, non per colpire i fannulloni, come si vuol far credere, ma per limitare la libertà d’insegnamento. A regime, con la riforma Renzi, saranno sì eliminate le supplenze dei precari, ma gli insegnanti di “ruolo” si divideranno in docenti stabili, scelti dai Presidi per tre anni, mentre altri copriranno le supplenze brevi o lunghe del territorio. Chiaramente tutti docenti saranno ricattabili e chi non riga dritto potrà diventare un precario di ruolo, mentre la ventata di novità che spesso veniva portata dai supplenti precari sarà eliminata. E tutti i precari storici che non sono riusciti a entrare nei ruoli? Be per loro, probabilmente, saranno cazzi amari. Prospettive nefaste? Staremo a vedere, intanto le premesse ci sono tutte.

I FINANZIAMENTI ALLE SCUOLE, OVVERO ALLE IMPRESE.

Un altro aspetto della buona scuola molto propagandato sono i fondi extra dati agli insegnanti e alla scuola: dai cinquecento, con vincoli di spesa, Euro dati agli insegnanti, ai fondi per l’alternanza scuola – lavoro. Se si analizzano le finalità di questi fondi, si comprendono come questi siano, invece, delle forme di finanziamento delle imprese. I cinquecento Euro dati agli insegnanti, in effetti, sono destinati quasi esclusivamente all’acquisto di strumenti informatici, e quindi vanno nelle tasche degli imprenditori del settore mentre l’alternanza scuola –lavoro serve, spesso a fornire manodopera gratuita o a basso costo per le imprese che assumono gli alunni. Non solo, quest’ultime ricevono un contributo forfettario per alunno, ma non sempre insegnano un mestiere. Alla fine chi ci rimette, spesso, sono le famiglie che devono sborsare dei soldi per permettere ai propri figli di trasferirsi in altre regioni o altre provincie, se il territorio non permette di compiere questi stage. Un altro ostacolo per il diritto allo studio per le famiglie meno abbienti.

E I SINDACATI (MA ANCHE GLI INSEGNANTI)? STANNO In GUARDARE!

Dove sono andate a finire tutte le invettive dei sindacati dell’anno scorso? Sciolte come neve al Sole! Ogni tanto spuntano degli scioperi con scarse o nulle adesioni, nel frattempo si continua a gestire l’esistente. I miei colleghi insegnanti, invece, sono presi dalla smania di accaparrarsi i pochi spiccioli promessi agli insegnanti meritevoli. Non c’è nulla da fare, l’origine sociale degli insegnanti è, generalmente, piccolo borghese, a loro basta salvaguardare i piccoli privilegi acquisiti. Difendere la libertà d’insegnamento non interessa più nessuno.

COME ANDRA’ A FINIRE?

Tra qualche anno la riforma Renzi sarà attuata, allora la scuola diventerà sempre più una struttura asservita: gli insegnanti saranno controllati dai dirigenti scolastici e dai comitati di valutazione, mentre i presidi saranno valutati da altre strutture preposte. Ognuno deve svolgere il suo ruolo. La scuola deve, globalmente, svolgere la sua funzione di promuovere un unico pensiero, preparando la futura classe dirigente tra gli alunni più meritevoli, e inquadrati. Nello stesso tempo deve servire come area di posteggio per gli alunni meno capaci, per ritardare la loro (non) entrata nel mondo del lavoro. Lo spirito critico sarà sempre più bandito, mentre sarà sempre più promossa una conoscenza nozionistica e scolastica. Gli insegnanti che non rispettano il loro ruolo saranno facilmente emarginati e rimossi, ci saranno gli strumenti per farlo. Non c’è nulla da costituire questa società in declino si regge sulle manipolazioni delle coscienze e la scuola deve fare la sua parte.

PIETRO DEMARCO

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