Con Renzi 40 milioni di euro di bombe “made in Sardinia” ai Paesi in guerra

Caro Operai Contro, Renzi straparla di accordi fatti in Europa per salvare i bambini, in realtà con il suo governo è aumentata la produzione e l’esportazione di armi e bombe, proprio per massacrare bambini, civili, popoli che combattono contro i governi locali e l’imperialismo, causando oltre le stragi, le grandi migrazioni. Solo dalla Sardegna l’esportazione di bombe verso i paesi in guerra è passata dai 30 milioni di euro del 2014 ai 40 milioni di euro del 2015. I padroni hanno il loro governo ed il loro esercito. Senza il Partito Operaio non siamo in grado di contrastarli e […]
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Caro Operai Contro,

Renzi straparla di accordi fatti in Europa per salvare i bambini, in realtà con il suo governo è aumentata la produzione e l’esportazione di armi e bombe, proprio per massacrare bambini, civili, popoli che combattono contro i governi locali e l’imperialismo, causando oltre le stragi, le grandi migrazioni. Solo dalla Sardegna l’esportazione di bombe verso i paesi in guerra è passata dai 30 milioni di euro del 2014 ai 40 milioni di euro del 2015.

I padroni hanno il loro governo ed il loro esercito.

Senza il Partito Operaio non siamo in grado di contrastarli e fermarli, non siamo in grado di fare la guerra alla guerra dei padroni. Organizziamo il Partito Operaio.

Saluti dalla Sardegna.

 

L’articolo di Sardinia Post

Ammonta ad oltre 40 milioni di euro il giro d’affari dell’export di armi e munizioni, bombe comprese, dalla Sardegna verso il resto del mondo. A rivelarlo è l’Istat, che ha divulgato i dati relativi al commercio di armi dell’ultimo trimestre del 2015, rendendo così possibile ricostruire con precisione il valore dei movimenti di materiale bellico in uscita dall’Isola, cresciuti di 10 milioni di euro rispetto al 2014, quando – sempre secondo l’Istat- le esportazioni si erano attestate sui 30 milioni di euro.

Circa il 50% (19,5 milioni di euro) delle armi prodotte in Sardegna raggiunge l’Arabia Saudita, paese alla guida della coalizione che dalla scorsa primavera bombarda lo Yemen. A distanza di poco meno di un anno dall’inizio della guerra, i civili uccisi dalle bombe della coalizione a guida saudita sono oltre tremila, i feriti oltre 21.000. Ecco perché i dati dell’Istat non hanno un semplice valore statistico. Nel 2014, invece, la Sardegna ha inviato ai sauditi armamenti per un valore di 18 milioni di euro.

Com’è noto, le bombe destinate all’Arabia Saudita sono prodotte dalla Rwm Italia spa, società controllata dal colosso tedesco degli armamenti Rheinmetall che opera a Domusnovas, nel Sulcis: come emerso dalle cronache, tra maggio e dicembre dell’anno scorso, sono stati numerosi i carichi di bombe partiti dal Porto Canale di Cagliari, dall’aeroporto di Elmas e dal porto di Olbia.

Della fabbrica di bombe del Sulcis si è occupato anche il primo canale dell’Ard (servizio radiotelevisivo pubblico tedesco) con l’inchiesta del giornalista Karl Hoffmann. E non sono mancati i duri commenti della Die Linke, partito della sinistra tedesca, e di associazioni, gruppi e partiti che in Sardegna hanno promosso iniziative contro la Rwm, tutti d’accordo nell’affermare che “quei profitti grondano sangue”. Sulla vendita di armi ai sauditi, sono, inoltre, intervenuto a più riprese il senatore Roberto Cotti (M5s) e il deputato Mauro Pili (Unidos), sostenendo che  “la vendita di armamenti a un paese in guerra come l’Arabia Saudita non può essere definita regolare ai sensi della legge 185/90”.

Tra i paesi importatori di bombe prodotte in Sardegna, ci sono poi la Gran Bretagna, verso cui sono stati inviati armamenti per un valore di oltre nove milioni di euro, e gli Emirati Arabi Uniti, che ha importato armi per 6,6 milioni di euro dalla Sardegna. Gli Emirati Arabi Uniti fanno parte insieme a Qatar, Arabia Saudita, Egitto, Marocco e Kuwait della coalizione che si oppone agli sciiti Houti nello Yemen.

Notevoli anche le esportazioni di armi verso Israele (2,2 milioni di euro) e Turchia, paese verso il quale le esportazioni sono cresciute da 312 mila euro del 2014 a 1,5 milioni del 2015.

Tanto Israele quanto la Turchia sono paesi saliti alla ribalta delle cronache internazionali per i feroci attacchi condotti rispettivamente contro i palestinesi e i curdi che si oppongono all’Isis in Siria. In Turchia, non mancano forti conflitti anche sul piano interno. Infatti, dall’estate scorsa non è più in vigore la tregua con il Pkk e negli ultimi mesi il presidente Recep Taypp Erdogan ha operato un nuovo e massiccio giro di vite contro la stampa indipendente turca.

Piero Loi

 

 

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